di LINO SPADACCINI
Quarant'anni fa, il 31 marzo 1977, iniziavano i lavori di
demolizione della chiesa dei Sette Dolori. Una vicenda che ancora oggi in tanti ricordano molto bene a
causa di lavori non autorizzati e conseguente sequestro dell'area.
Poche sono le notizie storiche sulla chiesa. Sappiamo che
era già esistente nel 1644, quando veniva
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chiamata "Cona di fuori",
così denominata per distinguerla da "Cona di mezzo", riferita alla
Cappella di S. Giacomo, e dalla cappella di "Cona a mare". Nel 1742
aveva una piccola rendita e, come riferisce lo storico Luigi Marchesani, "vi si celebra meschinissima festicciuola".
Negli anni '70 del secolo scorso, la chiesetta era
malridotta e rischiava il collasso. Venne costituito un comitato fortemente
voluto dal quartiere, grazie all'interessamento di Michele Zaccardi.
La facciata antica era sotto il vincolo della Sovrintendenza
alle Belle Arti, per questo venne salvaguardata e restaurata, mentre per il
resto dell'edificio, di più recente costruzione, si decise per l'abbattimento.
I lavori vennero affidati all'Impresa Domenico Zambianchi di
Vasto. Era la mattina del 31 marzo 1977. "Lo ricordo benissimo quel giorno", ha spiegato Lino Zambianchi
a quel tempo sedicenne, "perché la
buttò giù e la rifece mio padre. I lavori vennero finanziati da una raccolta
paziente nel tempo del Rag. Zaccardi che metteva insieme tutte le offerte degli
abitanti del quartiere". I lavori non erano autorizzati, perché la
Sovrintendenza non avrebbe mai acconsentito alla demolizione. "La demolizione, non autorizzata, fu fatta di
mattina molto presto ed entro le dieci fu realizzata la gettata di cemento.
Alle 11,30, come previsto, arrivò la Polizia e portò mio padre in caserma. Dopo
qualche ora fu rilasciato, esattamente come aveva previsto Michele Zaccardi, che
poi si prese cura di tutta la parte burocratica della prosecuzione dei lavori,
interpretando così la volontà dei residenti del quartiere".
Qualche giorno dopo, in seguito all'incontro dei tecnici
della Sovrintendenza con i rappresentanti del Comitato di Quartiere, venne
definita la ricostruzione dell'edificio di culto nello stesso stile del
precedente fabbricato, con una leggera modifica sul muro laterale, non
perfettamente a novanta gradi, per adeguarlo alla vicina strada.
Lino Spadaccini
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