di Nicola D'Adamo
Da qualche giorno è in atto un ampio dibattito sui costi del Teatro Rossetti, della Scuola Civica Musicale e Centro Studi Rossettiani.
Ieri abbiamo ricevuto altre due note: una di Elio Bitritto presidente degli Amici del Teatro Rossetti ed un'altra di Davide D’Alessandro consigliere comunale, che replicava a Bitritto. Ambedue non vanno verso la vera soluzione del problema.
Secondo il nostro modesto parere è sbagliato incentrare il discorso sugli stipendi del maestro Raffaele Bellafronte e del prof. Gianni Oliva, perchè un professionista se lo vuoi, lo paghi. Punto. A loro favore si potrebbe aggiungere che probabilmente i loro contratti sono anche al di sotto del tariffario nazionale, giacchè stiamo parlando di un noto compositore e di un professore universitario con oltre 40 anni di esperienza.
Invece - sempre secondo il nostro modestissimo parere - il dibattito va focalizzato sul vero cuore del problema, rispondendo a questo quesito: c’è necessità di avere a Vasto oggi una Scuola Civica Musicale, il Centro Studi Rossettiani, un teatro con prestigioso cartellone, ma con soli 156 posti a sedere?
Per rispondere a queste domande bisogna fare un po’ di cronistoria.
La SCUOLA CIVICA MUSICALE, sorta a Vasto agli inizi degli anni ’80, fu molto gradita ed ebbe subito un boom di iscrizioni. Era l'unica struttura della città che operava in quel campo. Successivamente l’offerta musicale si ampliò con i corsi di scuole private; e, in tempi più recenti, anche con l’indirizzo musicale della Scuola Media Rossetti e infine con il Liceo Musicale del Mattioli. Con questa variegata offerta ha ancora senso oggi caricare sulle spalle del Comune l’istruzione musicale della città? Oppure conviene lasciare tale compito alla “Scuola”, che è preposta all’istruzione nazionale ?
Ieri abbiamo ricevuto altre due note: una di Elio Bitritto presidente degli Amici del Teatro Rossetti ed un'altra di Davide D’Alessandro consigliere comunale, che replicava a Bitritto. Ambedue non vanno verso la vera soluzione del problema.
Secondo il nostro modesto parere è sbagliato incentrare il discorso sugli stipendi del maestro Raffaele Bellafronte e del prof. Gianni Oliva, perchè un professionista se lo vuoi, lo paghi. Punto. A loro favore si potrebbe aggiungere che probabilmente i loro contratti sono anche al di sotto del tariffario nazionale, giacchè stiamo parlando di un noto compositore e di un professore universitario con oltre 40 anni di esperienza.
Invece - sempre secondo il nostro modestissimo parere - il dibattito va focalizzato sul vero cuore del problema, rispondendo a questo quesito: c’è necessità di avere a Vasto oggi una Scuola Civica Musicale, il Centro Studi Rossettiani, un teatro con prestigioso cartellone, ma con soli 156 posti a sedere?
La SCUOLA CIVICA MUSICALE, sorta a Vasto agli inizi degli anni ’80, fu molto gradita ed ebbe subito un boom di iscrizioni. Era l'unica struttura della città che operava in quel campo. Successivamente l’offerta musicale si ampliò con i corsi di scuole private; e, in tempi più recenti, anche con l’indirizzo musicale della Scuola Media Rossetti e infine con il Liceo Musicale del Mattioli. Con questa variegata offerta ha ancora senso oggi caricare sulle spalle del Comune l’istruzione musicale della città? Oppure conviene lasciare tale compito alla “Scuola”, che è preposta all’istruzione nazionale ?
Due: il CENTRO STUDI ROSSETTIANI, sorto nel 2008, con una
speranza: riportare l’università a Vasto (dopo la chiusura del Diploma
Traduttori e Interpreti dell’Università d’Annunzio). Lo stratagemma era di
cominciare a organizzare iniziative di livello universitario per poi chiedere
all’università l'avvio di qualche master o corso di specializzazione qui a
Vasto.
Ma si parlò perfino della creazione di una "università
per stranieri".
Il Consiglio Comunale approvò lo statuto e definì
i compiti del Centro Studi Rossettiani che tuttora figurano nel
regolamento pubblicato nel sito del Comune http://www.comune.vasto.ch.it/comune/regolamenti .
In sintesi i compiti sono questi: tenere alto il nome
di Vasto nel mondo in quanto patria di Gabriele Rossetti padre di Dante Gabriel
e Christina; raccogliere nel mondo materiale sui Rossetti in modo da costituire
un punto nodale di raccordo degli studi sul settore del “Rossettismo;
organizzare convegni e corsi sui Rossetti e su argomenti affini; curare
rapporti con università europee e americane per organizzare corsi di italiano
per stranieri. (Alla fine dell’articolo pubblichiamo il testo
integrale).
Nel corso degli anni il Centro Studi ha approfondito in modo
eccellente la figura di Gabriele e dei suoi figli; ed ora avendo tempo sta
anche organizzando parecchie iniziative non previste a livello statutario, ma
questo poco importa. Quello che importa invece è che ha fallito l’obiettivo
principale per cui è nato, cioè “riportare l’Università a Vasto”. Allora il
tema del dibattito è: conviene ancora tenere aperto un Centro Studi per fare
“altre cose” o conviene dirottare tutto su un assessorato alla cultura con un
nuovo competente dirigente?
Infine il TEATRO ROSSETTI, che con i suoi 156 posti, è da
sempre in sofferenza economica perché il costo totale di ogni spettacolo
(comprensivo anche di spese generali) va sempre diviso per 156 biglietti.
Troppo pochi. Se la struttura rimane quella, la collettività si deve sempre
accollare il deficit. Con un teatro più grande, invece, il discorso cambia. Per
cui, non è ora che la politica cominci a pensare a una nuova struttura? E' una
necessità. Il livello culturale della città è cresciuto notevolmente e la
popolazione va verso il raddoppio!
Non credo di aver
"messo troppa carne alla brace".
Speriamo che i membri della Giunta e i sigg.
Consiglieri Comunali (di maggioranza specialmente) vogliano fare una serena e
concreta riflessione sull'argomento e prendere decisioni oculate per il bene
della città. Niente polemiche: solo rapporto costi-benefici e conti alla
mano!
Nicola D'Adamo (NoiVastesi)
PS
DISCIPLINARE PER IL FUNZIONAMENTO DEL CENTRO EUROPEO DI STUDI ROSSETTIANI
Approvato con Delibera di G.C. n. 371 del 17.09.2008
Art.1 Sede del Centro
Il Centro di Studi Rossettiani avrà sede nei locali della Civica Biblioteca “Rossetti”, con il compito di tenere alto il nome della Città di Vasto nel mondo, in quanto punto di partenza, “piccola Patria”, della prestigiosa famiglia Rossetti, in considerazione che il Capostipite Gabriele, nacque a Vasto nel 1783.
Art.2 Scopo del Centro
Il Centro avrà il compito di integrare il materiale librario ed archivistico già esistente nella biblioteca comunale di Vasto con l’acquisto dei libri, microfilms e CD riguardanti i Rossetti, al fine di realizzare un archivio specializzato di consultazione contenente tutto ciò che viene pubblicato nel mondo sui Rossetti in modo da costituire un punto nodale di raccordo degli studi sul settore del “Rossettismo” e dell’intero Decadentismo italiano ed europeo; Il Centro avrà il compito di organizzare convegni di studio e seminari, corsi di aggiornamento sul tema dei Rossetti e curerà pubblicazioni di libri sugli stessi ed argomenti affini (anche attraverso specifiche collane del Centro Studi), di riviste e di bollettini bibliografici di aggiornamento. Questa parte di attività terrà conto anche di uno scopo didattico e divulgativo, coinvolgendo insegnanti e studenti delle scuole medie superiori e dell’Università ed inoltre è anche prevista l’organizzazione di mostre aperte al pubblico; Il Centro curerà i rapporti internazionali con Università europee ed americane al fine di organizzare corsi di lingua italiana per stranieri, prevedendo un costo per la frequenza comprensivo di vitto e alloggio. I corsi, all’inizio solo estivi, potrebbero allargarsi anche ad altri periodi dell’anno e saranno tenuti da personale specializzato.
1 commento:
Certo gestire un teatro da 156 posti senza avere perdite è dura. Però, non mancano gestioni virtuose di teatri di queste dimensioni. Il Teatro della Concordia di Monte Castello di Vibio, in provincia di Perugia, è il più piccolo teatro all'italiana, uno dei più piccoli teatri storici, è un esempio Ha lo slogan "il più piccolo del mondo". I suoi spettacoli, adeguatamente pubblicizzati anche a livello nazionale, sono un’attrazione turistica. Parliamo anche di un paesino di 1.500 abitanti che riesce ad offrire oltre allo spettacolo una proposta valida per un week end, con un ritorno anche per le strutture turistiche collegate.
Certo che se l’offerta è indirizzata solo gelosamente ai paesani è un costo inaccettabile per la comunità. Ma se lo spettacolo è parte di una proposta integrata cultural culinaria rivolta anche all'esterno il teatro da un perdita può diventare una risorsa.
Caro Nicola non è la dimensione della struttura che determina il successo ma la conduzione della gestione.
Ormai non è più tempo di improvvisatori senza nessuna esperienza specifica.
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