on. Maria Amato |
Ecco il testo integrale:
Interrogazione a risposta scritta al Ministro degli Interni
Per sapere,
Premesso che:
- nella relazione al Parlamento per il secondo semestre 2016 in merito alla "Attività svolta e risultati conseguiti dalla Direzione Investigativa Antimafia si legge per quanto concerne Abruzzo e Molise, che: quelli
che fino alla scorsa Relazione semestrale venivano indicati come segnali – per quanto qualificati – di una presenza delle cosche in Abruzzo e in Molise, grazie alle evidenze investigative raccolte nel semestre con l’operazione“Isola Felice” sono diventati importanti tessere del mosaico espansionistico della ‘ndrangheta verso regioni solo all’apparenza meno “appetibili”.
- L’operazione in parola, infatti, come detto nel paragrafo dedicato alla provincia di Crotone, è stata conclusa, nel mese di settembre, dall’Arma dei Carabinieri con l’esecuzione di una misura cautelare261 a carico di 25 soggetti, facendo piena luce sull’operatività del gruppo FERRAZZO di Mesoraca (KR) in Abruzzo e in Molise; - Il capo ‘ndrina non solo aveva scelto di stabilire ufficialmente la propria residenza in San Giacomo degli Schiavoni(CB), ma si era di fatto reso promotore di una associazione criminale composta sia da calabresi che da siciliani (famiglia MARCHESE di Messina) che operava tra San Salvo (CH), Campomarino (CB) e Termoli (CB);
- Nel corso dell’indagine sono state documentate le cerimonie di affiliazione, che prevedevano giuramenti su “santini” ed altre immagini sacre, insieme a rituali di chiara matrice pagana; - Le indagini hanno ben delineato come la cosca FERRAZZO volesse ricompattarsi in Abruzzo, arrivando, appunto, in un’“isola felice” per rinsaldare le proprie attività criminali. - l’analisi degli avvenimenti porta ragionevolmente a far ritenere che l’ascesa del clan FERRAZZO in Abruzzo e Molise sia stata in qualche modo favorita dalla “caduta” del clan campano COZZOLINO, precedentemente egemone nello stesso territorio e fortemente ridimensionato a seguito dell’operazione “Adriatico” della Procura Distrettuale aquilana."
- che in data 28 novembre 2017 Giuseppe Salvatore Riina, figlio del boss Totò Riina è stato trasferito da Padova, alla Casa lavoro di Vasto dove dovrebbe restare per un anno;
- che più volte la Segreteria del SIULP ha segnalato la carenza di organico delle forze di polizia nell'area sud della provincia di Chieti;
Si chiede di sapere quali iniziative il Governo intenda porre in essere per contrastare il fenomeno di infiltrazione di criminalità organizzata e contenere la percezione di insicurezza degli abitanti del sud della provincia di Chieti nonché per rafforzare l'organico della polizia nelle aree di confine sud della provincia di Chieti e in particolare della polizia giudiziaria a supporto della Procura di Vasto (CH).
On. Maria Amato
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