Pescara 3 gennaio 2017 - “ Finita la
stagione venatoria del 2016 siamo nuovamente tornati all’emergenza cinghiali
con tanto di denuncia d’incidenti, pericolo costante per l’incolumità delle
persone e, solo per il momento dove c’è riposo vegetativo delle piante arboree
e poche sono le
superfici agricole coltivate, meno denunce di danni
all’agricoltura. In tutto questo assistiamo ad inaccettabili ritardi da parte
della regione Abruzzo che avrebbe dovuto essere concisa e concreta nel dare
risposte serie alfine di dare continuità nella caccia e negli abbattimenti ancor
prima di ampliare la gamma di azioni tese a contenere numericamente questi
ungulati coinvolgendo tutti gli attori sia istituzionali che i portatori
d’interesse.” Questo
il commento del presidente della Copagri Abruzzo, Camillo D’Amico, in merito al materiale blocco nella discussione che
si è generato in commissione consiliare “Agricoltura, Caccia e Pesca” della
regione Abruzzo sulle proposte di modifica al vigente regolamento di
contenimento degli ungulati e dopo l’ennesima denuncia da parte dei Sindaci che
si sentono traditi nelle loro aspettative dopo le audizioni avute e le mancate promesse di soluzione che pure
erano state loro fatte sia dall’assessore regionale alle Politiche Agricole Dino Pepe che dal presidente della
commissione consiliare Lorenzo
Berardinetti. “Allo stato
attuale neanche la caccia di selezione, che rappresenta un valido palliativo,
può partire perché gli ATC non hanno prodotto i necessari e preliminari
censimenti numerici. Così tutto è
tornato come prima.” Continua D’Amico
che così conclude ”Solo la solerte approvazione delle modifiche al vigente regolamento
può rappresentare una risposta certa, concreta, solerte ed autorevole dopodiché
sarà necessario aprire un tavolo negoziale con gli ATC, le associazioni
ambientaliste, le organizzazioni professionali agricole e gli enti parco per
mettere a sistema una serie plurale di azioni tese al contenimento numerico
vero di questi ungulati dove ci sia una corale presa di coscienza della gravità
del problema che si unisca ad una chiara assunzione di responsabilità da parte
di tutti e dove si metta l’agricoltura al centro degli interessi economici e
sociali.”
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