riceviamo e pubblichiamo
Dagli amici degli amici del Centro Studi Rossettiani abbiamo scoperto, in data 3 dicembre 2017, che
lo stesso ha…scoperto “un vasto fondo archivistico a Vancouver. Si tratta della collezione Angeli-Dennis proveniente da Helen Angeli Rossetti, figlia di William Michael e Lucy Madox Brown”. Gli amici degli amici informano che “il fondo è stato individuatoattraverso i collegamenti internazionali del Centro in America e in altre parti del mondo. Il prof. Gianni Oliva si è subito attivato con il suo gruppo di collaboratori (compreso il genero, prof. Mirco Menna, nda) per acquisire il ricco archivio che ora è stato integralmente recuperato e giace in copia nella sede di Vasto”.
Fin qui l’informazione giunta dagli amici degli amici, niente di meno che di domenica. Non so se la sensazionale scoperta (di recupero!) sia avvenuta nella notte tra sabato e domenica, magari dopo le polemiche sui 36 mila euro che Oliva e il genero Menna riscuotono dal Comune di Vasto. So che non è affatto integrale, poiché sono presenti soltanto alcuni file scansionati e inviati non si sa da chi. Non certo da Vancouver. Però, se qualcosa giace nel computer della sede di Vasto, vuol dire che non può essere roba di ieri o di ieri l’altro. Se una gentile dottoressa ci lavora dal 2015, se Oliva, con il suo gruppo di collaboratori (genero compreso), si è attivato per acquisire il ricco (?) archivio, calcolando il tempo necessario per le relazioni e i contatti internazionali in America e in altre parti del mondo, non può essere roba di ieri o di ieri l’altro. Infatti, è roba vecchia. Poca e vecchia. Ma se è roba vecchia, perché tirarla fuori proprio adesso? Se era sensazionale, perché annunciarla soltanto oggi? Perché costruire, all’interno del Comune, una fake news e consegnarla ai giornalisti, con un comunicato scritto con i piedi, come fossero bambinetti dell’asilo? Soltanto per dimostrare a Nicola D’Adamo che il Centro, oltre a ospitare Nada e Don Backy, noti cantanti rossettiani, fa anche ricerca?
Ma è davvero sensazionale? In un libro, curato dallo stesso Centro Studi nel 2009, si scriveva già di questo fondo, tra l’altro noto al mondo degli studiosi addirittura dal 1991. Quando nacque il Centro Studi, oltre dieci anni fa, il prof. Oliva, con il suo gruppo di collaboratori (genero compreso), avrebbe dovuto attivarsi immediatamente. Non per fare una sensazionale scoperta, poiché già allora non sarebbe stata una scoperta e non sarebbe stata sensazionale. Non a caso, l’ex assessore Francesco Paolo D’Adamo, ha subito dichiarato: “Roba da pazzi! A Vasto si vende aria fritta. Queste notizie erano già vecchie durante la mostra sulla Beata Beatrix”.
Insomma, perché non ce la facciamo, in questa benedetta città, a essere un tantino precisi? Perché Francesco Menna, che ne è diventato Sindaco, non s’informa, prima di farsi strappare questa risibile dichiarazione: “Una scoperta molto importante che rende onore al meraviglioso lavoro che il Centro svolge da anni e che consente di farci conoscere ovunque”? Il Sindaco ha visionato le scansioni del fondo? Quando? A che ora? Ha chiesto a Oliva o al genero il permesso per accedere al Centro? O si è messo in contatto diretto con Vancouver?
Non vorrei, con tutto l’affanno che gli amici degli amici hanno per difendere il prestigioso Centro e, soprattutto, per giustificare i 36 mila euro per Oliva e il genero, che domani venisse annunciata la resurrezione di Rossetti. Anzi, temo di più. Non vorrei che Bellafronte, roso dall’invidia, facesse risorgere Mozart e mal gliene incoglierebbe, perché l’immortale musicista, aperti gli occhi, non avrebbe esitazioni a urlargli: “Come ti sei permesso di mettere più volte il tuo cognome accanto al mio?”.
Davide D’Alessandro
Vice Presidente del Consiglio
Dagli amici degli amici del Centro Studi Rossettiani abbiamo scoperto, in data 3 dicembre 2017, che
lo stesso ha…scoperto “un vasto fondo archivistico a Vancouver. Si tratta della collezione Angeli-Dennis proveniente da Helen Angeli Rossetti, figlia di William Michael e Lucy Madox Brown”. Gli amici degli amici informano che “il fondo è stato individuatoattraverso i collegamenti internazionali del Centro in America e in altre parti del mondo. Il prof. Gianni Oliva si è subito attivato con il suo gruppo di collaboratori (compreso il genero, prof. Mirco Menna, nda) per acquisire il ricco archivio che ora è stato integralmente recuperato e giace in copia nella sede di Vasto”.
Fin qui l’informazione giunta dagli amici degli amici, niente di meno che di domenica. Non so se la sensazionale scoperta (di recupero!) sia avvenuta nella notte tra sabato e domenica, magari dopo le polemiche sui 36 mila euro che Oliva e il genero Menna riscuotono dal Comune di Vasto. So che non è affatto integrale, poiché sono presenti soltanto alcuni file scansionati e inviati non si sa da chi. Non certo da Vancouver. Però, se qualcosa giace nel computer della sede di Vasto, vuol dire che non può essere roba di ieri o di ieri l’altro. Se una gentile dottoressa ci lavora dal 2015, se Oliva, con il suo gruppo di collaboratori (genero compreso), si è attivato per acquisire il ricco (?) archivio, calcolando il tempo necessario per le relazioni e i contatti internazionali in America e in altre parti del mondo, non può essere roba di ieri o di ieri l’altro. Infatti, è roba vecchia. Poca e vecchia. Ma se è roba vecchia, perché tirarla fuori proprio adesso? Se era sensazionale, perché annunciarla soltanto oggi? Perché costruire, all’interno del Comune, una fake news e consegnarla ai giornalisti, con un comunicato scritto con i piedi, come fossero bambinetti dell’asilo? Soltanto per dimostrare a Nicola D’Adamo che il Centro, oltre a ospitare Nada e Don Backy, noti cantanti rossettiani, fa anche ricerca?
Ma è davvero sensazionale? In un libro, curato dallo stesso Centro Studi nel 2009, si scriveva già di questo fondo, tra l’altro noto al mondo degli studiosi addirittura dal 1991. Quando nacque il Centro Studi, oltre dieci anni fa, il prof. Oliva, con il suo gruppo di collaboratori (genero compreso), avrebbe dovuto attivarsi immediatamente. Non per fare una sensazionale scoperta, poiché già allora non sarebbe stata una scoperta e non sarebbe stata sensazionale. Non a caso, l’ex assessore Francesco Paolo D’Adamo, ha subito dichiarato: “Roba da pazzi! A Vasto si vende aria fritta. Queste notizie erano già vecchie durante la mostra sulla Beata Beatrix”.
Insomma, perché non ce la facciamo, in questa benedetta città, a essere un tantino precisi? Perché Francesco Menna, che ne è diventato Sindaco, non s’informa, prima di farsi strappare questa risibile dichiarazione: “Una scoperta molto importante che rende onore al meraviglioso lavoro che il Centro svolge da anni e che consente di farci conoscere ovunque”? Il Sindaco ha visionato le scansioni del fondo? Quando? A che ora? Ha chiesto a Oliva o al genero il permesso per accedere al Centro? O si è messo in contatto diretto con Vancouver?
Non vorrei, con tutto l’affanno che gli amici degli amici hanno per difendere il prestigioso Centro e, soprattutto, per giustificare i 36 mila euro per Oliva e il genero, che domani venisse annunciata la resurrezione di Rossetti. Anzi, temo di più. Non vorrei che Bellafronte, roso dall’invidia, facesse risorgere Mozart e mal gliene incoglierebbe, perché l’immortale musicista, aperti gli occhi, non avrebbe esitazioni a urlargli: “Come ti sei permesso di mettere più volte il tuo cognome accanto al mio?”.
Davide D’Alessandro
Vice Presidente del Consiglio
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