di Rocco
DI SCIPIO
Fino a metà degli anni
novanta, l’accesso ad Internet era assai complicato in quanto richiedeva una notevole perizia e delle competenze da iniziati.
La facilità con la quale
oggi é
possibile collegarsi ad Internet ha comportato, accanto al dato positivo
della accessibilità ai più svariati tipi di informazioni da parte di un sempre
maggior numero di persone, l’effetto negativo dell’uso non corretto dei dati e
delle informazioni presenti in rete.
In Internet regna un’anarchia
ordinata, in quanto non esiste una autorità centrale che regolamenti
cosa si può fare e cosa no, né esistono organi di vigilanza. È, quindi, demandato
alla responsabilità di ognuno il buon funzionamento delle cose. Si può pertanto
decidere di entrare in Internet come persone civili o, al contrario, si può
utilizzare la rete comportandosi da predatori saccheggiando le risorse presenti
in essa o peggio alimentando la disinformazione. Sta a ciascuno decidere come
comportarsi.
Utilizzando Internet si
accede ad una massa enorme di dati messi a disposizione spesso gratuitamente da
altri utenti. Pertanto bisogna portare rispetto verso quanti, in maniera
volontaria, hanno prestato e prestano opera per consentire a tutti di accedere
a dati e informazioni che altrimenti sarebbero patrimonio di pochi o
addirittura di singoli.
Al punto in cui siamo, risulta
oramai chiaro che le cose potranno continuare a funzionare solo in presenza di
un’autodisciplina se non di buone
maniere.
Comunque,
che si tratti di vita reale o di spazi virtuali su internet, c’è una regola
fondamentale per tutti: le buone maniere e la cortesia ripagano sempre.
Nello
specifico di internet, è stato coniato il neologismo “netiquette”,
neologismo che unisce il vocabolo
inglese “network” (rete)
con quello francese “étiquette” (buona educazione).
È un insieme
di regole che disciplinano il comportamento di un utente di Internet nel rapportarsi agli altri utenti
attraverso risorse come newsgroup, mailing list, forum, blog, reti sociali o email
in genere. Purtoppo il rispetto della “netiquette” non è imposto da alcuna legge.
Problema nel problema è poi “il tema delle bufale” o “fake news” (notizie false) sui social
network (anzitutto Facebook, Twitter & Co).
La
disinformazione e le notizie false non tutelano il nostro diritto a essere
informati correttamente. È quindi necessario presidiare i contenuti che vengono
pubblicati anche per evitare sproloqui offensivi, xenofobi o altro che stanno
provocando l’apertura di un vero e proprio fronte dell’odio.
È notizia
proprio di questi giorni che il governo tedesco ha presentato una bozza di
legge che impone maxi sanzioni alle piattaforme che non dovessero cancellare i discorsi di
incitamento all’odio o le bufale diffuse online.
Il ministro
della Giustizia tedesco Heiko Maas, ha giustificato la severa stretta sui
contenuti delle pagine di Facebook e compagni con il fatto che sono troppo
pochi i contenuti illegali che vengono cancellati ed è troppo lento il procedimento
con cui vengono cancellati. Ha inoltre puntato il dito contro i social network che non prendono abbastanza sul serio le
denunce degli utenti.
Anche il
Parlamento italiano si appresta ad affrontare il tema. È la stessa Presidente
della Camera, Laura Boldrini, ad intervenire sul caso delle bufale online
annunciando un’azione concreta: il “debunking” (il debunking è l’attività
che smaschera le bufale attraverso una verifica attenta e puntuale sulle fonti
e sulla trasmissione della notizia). L’obiettivo è quello di smascherare
le “fake news” coinvolgendo i social network i quali, pur avendo gli
strumenti tecnici per farlo, non compiono azioni di vigilanza e anzi spesso
incamerano parte dei guadagni prodotti dalla circolazione delle bufale. In più,
il modo in cui vengono presentate le notizie in molti social network rende
difficile distinguere la vera fonte delle notizie, perché tutte vengono
presentate con la stessa grafica. Anche i telefonini hanno le loro
responsabilità involontarie: il loro schermo piccolo mostra meno informazioni
di un monitor da computer e rende difficile distinguere i dettagli che
potrebbero far capire se si tratta di una bufala o di un sito di finte notizie acchiappa-click.
In queste condizioni è davvero difficile, per l’utente, distinguere la qualità
di quello che gli compare sullo schermo”.
I governi
cominciano a dare segnali importanti per un’azione di contrasto che passi
attraverso una regolamentazione. La battaglia contro le falsità condivise e non
verificate è però appena cominciata.
ROCCO DI SCIPIO
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