parte seconda
Intervista al prof Guido Brunetti
Intervista al prof Guido Brunetti
sul drammatico episodio di cronaca di Vasto lo studioso così si esprime: E’ il tempo di ascoltare la voce del silenzio, della compostezza e del rispetto della dignità di ciascuno e di tutti, e non allestire teatrini dove ognuno pretende di recitare in modo ossessivo, petulante e vacuo la sua parte, proiettando le sue frustrazioni, le sue aggressività e le sue violenze. E’ un ring che contrappone tutti a tutti. Un sintomo- dichiara il noto scrittore- di una decomposizione culturale, sociale e morale, da cui emerge un malessere e un vuoto interiore preoccupante, un’angosciosa, disperata noia di vivere e di progettare il domani”.
Sono state effettuate straordinarie ricerche neuro scientifiche- rivela il professor Brunetti in questa seconda parte dell’intervista- sulle origini dell’altruismo sia nell’uomo che negli animali”.
Quali sono gli aspetti fondamentali?“Esperimenti compiuti sul comportamento delle scimmie hanno dimostrato che quelle che hanno
qualcosa lo condividono con i familiari e gli amici. Molti altri animali praticano la socialità, cooperando e condividendo quello che possiedono. Ci sono poi numerosi esempi di animali che proteggono e curano i compagni feriti.
Le nuove neuroscienze hanno accertato che i comportamenti morali sono l’esito dell’evoluzione e derivano da modi di agire e sentire già presenti in altri mammiferi. L’etica si è evoluta nel mondo animale da forme embrionali di socialità, da pratiche di socializzazione, come ad esempio il grooming (la pulizia reciproca del pelo) e la sessualità, dallo sviluppo dell’empatia e dalla consapevolezza che l’altruismo e la cooperazione comportano vantaggi all’individuo e alla comunità, concorrendo ad accrescere, dicono i neuro scienziati, la possibilità di sopravvivenza di ciascuno e di tutti”. Esperimenti realizzati con neonati hanno segnalato che gli esseri umani sono ‘predisposti’ a prendersi cura degli altri sin dalla nascita, fatto che conferma la natura biologica dell’altruismo”.
“Altre ricerche hanno indicato che le scimmie cresciute in isolamento erano disturbate emotivamente e socialmente. Stringere legami affettivi diventa dunque elemento ‘essenziale’ per la specie e ci rende felici ‘più di ogni altra cosa’. Eppure, ci sono molti sintomi che rivelano che stiamo andando verso una società ‘sempre meno solidale’ e sempre più egoista”.
Qual è la base del comportamento altruistico e della morale?
“La causa del nostro comportamento morale è l’empatia, la mutua comprensione. Sono stati osservati negli animali- cani, elefanti, corvi, scimmie, delfini, ecc.- molti esempi di ‘autentico comportamento morale’. L’origine dell’empatia, che è la qualità che sottende l’altruismo, è legata alle cure parentali. Sia i mammiferi che gli uccelli hanno ‘una qualche misura di empatia’ (de Waal).
Uno dei segni più sicuri dell’esistenza di cure parentali, secondo un altro neuro scienziato, P. MacLean, è il grido di aiuto dei piccoli che si sono smarriti. I piccoli delle scimmie lo emettono di continuo.
L’empatia è un fattore ritenuto dai neuro scienziati ‘fondamentale’ per la sopravvivenza e per la riproduzione. E’ un ‘imperativo biologico’. Lorenz e altri autori hanno incoraggiato l’uso dell’empatia umana come via per capire altre specie.
Attraverso i metodi di brain imaging, le neuroscienze ultimamente hanno rafforzato le conoscenze in questo campo, identificando i circuiti cerebrali in grado di innescare il processo empatico.
Per mezzo di un confronto tra l’essere umano e gli altri animali sociali, in particolare quelli più vicini a noi, le scimmie, le ricerche hanno sottolineato come empatia, solidarietà, comprensione e bontà al pari dell’egoismo e dell’aggressività sono sentimenti istintivi e innati.
L’empatia- ha detto- è alla base del nostro comportamento morale. Che cosa significa?
L’empatia è la capacità di entrare in sintonia con le persone, con i loro stati d’animo e con i loro pensieri. Gli studi di Darwin e le scoperte dei neuroni specchio mostrano che l’empatia ha una base biologica. La parola deriva dal greco empatheia e significa dentro, sofferenza, sentimento, affetto, passione.
In medicina e in psichiatria (ma così in famiglia e nella scuola), l’empatia assume un ruolo fondamentale nella relazione di cura medico-paziente, per comprendere i sentimenti e le sofferenze profonde del paziente.
Il termine empathy viene coniato nel 1909 da E. Titchener come emanazione della parola tedesca Einfuhlung , sentire dentro, nel senso di una esperienza interiore di ‘godimento estetico’.
Nel Romanticismo, questo sentimento comportava una coincidenza dell’animo con l’ambiente naturale e con il cosmo, qualità che veniva rappresentata in letteratura, pittura e musica come ‘specchio’ della passione e degli stati emozionali. In filosofia, il concetto di empatia è stato introdotto da R. Vischer per definire la capacità del pensiero di ‘cogliere’ il valore simbolico della natura.
Freud e Kohut in particolare attribuiscono un’importanza essenziale all’empatia, non solo nell’ambito del processo terapeutico, ma anche nella relazione madre-bambino e nella formazione della mente. Per un’altra psicoanalista, M. Klein, essa è il prodotto di una identificazione proiettiva normale”.
Altre ricerche hanno documentato che i disturbi psichiatrici possono essere in parte ricondotti a un ‘deficit’ a livello empatico”. I bambini con deficit di empatia, come i soggetti autistici, non sono sensibili al contagio emotivo dell’empatia.
Ci sembra di capire che altruismo ed empatia sono al centro della nostra esistenza.
“Solidarietà, empatia, altruismo sono sentimenti di base che condividiamo con altri animali sociali- spiega Brunetti- e sono essenziali per fondare nuove relazioni e costruire finalmente una società dal volto umano e più solidale. E’ iniziata- ha scritto il neuro scienziato de Waal- l’era dell’empatia, un sentimento che ha una storia lunga 200 milioni di anni ed ha un ‘immenso valore morale’. L’avidità- aggiunge forse ingenuamente- non è più di moda, l’empatia sì. Non siamo più homo sapiens sapiens, ma homo empathicus, un essere che deve fondare il suo comportamento su creatività, salute e generosità. Dio dovrebbe dare agli uomini- precisa un altro neuro scienziato, Swaab,- un po’ più di ‘fratellanza’ per impedire il ripetersi di tante malvagità e disgrazie.
Ha fatto bene quindi l’ Organismo mondiale della sanità ad inserire l’educazione dell’empatia tra le competenze ritenute vitali per un maggiore benessere fisico e mentale”.
Come sviluppare questi valori e principi?
“E’ un processo che si sviluppa dalla sensibilità verso gli altri e dalla comprensione dei loro bisogni. Si tratta di un fattore ‘determinante’ dell’agire umano, che ha il merito di creare uno stato di benessere e una calda sensazione di tranquillità interiore. La società degli scimpanzé, come hanno attestato gli esperimenti, costruiscono una società fondata sui ‘favori e sugli sfavori’. Gli esseri umani hanno dunque la grande responsabilità di sviluppare una società costruita sulla gratitudine e sulla reciprocità.
Di qui, l’esigenza di promuovere un nuovo umanesimo collegato costantemente alla vita pratica della persona. Nel Settecento, l’umanesimo si sviluppò sino a costituire un ‘punto di riferimento’ per la fondazione di una vita etica espressa dalla ragione e dalle capacità umane.
D’accordo con altri autori, siamo spronati tra emozioni, sentimenti, ragione e principi morali innati. A queste qualità noi aggiungiamo un’altra dimensione fondamentale, quella dell’anima. Un’ entità per noi fondata sulla spiritualità e sulla dimensione del trascendente. E’ un processo volto a limitare gli effetti perversi della natura umana, la quale è da sempre organizzata su una pulsione malvagia.
La questione più importante è come ‘coniugare’ scienza, tecnologia ed economia con una società dal volto umano, una società che riguarda la famiglia, la scuola, la sanità, la giustizia, lo Stato”.
Per concludere, professor Brunetti le possiamo chiedere di esprimere una valutazione sul drammatico episodio di cronaca avvenuto a Vasto?
“ E’ una triste e tragica vicenda che ha sconvolto persone e famiglie e coinvolto emotivamente la comunità vastese. Un dolente evento che merita rispetto, senso di solidarietà, comprensione e come abbiamo dimostrato in questa intervista empatia . Purtroppo, anche in questo caso, si è prodotta una interminabile, morbosa, diseducativa e patologica esposizione mediatica con il contributo di tanti pseudo esperti e imbonitori. Un fatto intollerabile, ripetitivo e sensazionalistico, che rappresenta lo specchio di una società malata e cinica. Una violenza che si ripercuote in primis sui protagonisti della vicenda e sui familiari per estendersi in generale ai bambini, alle persone predisposte, sensibili e mentalmente fragili. Occorre disciplinare la materia, ma soprattutto richiamare la coscienza individuale e collettiva, ponendo fine ad una deriva morale dalle conseguenze imprevedibili e comunque dannose allo sviluppo sociale, educativo ed etico della personalità del bambino e della stessa civiltà. E’ il tempo di ascoltare la voce del silenzio, della compostezza e del rispetto della dignità di ciascuno e di tutti, e non allestire teatrini dove ognuno pretende di recitare in modo ossessivo, petulante e vacuo la sua parte, proiettando le sue frustrazioni, le sue aggressività e le sue violenze. E’ un ring che contrappone tutti a tutti. Un sintomo- dichiara il noto scrittore- di una decomposizione culturale, sociale e morale, da cui emerge un malessere e un vuoto interiore preoccupante, un’angosciosa, disperata noia di vivere e di progettare il domani”.
Siamo d’accordo con Dostoevskij quando afferma che la bellezza e la legge della compassione ci salveranno. L’uso dell’empatia e dell’altruismo appare perciò- conclude Brunetti- come l’unico sistema per scavare negli abissi degli esseri umani e nelle altre specie e avviare la costruzione di un mondo più umano e umanizzante, invocato e narrato anche da un grande scrittore, Anton Cechov”.
Anna Gabriele
La prima parte di questa intervista è stata pubblicata martedì 7 febbraio 2017.
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