di
Luigi
Murolo
Con "Italia Nostra" alla scoperta dell’antico sistema idrico istoniense. Il che
implica un bel risultato: che dal tratto finale dell’acquedotto delle Luci (gli
ultimi pozzi dalla 58aluce di s. Michele secondo il restauro del
1819 alla 69a, la cosiddetta Luce
pizzuta) alle sconosciute Cisterne
del Murello, un gruppo di amici ha seguito con interesse questo itinerario millenario
nella storia dell’acqua. Acqua – va detto – che costituisce il più importante tra
i beni comunise è veroche lo stesso
referendum del 2011 (votato da 26 milioni di italiani) ha sottratto alla
privatizzazione. Nei fatti, duemila anni di approvvigionamento idrico visitati
attraverso le tracce dei pozzi superstiti con l’occhio accorto del detectivee
con l’ausilio della copia 1:1 della mappa seicentescaad hoc, il cui originale è conservato nell’Archivio Storico
Comunale di Vasto. In ragione di questo documentoè risultato molto più semplice
spiegare come la stessa Villa Comunale (con
il primo tratto inaugurato nel 1923 e con il secondo il 12 settembre 1926,
anche se di fatto attivo dall’agosto 1925) fosse stata progettata sulla base
della dismissione dell’acquedotto delle Luci. E che, di fatto, la stessa acqua pubblica– e il suo riuso ludico –fosserisultata
a fondamento del Giardino pubblico
comunale. A conti fatti, un buon viatico per la prima giornata dedicata ai Beni
Comuni.
Malgrado
tutto, le mie osservazioni da guida hanno insisto su di un punto: per la prima
volta in assoluto, un accesso di gruppo alle Cisterne del Murello (riservato ai soli soci di Italia Nostra
perché assicurati) grazie alla disponibilità dell’attuale proprietario, il sig.
Alfredo Sorge. Qui, chi non aveva mai
avuto la possibilità in passato, ha sperimentato, nell’assenza totale di luce,
la scoperta di un mondo ipogeo al di fuori dei percorsi ordinari.
Il
monumento non è stato ancora oggetto di indagine (e qui Italia Nostra gioca una
funzione importante). Ma per informazione e curiosità degli amici che ci hanno
seguito nel primo meriggio –con il sole a picco delle 15,00 di una calda
giornata di maggio – mi piace riportare la seguente descrizione offerta dal
memorialista seicentesco Nicola Alfonso Viti (1600-1649):
Un
altro acquedotto si vede in una muraglia molto antica, nel luogo dove si dice
il Murello, dove pure si conduceva l’acqua dentro la Terra, et in quel contorno
poco di sopra si vede uno spiraglio, o’ vogliam dire luce, che si crede esser
fatto per detto aquedotto, oltre che a’ dì nostri nel 1614 nella Vigna del Sig.
Marchese si trovarono molti condotti di piombo, che serviano per l’istesso
aquedotto del Murello, il quale se n’andava a’direttura sotto la Chiesa di
Santo Giovanni,mentre che racconta il medesimo Viti, che facendosi una fossa da
tener grano dirimpetto alla porta di detta chiesa in mezzo la strada, che
scende verso Santo Francesco de’ Conventuali, si trovò un aquidotto non poco
sotto terra d’altezza, e larghezza, tal che vi può caminare un huomo.
Nella
casa nova degli heredi d’Oratio Crisci non molto distante dalla chiesa di Santo
Giovanni fabricandosi la Cisterna si trovò un simile aquedotto, e poco
lontano scendendo verso Santo Pietro, nella
casa di Martino Marcantonio, e Giordano d’Angeli si vedono grotte capacissime fatte per conservar acque, che si
conducevano per detto aquedotto.
Le
parti restituite in corsivo neretto sono ancora oggi visibili. Le tre foto per
la prima volta pubblicate ne danno il riscontro.
Ecco
le «grotte capacissime»: la prima è posta sul versante sud e occupa il
tracciato di via Laccetti fino alla cappella della Trinità.
La
seconda, posizionata sul versante nord, affaccia su corso Dante. Sul fondo si
vede il tentativo fallito di «fabrica(sic)
della cisterna» con il successivo risarcimento murario.
La
terza foto è un particolare della tamponatura (o risarcimento murario).
Un’ultima
informazione. Gli antichi proprietari (prima metà del sec. XVII) della casa in
cui è allocato l’ingresso per le cisterne erano Martino Marcantonioe Giordano
d’Angeli. Va da sé che, gli attuali, potranno restituire ai nuovi la
memoria degli abitatori d’antan.
Che
dire di più. Il dato calendariale ci è venuto incontro: la visita del 14 maggio
2017 è risultata proficua. Anzi: molto proficua e ricca di sollecitazioni.
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