di Lino Spadaccini
Centoventi
anni fa, il 5 settembre del 1897, nasceva a Vasto Maria Antonietta Bartoli
Avveduti, in arte Elena Sangro, grande diva del cinema muto e musa di Gabriele d'Annunzio.
Dopo
la mostra dello scorso luglio dal titolo "Elena Sangro: i mille nomi della diva del muto.
Da Jean Nolly ad Anton Bià", allestita presso il B&B Piccolo
Circolo Garibaldino, e in attesa (si spera!) che si muova l'amministrazione
comunale di Vasto, è Franco Di Tizio, noto medico e autore di numerosi saggi, a
celebrare l'artista vastese con la pubblicazione del volume"Elena Sangro e la sua relazione con Gabriele
d'Annunzio".
raccontava nel
1928 sulla rivista specializzata Eco del Cinema,
"La mia nascita fu presagita da un
vecchio cameriere che vide una stella tremula fissare la sua luce nel
firmamento. Nella gioia di tutti, mentre il piccolo corteo si recava
al fonte battesimale nell’ombra dei forzuti rami di acacia, un ramoscello si
staccò dall’alto e cadde sul port-enfant. Fu questo ritenuto un segno di buona
fortuna, infatti la fanciullezza trascorse felice e la riva e l’orizzonte
offrirono mille scenari di azzurro e di fiamma, di barche e di vele che
sembravano cullare nei sogni e chiedere alla mia fantasia di fanciulla desideri
e passioni giganti da trascinare via verso l'infinito, nel mondo irreale. Così
nacque il mio sogno d’arte che dovetti serbare segreto sino a che un rovescio
di fortuna subito dalla mia famiglia mi liberò da quella dorata clausura e mi
permise di frequentare un corso di recitazione a Santa Cecilia sotto la
direzione di Virginia Marini che mi accolse con i più lusinghieri apprezzamenti
per la mia voce e per le mie attitudini artistiche". Fu, infatti, all'età di
quindici anni che i genitori di Maria Antonietta si separarono: lei e la madre
si trasferirono a Roma, mentre il padre rimase ancora alcuni anni a Vasto,
insieme agli altri figli, prima di trasferirsi in America.
Le
basi teatrali, l’eleganza dei suoi modi e, soprattutto, la straordinaria
bellezza la fecero conoscere al grande pubblico, e venne notata da alcuni
produttori che la consigliarono al noto regista Enrico Guazzoni, che la
scritturò, nel 1917, per la parte da protagonista del kolossal Fabiola, prodotto dalla Palatino-film di
Roma. Questo fu l'inizio di una sfolgorante carriera cinematografica che la
portarono ad interpretare ben 47 film, tra i quali ricordiamo La Gerusalemme liberata (1918), Primerose (1919), Cosmopolis(1919), La
principessa Zoe (1919), Il fauno di
marmo (1921), Saracinesca (1921),
Non è resurrezione senza morte
(1922), Triboulet(1923), Maciste imperatore (1924), Quo Vadis? (1924), Maciste nella gabbia dei leoni (1926), Maciste all'inferno (1926), Addio
giovinezza (1927) e Boccaccesca
(1928).
L'interessante
volume pubblicato da Franco Di Tizio per la Ianieri Editore, di oltre 500
pagine con ben 128 illustrazioni, è diviso in cinque capitoli, nei quali
l'autore si è soffermato sulle notizie biografiche dell'attrice, la lunga
filmografia, i suoi rapporti con d'Annunzio, la genesi del Carmen votivum, ispirata dalla Sangro e a lei dedicato, e gli
avvenimenti che si sono succeduti intorno alla sua figura dalla morte a oggi.
La parte più
importante del libro è senz'altro il terzo capitolo, che tratta il rapporto tra
D'Annunzio e la Sangro,con la ricostruzione del carteggio attraverso le lettere
e i telegrammi che vanno dal 1922 al 1934. "È stato principalmente sul materiale custodito al Vittoriale",
ha spiegato l'autore, "che mi sono
basato per illustrare il rapporto tra il Poeta e l'Attrice. Le minute dei
telegrammi di d'Annunzio e le lettere della Sangro sono quasi tutte senza data.
La ricostruzione del loro rapporto è stata, quindi, un lavoro complesso, tenuto
conto che vi sono lettere e telegrammi monchi, e che le missive e i moduli di
telegramma del Poeta sono andati dispersi". Prezioso è stato il
contributo di importanti collezionisti dannunziani che hanno fornito lettere
del Poeta alla Sangro credute disperse.
Merito
dell'autore è stato quello di non aver pubblicato le missive in ordine sparso, ma
di aver studiato attentamente ogni rigo, ogni parola dei testi, per cercare di
ridare alle stesse una collocazione temporale cronologica attendibile. Inoltre,
Franco Di Tizio ha documentato che i rapporti tra i due personaggi non si
arrestarono nel 1935, come riportano tutti i biografi dannunziani, in quanto si
rividero ancora nel 1937. I rapporti, non furono di rottura, ma di
riconciliazione, come testimoniato da un telegramma del gennaio 1938 che la
Sangro inviò al Poeta per gli auguri del nuovo anno. Bisogna ricordare, come
ben documentato nel libro di Di Tizio, che Elena Sangro non gradì la
pubblicazione del "Carmen",
un vero e proprio inno erotico carico di sensualità, promesso all'attrice
vastese.
Nel
carteggio tra l'Attrice ed il Poeta mi piace riportare alcuni riferimenti
vastesi, a dimostrazione che la diva, sebbene avesse lasciato la città
adriatica all'età di quindici anni, si sentiva legato alla sua città natale.
Sabato 29 giugno la Sangro scrisse a d'Annunzio: "Sono una vera italiana e paesana de Lu Vastu e mi è difficile
distaccarmi dai miei veri e pochi affetti. Ho un pessimo carattere e sono…
seccatrice, come dice il Comandante, ma sarebbe più facile strapparmi il cuore
che strapparmi dal cuore gli affetti". Il 17 novembre dell'anno
successivo, d'Annunzio scrisse alla Sangro: "Cara compaesana de «lu Vaste», il Vasto è «Città di grazia». Per ciò
siate ben venuta; e bene Vi sia. Saluto la dolce e paziente amica…".
Ed infine, da una lettera del 18 maggio 1929, Elena Sangro parla della mostra
allestita a marzo dal pittore Carlo d'Aloisio da Vasto nelle Stanze del Libro
nel Salone delle Tre Veneziea Roma: "…Visitai
ieri l'altro la mostra del pittore mio compaesano Aloisio da Vasto, che Tu
avrai sentito certamente nominare per la sua bravura. Egli ha esposto delle
bellissime pitture ad acquerello, rappresentanti le vedute più caratteristiche
del mio paese, con un'arte che Tu apprezzeresti certamente. Anche sua moglie è
abruzzese, ed è scultrice. Io sono incaricata di portarti un loro dono, quando
potrò avere il bene di salire al Vittoriale…".
Franco
Di Tizio, nato nel 1948 a Francavilla al Mare, è medico umanista. Ha esordito
in campo letterario a vent'anni, pubblicando una raccolta di poesie, Aliquandopermutabo (1968). Studioso del
Cenacolo michettiano e, principalmente, biografo dannunziano, ha dato alle
stampe numerosi libri, tra cui: Francesco
Paolo Michetti nel cinquantenario della morte (1980), Francesco Paolo Tosti (1984), Costantino
Barbella (1991), D'Annunzio e
Michetti. La verità sui loro rapporti (2002), D'Annunzio e Albertini. Vent'anni di sodalizio (2003), Basilio Cascella. La vita (2006), Giuseppe Mezzanotte e d'Annunzio.
Cinquant'anni di amicizia (2011), Gabriele
d'Annunzio e la famiglia d'origine (2013), D'Annunzio e la figlia Renata. Carteggio inedito 1897-1937 (2015), Bibliografia essenziale di Umberto Russo
(2015), Gabriele d'Annunzio e il figlio
Veniero (2016), Gabriele d'Annunzio e
il figlio Mario (2016), Giacomo
Acerbo e i suoi rapporti con d'Annunzio e Mussolini (2017).
Per
chiudere, segnaliamo che dal 17 al 24 settembre a Chianciano, città di origine
della famiglia Bartoli Avveduti, verrà allestita una mostra sull'attrice,
seguita da dibattiti e proiezioni di alcuni suoi film, oltre alla presentazione
del libro scritto da Franco Di Tizio.
Si spera che
anche la città di Vasto, che ha dato i natali a Elena Sangro, si muova presto
organizzare per una serie di iniziative atte a celebrare la grande diva del
cinema muto.
Lino
Spadaccini
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