“L’uomo non è il suo errore. Occorre
scoprire la dignità che alberga in ogni persona, anche in chi ha commesso i
reati più abominevoli” e “Una giustizia che educa e accoglie è più efficace di
una giustizia che vuole solo punire”. Nel segno di queste incisive
parole, lasciate in eredità spirituale da don Oreste Benzi, si è svolta
Venerdì 15 settembre 2017, nel quartiere di S. Lorenzo a Vasto,
l’inaugurazione ufficiale della nuova comunità educante con i carcerati (CEC)
“Santi Pietro e Paolo”, voluta
dalla Comunità Papa Giovanni XXIII, alla presenza di illustri ospiti, in particolare: il sottosegretario alla Giustizia dott.ssa Federica Chiavaroli (il ministro Orlando ha inviato un suo messaggio di saluto), l’arcivescovo Mons. Bruno Forte, l’Assessore Luigi Marcello e il Presidente del Consiglio Giuseppe Forte, la dott.ssa Lucia Castellani, Direttrice Generale del Dipartimento di Giustizia minorile e di Comunità, Franco Di Nucci,Responsabile del CEC “Santi Pietro e Paolo” e Giorgio Pieri, Coordinatore delle Comunità Educanti con i carcerati dell’APG XXIII.
dalla Comunità Papa Giovanni XXIII, alla presenza di illustri ospiti, in particolare: il sottosegretario alla Giustizia dott.ssa Federica Chiavaroli (il ministro Orlando ha inviato un suo messaggio di saluto), l’arcivescovo Mons. Bruno Forte, l’Assessore Luigi Marcello e il Presidente del Consiglio Giuseppe Forte, la dott.ssa Lucia Castellani, Direttrice Generale del Dipartimento di Giustizia minorile e di Comunità, Franco Di Nucci,Responsabile del CEC “Santi Pietro e Paolo” e Giorgio Pieri, Coordinatore delle Comunità Educanti con i carcerati dell’APG XXIII.
Presenti anche i rappresentanti
dell’Amministrazione penitenziaria, vari fedeli della comunità parrocchiale di
San Lorenzo, guidati da don Antonio Bevilacqua, e tanti operatori di Vasto e
del comprensorio, che collaborano con la struttura.
Il saluto dell’Amministrazione Comunale è
stato portato dall’assessore Marcello, il quale ha augurato che la
collaborazione tra istituzioni e comunità educante si rafforzi sempre più. È,
quindi, intervenuto Giovanni Paolo Ramonda, Presidente della Comunità Papa
Giovanni XXIII, che ha ringraziato quanti lavorano per i fratelli
che vivono nelle carceri e ha sottolineato quanto sia importante puntare sui
talenti di coloro che hanno sbagliato attraverso pene alternative che diano una
vita nuova e una responsabilità nuova.
Molto pregnante l’intervento di Mons. Forte,
che ha innanzitutto raccontato due esperienze da lui fatte in precedenza
(un dialogo con i carcerati assieme a Massimo Cacciari e la visione delle
carceri ugandesi, dove la dignità era calpestata), per poi offrire alcuni
spunti di riflessione, citando il pensiero di Benedetto XVI (quando le
condizioni non tengono conto della dignità, lo stato fallisce; le istituzioni,
quindi, giocano un ruolo fondamentale per il passaggio dalla disperazione alla
speranza; la sfida è aiutare i carcerati a scoprire una motivazione di senso) e
di Papa Francesco (ogni pena deve porsi nel rispetto della dignità;
contro ogni concezione vendicativa ed ogni populismo penale occorre proporre la
“cautela in poenam”).
Il Vescovo, infine, ha ricordato ai
presenti che la CEC di Vasto è stata voluta con grande impegno dalla Diocesi e
con precise scelte pastorali, dove a primeggiare è la dignità delle persone. In
particolare Mons. Bruno Forte ha detto: “Questa casa in realtà esiste già da
tanti anni ed è stata utilizzata al servizio soprattutto di adolescenti
bisognosi di accoglienza. Adesso da quasi un anno abbiamo deciso di ospitarvi i
detenuti in uscita che possono essere aiutati a reinserirsi nella vita sociale
e lavorativa nel pieno rispetto della loro dignità di persona umana. La
Comunità Papa Giovanni si è offerta di gestire questa casa ma sempre in
collaborazione con la Caritas diocesana e con tutti gli organismi all’interno
della diocesi. Reintegrare gli ex-carcerati è la fase più difficile dopo anni
di detenzione, quindi avere una struttura che consenta questo reinserimento con
un accompagnamento anche adeguato è una forma di carità concreta, intelligente
al servizio della persona umana, secondo l’insegnamento di Dio”.
Stimolante l’approfondimento della
dott.ssa Lucia Castellani, la quale ha invitato a costruire una sanzione, che
resta tale, ma nel rispetto della dignità.
Coinvolgente il racconto di Giorgio Pieri, che ha sottolineato come
il sistema carcerario oggi sia fallimentare, solo se si pensa che “su cento
persone che hanno scontato la pena in carcere, 75 commettono di nuovo un
reato”. Per cui bisogna mettersi sul cammino del perdono, facendo trionfare il
sì al bene, anche dopo che una persona ha sbagliato: un percorso che va dal
carcere alla vita, passando dalla “certezza della pena” alla “certezza del
recupero”, perché “una giustizia che educa ed accoglie è più efficace di una
giustizia che vuole solo punire”. L’esperienza dei Cec vede i detenuti
protagonisti attivi della loro riabilitazione e il coinvolgimento della
comunità esterna.
Altre testimonianze dei responsabili della
Comunità hanno evidenziato come “il camminare insieme sia l’unica strada per
costruire il futuro”. Ed è stato questo il messaggio forte che si è
maggiormente impresso nella mente e nel cuore dei presenti. Un messaggio
richiamato anche nel depliant, distribuito prima del convegno, dove è spiegato
a chiare lettere il significato della sigla CEC: Comunità (insieme
ci si aiuta, si lavora, si cercano soluzioni nuove per affrontare i problemi
che si incontrano), Educante (per scoprire le
potenzialità di ognuno valorizzandole), Con i Carcerati non
per i carcerati, perché tutti ci educhiamo alla solidarietà e ai valori di una
nuova umanità.
Ha
preso la parola, a questo punto, il sottosegretario Chiavaroli che ha
affrontato l’importanza delle misure alternative alla detenzione e la loro
“convenienza” in termini di recidiva. “Esse cambieranno nome – ha affermato il
sottosegretario - si chiameranno misure di comunità, perché si svolgono nella
comunità. Sono convenienti. Se le persone le recuperiamo abbiamo meno
delinquenti in giro”.
Le
conclusioni dell’importante incontro sono state fatte da Giovanni Paolo
Ramonda. Il programma della giornata è proseguito con la celebrazione della S.
Messa e con il rinfresco.
LUIGI
MEDEA
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