Una
delle poche tradizioni carnascialesche che ancora oggi prosegue, anche con
grande successo, è "La Štorie" scritta dal poeta Fernando
D’Annunzio: un appuntamento molto
atteso, che propone una sintesi dei principali avvenimenti dell’anno appena trascorso, partendo da quelli a livello mondiale e nazionale, fino a giungere a quelli propriamente locali, attingendo soprattutto dalla classe politica, che non manca mai di fornire spunti interessanti.
atteso, che propone una sintesi dei principali avvenimenti dell’anno appena trascorso, partendo da quelli a livello mondiale e nazionale, fino a giungere a quelli propriamente locali, attingendo soprattutto dalla classe politica, che non manca mai di fornire spunti interessanti.
Lette
o cantate le "Štorie" sono state portate avanti e tramandate di
generazione in generazione, dalla gente del popolo: persone semplici e argute
che animavano le feste di carnevale con le pubbliche recite o sotto forma di
cantata in versi, per lo più ottonari e quasi esclusivamente dialettali, come
forma di intrattenimento goliardico e umoristico.
Secondo
la tradizione, durante le domeniche precedenti l’ultimo giorno di carnevale,
lungo le strade sfilavano cortei mascherati che procedevano a coppia. Una
decina in tutto, queste coppie erano formate da giovani che portano a braccetto
altri giovani vestiti con abiti femminili. Nelle varie piazze, i figuranti si
disponevano in cerchio e accompagnati dal suono di una fisarmonica, ogni coppia
avanzava verso il centro e cantava una strofa de "La Štorie". Di
solito le ultime due strofe venivano cantate da tutti i personaggi in coro.
I
soggetti preferiti dagli autori erano gli avvenimenti straordinari, (come ad
esempio nel 1910 per l’apparizione della Cometa di Halley), patriottici (come
nel 1912 per la conquista della Libia) oppure prendendo spunto dai semplici
fatti di vita quotidiana, dai personaggi più in vista o curiosi della città ed
anche da storie con intrecci amorosi, conditi con un pizzico di pepe. Al
termine dell’esibizione, il capo comitiva ringraziava il pubblico presente,
chiedendo scusa per eventuali allusioni sarcastiche rivolte a personaggi del
luogo, e dava appuntamento all’anno successivo.
Tra
i principali autori ricordiamo Antonio Parisi, animatore indiscusso di
"Štorie" per mezzo secolo, a cavallo tra l'800 ed il '900. Si ricorda
che una volta, mentre era in campagna con la zappa sulla spalla, venne invitato
a improvvisare alcuni versi. Lui, prontamente, rispose:
Ajje zappate da stamatèine
Senza pane e senza vèine;
Stinghe stracche di fatejje,
Pozze fa' li puhisejje?
Tra la fine dell'800 e i primi anni del '900 fu un periodo molto fiorente per i cantori di "Štorie". Antonio D’Adamo (Cillacchie), nelle sue storie amava mettere in risalto le astuzie delle donne per ingannare gli uomini; Luigi Di Santo (Sande Lujegge), nel 1912 si ispirò alla conquista della Libia da parte dell’esercito italiano, mentre nel 1924 (domenica 10 febbraio) raccontò i contrasti amorosi tra Micheline, Tirisine e Luiggine. Una "Štorie" rimasta memorabile fu quella scritta dall’analfabeta Ferdinando Calvano, autore della Storia di Amba-Alagi, che fece furore nel carnevale del 1896.
Tra gli altri autori ricordiamo Angelo De Felice (Criscenze), che in
occasione del Carnevale del 1919 compose la Štorie
dell'Inglese Americano, Antonio Muratore
(Fo-Fo) e Sebastiano Ricchezza (Carpindàne). In particolare, questi
ultimi due furono brillanti animatori del carnevale del 1924.
Tra gli altri autori non possiamo non ricordare Salvatore Sabatini (Papalène) e, soprattutto, Zì Nicola Giangrande, autentico animatore delle storie di carnevale per oltre sessant’anni. Le sue "Štorie" erano molto attese dai vastesi e, con la grande passione con cui le cantava, riusciva a calamitare l’attenzione delle piazze. Negli ultimi anni ha portato in giro la Štorie accompagnato dal Gruppo Popolare SAVAS (acronimo di "Società Autonoma Vagabondi A Spasso"), coordinato da Ezio Pepe.
Tra
gli autori possiamo inserire lo stesso Ezio Pepe, Zì Culucce, come testimoniato dal testo scritto per il Carnevale del 1987.
Ultimo interprete
de "La Štorie" di Carnevale è il poeta vastese Fernando D’Annunzio. Spinto
dall’amico Carmine D’Ermilio, dal 1995 ha raccolto il testimone di quest'antica
tradizione, riproponendo ogni anno, una sintesi dei principali avvenimenti
dell’anno appena trascorso, partendo dai fatti internazionali e nazionali, fino
a giungere a quelli locali, attingendo soprattutto dalla classe politica, che
non manca mai ogni anno di fornire spunti interessanti, condito con po' di pepe
per rendere il piatto più gradevole e saporito.
«Il canto della "Štorie" –
ricorda il poeta vastese – è un canto
tradizionale nato anticamente per dare l’occasione al popolo, allora “suddito”,
di approfittare del Carnevale per prendersela, con versi più o meno garbati e
spesso burleschi e satirici, con quelli che erano i "signori/padroni"
che all’epoca comandavano. Ora che i "signori/padroni" vecchio stampo
non ci dovrebbero più essere, i bersagli della satira e delle burle diventano
spesso i politici, specialmente quelli che al momento governano,
indipendentemente dal loro colore politico, insomma... a ch’attocch’ attocche e
chi tè' la cote di pajje... se
l’abbrusce. "La Štorie"
– prosegue Fernando D’Annunzio – viene
riscritta ogni anno e gli argomenti trattati sono scelti tra quelli di pubblico
dominio, da quella che é la voce del popolo: critiche, lamentele, battute,...
che si sentono ogni giorno e che riguardano fatti e personaggi che hanno
dominato la scena, durante l’anno trascorso. Chi scrive, spesso deve anche
provvedere ad addolcire le troppo colorite espressioni e le invettive che
escono spontanee dalla bocca di gente sempre più scontenta e a volte esasperata».
Il dialetto usato è volutamente scritto in modo da
essere comprensibile anche ai lettori che non conoscono il vastese, pur
mantenendo la possibilità di leggere le strofe con pronuncia e accenti tipici
del dialetto prettamente vastese.
Lino Spadaccini
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