martedì 18 aprile 2017

OLIVIERI E LAUDAZI: "NO AGLI INTERESSI DI PICCOLE PARROCCHIE AMBIENTALISTE"

Porto di Punta Penna, zona industriale, riserva naturale da pianificare "nella logica della tutela e, nello stesso tempo, dello sviluppo economico-sociale del territorio"
COMUNICATO
Leggiamo, con stupore, le allucinate esternazioni di alcune associazioni ambientaliste che intendono stigmatizzare il servizio reso dall’allora Gruppo regionale di Abruzzo Civico in materia di salvaguardia ambientale e di tutela delle ragioni delle popolazioni abruzzesi interessate alla corretta perimetrazione del Parco della Costa Teatina.

Le associazioni dimenticano, infatti, che la risoluzione presentata dal Consigliere regionale Olivieri fu, all’epoca, approvata dall’intero Consiglio regionale ed è stata la occasione per dare l’avvio alla rivisitazione critica di un perimetro che l’allora Commissario governativo, Giuseppe De Dominicis, aveva inteso chiudere in maniera frettolosa, fuorviante e gravata da enormi errori cartografici e di individuazione delle aree da assoggettare a regimi di maggior tutela, muovendosi peraltro tra ambienti già salvaguardati dalla legislazione regionale vigente.
La verità è che si intendeva realizzare un parco, in odio alle giuste ragioni degli enti locali e delle popolazioni interessate, avendo prematuramente strozzato la fase di dibattito e di concertazione con i comuni della Costa teatina, che sono - a parere di Olivieri - i soli soggetti effettivamente deputati alla pianificazione del territorio.

Un parco non si fa contro il popolo e, se ritardi ci sono stati, essi vanno attribuiti esclusivamente alla ottusa posizione delle associazioni ambientaliste che, spesso, hanno preferito far prevalere le ragioni degli ambientalisti a quelle dell’ambiente.

Il paradosso raggiunge il suo massimo, proprio nel territorio vastese, dove il perimetro disegnato dall’allora Commissario era diverso da quello approvato ed individuato all’unanimità dal Consiglio comunale della città abruzzese e dove la gestione delle aree protette, posta a carico della cooperativa Cogestre, viene effettuata caricando i territori antropicamente in maniera eccessiva rispetto alla delicatezza delle aree suddette, mandando cioè migliaia di persone su spiagge dove non sono garantiti i livelli minimi di compatibilità igienico-sanitaria, né è tutelata la sicurezza dei visitatori che utilizzano la spiaggia in condizioni obiettivamente inadeguate ed insufficienti.

Gridare allo scandalo, a fronte di una possibile proposta di riorganizzazione - annunciata da “Il Nuovo Faro” e dall’Ingegner Edmondo Laudazi - senza averla vista, che tende a garantire la convivenza tra le aree protette ed il corretto utilizzo tra le diverse funzioni che esistono e che sono espletate da decine di anni (Porto di Punta Penna; zona industriale; riserva naturale) nella logica della tutela e, nello stesso tempo, dello sviluppo economico-sociale del territorio, dimostra ancora una volta che si preferisce far prevalere agli interessi generali, gli interessi di “piccole parrocchie ambientaliste”.

Il che, a prescindere dalla fattibilità di singoli interventi che si potranno fare solo se effettivamente compatibili attraverso le procedure VINCA prescritte dalla legge, dimostra che per fortuna ci sono ancora persone che si pongono il problema di garantire lo sviluppo economico, sociale ed ambientale del territorio vastese.

Ezilde Ferrara

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