lunedì 27 dicembre 2021

ANTICA HISTONIUM: QUANDO I VASTESI ADORAVANO IL DIO AMMONE

Il tempio era ubicato nei pressi di via San Francesco d'Assisi

di GIUSEPPE CATANIA

Al tempo degli Dei falsi   e   bugiardi, come si suol dire, riferendosi   alle  divinità venerate  nell'antichità, le  notizie  pervenuteci   dagli   storici   e   dagli   archeologi ci   riportano ampi   riferimenti   sulla   esistenza, nel municipio   di   Histonium, di   un   tempio  dedicato  ad Ammone.
Infatti, Nicola Viti nelle   sue  notizie   su  Vasto - riportate  da  Giuseppe  de   Benedictis in "Memorie Istoriche del Vasto” -  riferisce che  in un  manoscritto   del   dottor   Lucio   Canaccio  era  citato il   tempio  di   Giove  Ammone, sito nelle case vicino alla   chiesa di   San   Francesco  d'Assisi, dove  era   stato   scoperto un   pavimento   lungo  palmi 417  e  largo 36, dove   erano molte   figure tra   cui una   testa   di   montone  e  che, effettuandosi   degli scavi nelle vicinanze, fu   trovata   una   medaglia   con   la   stessa   figura.
Infatti, secondo   le  usanze  antiche  nelle   fondamenta
delle   case   era   consuetudine  gettarvi delle  monete   e   che, di conseguenza, si   presume  che   ivi   esistesse   un   tempio   dedicato  al   dio Ammone.
Questo particolare   è  avvalorato  dal   fatto che   il Capitolo di   San  Pietro   in   una   disputa   con   quello di   Santa  Maria, circa   l'esistenza   nella   loro  parrocchia   era   compreso   l'abitato  di   Histonio, insistevano nell’affermare che  attraverso   quelle  abitazioni esistevano   le  vestigia   del   tempio  di   Ammone e   che   erano  dedicate   a   Giove.
Secondo  gli egiziani   Giove  Ammone   era   raffigurato con   le   testa   di   un montone   (perché  Giove  non  voleva mostrarsi ad Ercole  con  le   sue  fattezze). Infatti  il dio, per   non  apparire  nelle   sue   sembianze spiccò la   teste   di   un montone   e   scuoiatola la indossò assumendo   cosi   le sembianze   della   bestia. Vasto, l’antica Histonium, municipio romano, godeva   del diritto  alla   libertà, al   privilegio  giudiziario, al culto delle   divinità come nelle   sagre   che  venivano   celebrate a   Roma. L'esistenza   di   un   tempio   dedicato  al   dio Ammone avvalora   tale realtà  legata  alle   leggi   di  Roma che il municipio  di   Histonio era   tenuto  a   osservare.
Giuseppe   Catania

Pubblichiamo un’interessante documento tratto dal volume   Memorie  Istoriche del  Vasto   e   dissertazioni sulle iscrizioni lapidarie e   sul   Culto  di Giove  Ammone di   Giuseppe   de  Benedictis (1697-1762) Ediz. Il Torcoliere   by  ArtWork-sas   2005.

DELLI SACRIFICII, CHE SI FACEVANO AL DIO AMMONE
Nella Storia Universale degli Inglesi, e propriamente nella Storia d'Egitto riferisce, che Giove si adorava principalmente in Tebe, laonde fu questa città detta Diospoli, che vale Città di Giove. Gli Egiziani avevano grande onore al Montone, come un animale sagro a questo Dio e sacrificavano soltanto a lui la capra, astenendosi affatto dalla pecora se non che una volta l'anno nella festa di Giove ammazzavano un Montone, a cui toglievano la pelle e la mettevano sulla statua di Giove. Nel tempo istesso recavano essi alla presenza di questa pelle un'imagine d'Ercole in memoria di quel abbiamo sopra rapportato di quei due numi. Di poi ciascun di coloro, che erano presenti, dava un colpo al Montone, il quale dopo esser stato già finito, e morto s'interrava in un sagro feretro.
Si rese celeberrimo nell'Africa l'Oracolo di Giove Ammone del quale Alessandro Magno si consultò, ma in tempo di Strabene, e di Plutarco
non se ne faceva più stima, ed in tempo di Teodosio non ve n'era più memoria, così Calmet: "Templum hoc in ameno sito positum erat ibi-que celeberrimum Oraculum erat, quod magnus Alexander consuluit. Paulatisum tamen aliorum Oraculum fatum subit. Strabonis etiam temporibus aliquid facere amiserunt, et Plutarco vivente, vix ulla ipsius ratio habebatur. Theodosio denique imperante teste Prudentio integre oblivioni mandatum est".
A 19 di Luglio si celebrava il Natale di Giove, come scrive Gio. Battista Mascolo nella opera Encomia Celitum digesta "per singulos anni dies, una cum veterum fastis cuntinentibus victoriis, triumphiis, sacrificio, ceterasque reis insigne* Romanorum in primis atque Grecorum collati cum nostris XIV Kalendis Julii Natalis celebrabatur Jovis Ammonis, cuius, ut aliorum quoque priscorum Deorum penem ipsa extincta sunt nomina".
IOVI AMMONI ET
SILVANO
P. STERTINVS
QVARTVS
D. D.
Oltre di quello si è detto di sopra che li Romani adoravano Giove Ammone, viene confermato dalla detta iscrizione.
Nel tempo istesso, che una Città era fatta Colonia da Romani, godeva non solamente del giusto, e diritto della libertà, e Privilegio gentilizio, ma ancora delle Deità, e cerimonie sagre, che la stessa Città di Roma pregiavasi godere, così registra Sigonio: "Si quidem, qui Civitate Romana donatur, is eodem tempore non omnia solum, aut libertas, aut gentilitates iure adipiscitur, sed omnino sacrorum etiam, et ceremo-niarum patriam in parte vocatur", ed essendosi stato il culto di Cove Ammone nella città di Roma, deve venire per consequenza esservi stato anche nel nostro Istonio, come Colonia de Romani.
Nel Sannio vi era anche il culto di Giove Ammone, come si legge nella sequente iscrizione rapportata dal detto Michele Causei in Benevento
SAMOTRACIB. CABIRIS
ET INDICO SOLI ATQ. APOL
LINI DELPHICO
Che Benevento era nel Sannio affatto non se ne può dubitare dicendosi dalli antichi Geografi, et antichi Istoriografi, e si scrisse da Marino Ferra di detta Città celeberrima Civitate Saniniis, Plinio dice, che fu Colonia de Romani, Colonia Beneventum. Per la ragione addotta di sopra vi doveva essere il culto di Giove Ammone.
L'Istonio era nella Regione de Frentani, come da Plinio, Tolomeo, Pomponio Mela, da Valerio Probo, ed altri, come pure si ravvisa in due iscrizioni rapportate nelle menzionate memorie del Vasto, e detti Popoli erano distinti dalli Sanniti, come dalli detti antichi Geografi, da Livio, da Polibio, da Appiano Alessandrino, da Cicerone, da Giulio Cesare ne Commentarii, dunque l'Istonio non era della Gente Sannita, ma fingasi che fosse situata nel Sannio. Li Sanniti non solamente avevano il culto di Marte, ma di altri Dei, come il Ciarlanti nella descrizione del Sannio.
Senatus habebatur, Julio Cesare a Bruto, Cassie, et ceteris Coniuratis, ii ceu libertate Populo restituta, fabricari numisma voluerunt.
Si può credere al Alciato, poiché il Senato, come si legge in Plutarco, nella Vita di Cesare, non fece nessuna demostrazione della ricuperata libertà, e si argomenta ancora da ciò che riferisce Sansovino traduttore del detto Autore: "II dì sequente (cioè dopo l'uccisione di Cesare) Bruto facendo il parlamento, il Popolo se li dimostrò con tale attenzione, che simil fatto gravemente non riprese, e non laudò, ma tacendo ogn'uno, dimostrava da una banda moverse per riverenza di Bruto, e dall'altra parte per misericordia di Cesare, et il Senato a tutti riconciliatosi, deter¬minò smenticare quelle ingiurie, et a Cesare ordinare divini onori, non havendo una minima cosa da quanto lui havesse determinato nel suo Principato".

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