Nello studio di Smargiassi un'allettante idea per la copertura e la fruizione delle terme dell'antica Histonium |
di GIUSEPPE CATANIA
Prestigiosa laurea in architettura
conseguita da Giuseppe Smargiassi presso
l'Università G. D'Annunzio di Chieti-Pescara con una interessante a tesi intitolata "II nuovo bordo della Città del Vasto - Parco e Museo archeologico". Relatore
il chiar.mo Prof. Arch. Ludovico
Micara, Ordinario di Progettazione archeologica presso la facoltà di Architettura di Pescara;
collaboratori: l’archeologo Andrea Rosario Staffa della Soprintendenza Archeologica Belle Arti e Paesaggi dell'Abruzzo -Chieti, e arch. Fernando Cipriani.
Una collaborazione che ha donato alla città del
Vasto anche una nuova quanto
preziosa aggiornata Carta Archeologica 2016.
E’ il neo architetto Giuseppe Smargiassi ad illustrare la tesi pubblicata nel libro-book presentata alla Commissione.
E’ il neo architetto Giuseppe Smargiassi ad illustrare la tesi pubblicata nel libro-book presentata alla Commissione.
Il mio studio - spiega Smargiassi - si propone di riunificare
nell'ambito del perimetro dell'area in esame tutte quelle realtà, di diversa
natura e valenza, che attualmente risultano completamente slegate tra loro o
non in sintonia con le preesistenze archeologiche.
Si tratta di combinare in un'unica idea di progetto i
resti archeologici in parte messi in luce nel 1974, quelli che verranno scavati
nelle prossime indagini conoscitive, l'abitato circostante, il percorso
archeologico esistente, ma incompleto.
L'area di studio è l'insieme di molteplici elementi
realizzati in epoche diverse, articolate e assemblate senza un'idea comune ed
unitaria.
Convivono alti muri edificati in laterizio, cancelli,
inferriate di metallo, quinte di edifici storici in parte abbattuti. Suggestive
le pareti esterne dell'antica chiesa di San Antonio (sec. XII) che svolgono il
ruolo di perimetro all'area e da sfondo con evidenti tracce di intonaco.
Spioventi di copertura, mattoni in aggetto addossate alla chiesa, che facevano
parte dell'ex convento di San Francesco, abbattuto subito dopo la frana del
1956. L'Arena delle Grazie, un oblioso elemento di cemento armato. Le
Peschiere, prima espansione della città fuori le mura di epoca Napoleonica,
oggi così chiamate, perché vi risiedevano i pescatori; un bordo, una semplice
linea di divisione tra abitato e campagna, ma uno spazio con un suo spessore
abitabile e quindi con una propria indipendenza figurativa, che in questo
momento è lasciato ai margini del Centro Storico, un bordo che svolge sì il
ruolo di chiusura dell'abitato, ma l'occasione del Parco da vita
all'integrazione delle differenze del luogo.
I margini dell'area possono essere una recinzione
"trasparente" che regola il discorso degli accessi e della fruibilità
delle parti. Attualmente si verifica una negazione dell'area archeologica da
parte del tessuto urbano circostante, infatti le alte mura perimetrali, le alte
recinzioni e l'area dell'Arena, impediscono la naturale integrazione, che deve
esistere tra l'antico e il nuovo, nel complesso sviluppo storico-urbanistico
della città.
L'area delle terme, parte integrante della città,
rappresenta la memoria della forma urbana e deve essere vissuta dalla
popolazione come luogo aperto, fruibile durante la giornata, ma nello stesso
tempo custodito come se fosse una piazza o una strada. Ho cercato di
trasformare l'area delle Terme da semplice e tradizionale zona archeologica a
vero e proprio Parco Archeologico Urbano.
Il progetto vuole rendere fruibile le diverse
componenti del Parco, restituendo senso ai resti visibili e contestualizzandoli
nel paesaggio storico, (visibilità, eliminando tutte le barriere che
impediscono la percezione del sito; percorsi, realizzando un percorso
archeologico che permetta la percezione dello spazio del Parco, il vedere i
resti delle mura, l'osservare i mosaici tramite una passerella in acciaio e
vetro; forme di comunicazione, architettonicamente parlando, la forma della
copertura può e deve rappresentare un mezzo idi informazione del sito;
accessibilità alle diverse tipologie di visitatori, l'area deve essere
accessibile sia dalla persona di terza età sia dalle scolaresche per le
attività didattiche sia dagli impiegati; eventuali strutture per esposizioni e
per attività di comunicazione divulgativa, che possono essere le mostre
temporanee, che si possono svolgere nel terrazzo e le relazioni audio-visive
che si svolgeranno nella sala conferenza; attività di ricerca e attività
scientifica di laboratorio, che si svolgeranno nei laboratori di archeologia).
Prendendo in considerazione anche le eventuali
attività didattiche ed educative realizzabili all'interno del Parco (percorsi
guidati, laboratori didattici, archeologia sperimentale).
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