domenica 22 ottobre 2017

Erika Puddu con "Fedra" di Seneca alla Sala Uno Teatro di Roma

di LINO SPADACCINI

Erika Puddu protagonista in teatro fino al 29 ottobre nel dramma "Fedra" di Seneca per la regia di Mariano Anagni.
Dopo il successo della scorsa stagione teatrale, con alcune repliche estive, nella commedia brillante "Alla faccia vostra!", con Gianfranco Jannuzzo e Debora Caprioglio, per la regia di Patrick Rossi Gastaldi, l'attrice e ballerina vastese Erika Puddu il 19 ottobre ha debuttato nel "Fedra" di Seneca presso la Sala Uno Teatro di Roma, per una serie di repliche che si protrarranno fino al giorno 29.
Prodotto da
GTS e Fondazione Teatro della Toscana, in collaborazione con il Festival di Calcata, in realtà "Fedra" è un ritorno sul palcoscenico. Infatti, il 12 luglio dello scorso anno, lo spettacolo è stato presentato in anteprima nazionale alla terza edizione del Festival "Ad Arte" a Calcata in provincia di Viterbo, e successivamente, a dicembre, al Teatro Francesco Cilea di Reggio Calabria.
Protagonisti del dramma sono Marina Biondi, nei panni di Fedra, Patrizio Cigliano, in quelli di Teseo, Gabriele Anagni, interpreta Ippolito, Marina Zanchi la nutrice e Lavinia Cipriani il messaggero. Le corifee, interpretate da Erika Puddu e Cristina Pelliccia, sono portatrici di ammonimenti degli Dei alle passioni contro natura degli uomini e, successivamente alla morte di Ippolito, cosparse di sangue, diventano caricature delle Baccanti.

"Un luogo abbandonato con qualche oggetto logoro e corroso dal tempo", spiega Mariano Anagni alla sua prima regia teatrale, "un incessante suono di risacca, antico e presente, corpi alla deriva, naufraghi di passioni mai domate, di rapporti familiari gravidi di conflitti mai risolti.Fedra è una donna innamorata! Fedra è innamorata di un amore impossibile, incestuoso ma vero! Fedra non è vittima di alcun destino, è consapevole, ha deciso e vuole coscientemente arrivare fino in fondo.La morte è concepita da Fedra come l’unica via di fuga dal misfatto, l’unico mezzo a sua disposizione per mantenere intatto il pudore. Si configura fin dall'inizio", prosegue il regista, "come un essere che non ha alcuna possibilità di tornare a percorrere la strada della ragionevolezza, ma che può vivere unicamente nella passione o nella morte: l’amore da lei provato, infatti, non può essere governato, soltanto vinto per mezzo di un atto estremo.Fedra, con ancora nella mano la spada dell’amato Ippolito, morto a causa della maledizione di Teseo suo marito, dà inizio all’ultimo straziante atto della sua vita prendendo su di sé l’intera responsabilità degli avvenimenti, senza cercare scuse né attenuanti di sorta.All’assunzione della responsabilità personale di quanto avvenuto segue però immediata, durissima, l’accusa contro Teseo, il padre inflessibile, il cui ritorno ha causato ora la morte di Ippolito e due, sono nelle parole di Fedra, le colpe imputate a Teseo, l’amore o l’odio nei confronti delle spose.Alla fine di questa catena di atroci perversioni familiari, malignità e furori, la donna si rivolge a Ippolito, come se potesse vedere il volto del giovane sulla scena e guardare nei suoi occhi martoriati.Fedra non riesce a capacitarsi dello strazio compiuto sul bel giovane e si chiede smarrita quale mostro può mai aver compiuto tale scempio, attonita e sconvolta rivolge quindi una serie di domande all’uomo amato, come per convincersi della sua morte, e qui il dolore sembra assumere le forme di un delirio folle: Fedra, infatti, invita Ippolito a rimanere ancora per un po’ ad ascoltare le sue parole, ora si che può udirle, ora si perché questa volta, non sono indecenti.La donna, infatti, ha intenzione di conficcarsi la spada nel petto, liberando così se stessa, contemporaneamente, dalla vita e dalla colpa ma prima del suicidio, impellente è la necessità di stabilire attraverso le parole un ultimo contatto con quell’uomo così ardentemente desiderato, l’amore per il quale alla fine ha rovinato entrambi".
Tra le principali interpretazioni teatrali di Erika Puddu, ricordiamo "Romantic Comedy" (2008) con Marco Columbro, per la regia di Alessandro Benvenuti, "Beautiful Woman" (2009), per la regia di Nicola Donno, "S.P.A. Solo Per Amore" (2009-2010), con Loretta Goggi, per la regia di Gianni Brezza, "Daddy Blues" (2010-2011), con Marco Columbro e Paola Quattrini, per la regia di Vincenzo Salemme, "Volevano fare Shakespeare"(2011), per la regia di Andrea Papalotti, "Forza Venite Gente" (2013), per la regia di Michele Paulicelli, "Gambe, sorrisi e champagne" (2014), con Cristina Pensiero, "Il Mercante di Venezia" (2014/2015), con Giorgio Albertazzi e Franco Castellano, "Don Juan Club" (2015), per la regia di Francesco Bonomo.
 Lino Spadaccini





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