VASTO: LE DISPOSIZIONI DI PUBBLICA
SICUREZZA PER IL NATALE DEL 1838
di
Luigi Murolo
Quali
erano i divieti per la vigilia di Natale del 1838? Lo apprendiamo da un
documento conservato nell’Archivio storico comunale di Vasto concernente la
comunicazione sull’uso dei botti rivolta dal Sotto-Intendente (vale a dire,
vice prefetto) del Distretto di Vasto (di stanza in citta) al Sindaco. Una
storia antica che continua tutt’oggi, non nella vigilia del Natale ma in quella di Capodanno. Si conservano indicazioni dello stesso tipo per altre feste, ma non per la notte del 31 dicembre. Pubblico la vecchia pagina nitida e leggibile.
storia antica che continua tutt’oggi, non nella vigilia del Natale ma in quella di Capodanno. Si conservano indicazioni dello stesso tipo per altre feste, ma non per la notte del 31 dicembre. Pubblico la vecchia pagina nitida e leggibile.
Tutto
questo per la Vigilia, ma non per la fine dell’anno. Evidentementequesta festa non
era ritenuta tale da prevedere misure di pubblica sicurezza. C’è però una
domanda da fare, e la domanda è la seguente: come potevano essere individuati e
riconosciuti, nelle ore notturne
(stiamo parlando di vigilie) gli eventuali
trasgressori dell’ordine pubblico? Qual era il tipo di illuminazione esistente
in città che avrebbe potuto garantire l’identità del contravventore? Va sottolineato,
intanto, che l’archivio conserva questa tipologia documentaria a partire dal 23
marzo 1841; la qual cosa implica una documentazione posteriore di tre anni. Di
conseguenza, non abbiamo certezze che a quella data fosse attiva
un’illuminazione pubblica. Volendo
ammetterne il funzionamento, ci si trova di fronte a un atto amministrativo
relativo alla subasta ad hoc per la
concessione del servizio a un appaltatore – Raffaele Anelli – dal 1841 al 1843.
Il documento il questione presenta qualche lieve difficoltà di lettura per chi
non ha esperienza in materia. Ma vale la pena pubblicarlo e commentarlo.
Si
tratta della prima di quattro carte dove sono enunciati i criteri di gestione
dell’illuminazione. Ma per il discorso che qui si sta svolgendo, interessano le
prime quindici righe che di seguito trascrivo:
«Foglio di condizioni riportate negli
atti di subasta celebrati per l’illuminazione notturna de’ riverberi dal 1841
al 1843.
1° In ciascun mese l’accensione durerà
per diciotto notti, con l’obbligo di somministrare l’olio occorrente per
l’illuminazione notturna nella quantità necessaria di ore sei dal primo aprile
a tutto li trenta settembre;di dieci ore dal primo ottobre al 31 marzo di ciascun
anno. Saranno pure a carico dell’appaltatore le spese delle calzettelle, e de’
zolfanelli per detta accensione, non che quello degli accenditori».
I riverberi sono i lampioni; le calzettelle (in dialetto, lәcażżәttàllә), sono i lucignoli, gli
stoppini. Intanto, da questo primo punto della deliberazione, apprendiamo
alcuni aspetti essenziali che così possono essere sintetizzati: illuminazione a
olio per diciotto giorni al mese, della durata di sei ore per il periodo
aprile/settembre e di dieci per ottobre/marzo. Il tutto cominciava a un’ora di
notte (tempo scandito dalla campana a 21 ore), corrispondente alle ore 18
attuali per l’inverno e alle 19 per l’estate. Le sei ore invernali scadevano
alle attuali 24; quelle estive alle 05. La ragione di questa differenza sta
tutta nel lavoro dei contadini che iniziava all’aurora. E quanti erano i punti
luce della citta al 1849? Erano appena 36. Nemmeno sufficienti (quando
funzionavano tutti) a coprire le oltre sessanta vie (e larghi) esistenti in
città.
Che
cosa significa tutto questo? Che le disposizioni di pubblica sicurezza nella
vigilia di Natale erano del tutto inapplicabili. Infatti, com’era possibile
riconoscere e identificare i trasgressori in una città praticamente al buio?Ma
che diamine! Anche in una città pienamente illuminata è difficile controllare i
trasgressori. Non più nella notte di Natale. In effetti, qualcuno ricorda che
cosa accade a Capodanno?
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