Ecco la versione integrale dell'omelia del parroco:
In questo momento di lutto cittadino il silenzio si fa
preghiera. Ci ritroviamo nella chiesa di Santa Maria Maggiore in cui Jessica ha
ricevuto il suo Battesimo e la Prima Comunione. Adesso la Comunità
visibilizzata da tutti voi, prega per
chi non ce la fa. Prega per chi è stanco. Prega per chi sembra aver perso
ogni forza. Qui c’è una Comunità civile ed ecclesiale che custodisce il ricordo di una sua figlia conosciuta da tutti come
gentile, educata, solare, sorridente, impegnata ed appassionata di vita, di
giustizia e di politica. Sì, c’è una comunità in questo momento che si ricorda
e prega. Questa stessa comunità presenta a Dio il proprio cuore tribolato e ferito, consapevole che il lamento può
diventare preghiera. È quanto ritroviamo nella lettura ascoltata, tratta dal
Libro delle Lamentazioni (Cfr. Lam 3,17-26), in cui scorgiamo il grido di
dolore del popolo di Israele per le ingiustizie di sempre. Abbiamo ascoltato:
“… È scomparsa la mia gloria/ la
speranza che mi veniva dal Signore…Ben se ne ricorda e si accascia dentro di me
la mia anima”. Come non pensare questa mattina al dolore di Mario e Gina per la
morte della loro figlia? Come non vedere qui la prostrazione dei tanti che si
sentono svuotati dalla ferita della morte? Eppure lo stesso capitolo ci offre
una via di speranza con le parole “voglio riprendere speranza/…Mia parte è il
Signore - io esclamo - per questo in lui voglio sperare .” Leggiamo qui tutta
la fatica che non trascura una consapevolezza: mia parte è il Signore. Il
Signore dunque è parte di noi: noi gli “apparteniamo” e Lui ci “appartiene” e quindi
non siamo abbandonati al nulla. Anche nella esperienza più dolorosa noi
continuiamo ad appartenere a Qualcuno.
Ma cosa posso sperare ormai? Di fronte a tanto
dolore quale speranza rimane? Mi permetto di ricordare a me e a voi che nella
fede e lacrime sono dei semi di speranza, dei semi che porteranno frutto. Le
lacrime provengono da un cuore che continua ad amare Jessica. E se noi
siamo capaci di ricordare qualcuno, anche dopo anni dalla sua scomparsa, volete
che Dio “Eterna Memoria” non faccia altrettanto con noi? La Parola ci
presenta un Dio che continua ad amarci anche dopo la morte, perché l’amore
spezza persino le catene della morte. Anche se vi sono morti che appaiono più
assurde di altre, Dio ha assunto anche la nostra assurdità. Dio non ha
abbandonato e non abbandona Jessica perché Lui ha un debole per i deboli.
Il Dio che si è rivelato nel Crocifisso ha condiviso le croci degli uomini.
In questo senso il Vangelo di Luca (Cfr. Lc 23-24)
che abbiamo ascoltato è un annuncio Pasquale che attraversa le tenebre del
nostro cuore. Leggiamo infatti nel racconto che durante l’agonia di Gesù, “il
sole si eclissò e si fece buio su tutta la terra”. È proprio allora che il
nostro Maestro continua a pregare con più insistenza e - a pensarci bene - il
testo biblico è un forte richiamo alla tragedia vissuta a nell’Hotel
“Rigopiano”. Nel Vangelo, Giuseppe d’Arimatea chiede il corpo di Gesù, le donne
poi vanno al sepolcro e “non trovarono il corpo del Signore Gesù”. Vi è
anche qui un’affannosa ricerca. Una ricerca che richiama quella dei giorni
scorsi. Anche a Farindola hanno cercato delle persone e poi…dei corpi. Ma dove
sono adesso i nostri cari? Nel Vangelo c’è un sepolcro vuoto che mi ha fatto
venire in mente, carissimi, quel vuoto che lascia la morte, quel vuoto che oggi
voi provate nel cuore, vuoto che sperimentate nella vostra famiglia! Eppure
il vuoto del Sepolcro viene riempito da una bella notizia: “Perché cercate tra
i morti colui che è vivo? Non è qui, è risuscitato”. Con molta umiltà mi
permetto di tendervi una mano e di riconsegnarvi questa notizia che già
conoscete: Cristo è Risorto e con Lui risorgiamo anche noi. Quindi
Jessica in questo momento non è qui, non è semplicemente chiusa in una bara.
Lei è “altrove”, in un altro “luogo”. Ella è alla presenza di Dio. È in
Colui che Risorto ci chiama alla Risurrezione. Il corpo del credente è come
un seme che nascosto sotto terra o sotto la neve, marcisce, si trasforma per
sprigionare, poi una nuova vita. Questo è il cammino della nostra esistenza. Jessica
è nel Dio, Trinità d’Amore, grembo e patria di ogni credente. Ella è al
cospetto di quel Dio che ha voluto condividere la vita degli uomini accettando
egli stesso di subire violenze, ingiustizie, abbandoni, ritardi, silenzi,
tradimenti. Gesù ha accettato tutto questo. Gesù si è fatto debole per
essere vicino ai deboli. Gesù è stato vittima per essere accanto a tutte le
vittime della storia. Accanto alla nostra Jessica, anch’ella vittima.
Questo è il Dio che annuncia il Vangelo. Un Dio accanto agli ultimi, nascosto
in loro, che continua a sperare in una umanità diversa, che continua a
scorgere nei cuori un scintilla d’amore. Egli confondendosi con le vittime
li porta con sé in un abbraccio eterno.
Ai giovani, oggi così numerosi nella nostra
chiesa e così composti nel loro dolore, vorrei affidare un ultimo messaggio. Vi
prego, non mi chiedete: “perché è morta Jessica?”. Io non lo so. Ma
chiedetemi pure perché o per chi è vissuta questa giovane donna. Qui saprei
rispondere. Jessica è vissuta per accendere la passione per la vita, per
donare gioia, sorriso, speranza a voi che l’avete conosciuta e stimata. Jessica
faceva parte di quella parte migliore della nostra Italia, di quella gente che
sapeva mostrare il volto migliore della nostra Italia, quel volto che
noi abbiamo riconosciuto nei tanti uomini e donne che si sono messi al servizio
nelle opere di soccorso, nei tanti che hanno dato e continuano dare la loro
vita nel fare il loro dovere. Se vogliamo onorare la vita di Jessica dovremmo
oggi decidere se offrire agli altri il volto migliore o il volto peggiore
della nostra Italia. Occorre decidere cosa fare del nostro futuro. Occorre
scoprire la bellezza della vita che si fa dono e che accende la vita negli
altri.
Concludo con alcune parole
che traggo da una preghiera del compianto Vescovo Tonino Bello, Santa Maria,
Vergine della notte:
Santa
Maria, vergine della notte
Noi
t'imploriamo di starci vicino quando incombe il dolore,
e
irrompe la prova, e sibila il vento della disperazione,
e
sovrastano sulla nostra esistenza il cielo nero degli affanni,
o
il freddo delle delusioni o l'ala severa della morte.
Liberaci
dai brividi delle tenebre.
Nell'ora
del nostro Calvario, tu,
che
hai sperimentato l'eclisse del sole,
stendi
il tuo manto su di noi, sicché fasciati dal tuo respiro,
ci
sia più sopportabile la lunga attesa della libertà.
…
E
conforta, col baleno struggente degli occhi
chi
ha perso la fiducia nella vita.
Ripeti
ancora oggi la canzone del Magnificat,
e
annuncia straripamenti di giustizia
a
tutti gli oppressi della terra.
Non
ci lasciare soli nella notte a salmodiare le nostre paure.
Anzi,
se nei momenti dell'oscurità ti metterai vicino a noi
e
ci sussurrerai che anche tu, vergine dell'Avvento,
stai
aspettando la luce,
le
sorgenti del pianto si disseccheranno sul nostro volto
e
sveglieremo insieme l'aurora.
Insieme con
Jessica
Amen
testo integrale dell'omelia di Don Domenico Spagnoli in occasione del funerale di Jessica Tinari, 29 gennaio 2017, Chiesa di Santa Maria Maggiore – Vasto
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