Fichi "ottani" |
Sicuramente vi ricorderete con facilità i fiori di meli, peri, susine, ciliegi e molti altri: a partire dalla stagione primaverile tutte queste piante regalano una fioritura generosa in grado di meravigliarci ogni volta.
Cosa succede invece al fico?
Anche gli antichi greci rimasero incuriositi da questi frutti prodotti senza la comparsa di un fiore. Lo stupore fu talmente tanto che decisero di dedicare la pianta del fico a Dioniso, dio della fertilità.
Molte piante di fico a fine giugno producono i “fioroni”, in dialetto “li filacciane”, poi ad agosto i “fichi” veri e propri.
Il fiorone è un prodotto tipico della nostra zona, ma i botanici storcerebbero il naso a sentire chiamare frutto, quella che in realtà è una infiorescenza, detta siconio.
La storia che ci porta al fiorone è una
vicenda particolare e affascinante, una simbiosi che si è sviluppata tra l’albero del fico (Ficus carica) e un insetto minuscolo, che noi profani potremmo definire moscerino, ma che in realtà è una piccola vespa, la Blastophaga psenes.
La pianta e l’insetto si sono evoluti insieme fino ad arrivare al punto che l’una, non potrebbe sopravvivere senza l’altro e viceversa.
Le varietà di fico si distinguono in varietà che producono solo fichi e varietà che produco sia fichi che fioroni.
Nelle varietà che producono anche i fioroni, inizialmente gli insetti vi depongono le uova, che poi si schiuderanno. Ad aprile fuoriescono prima i maschi di vespa, facendosi largo tra i fiori all’interno del siconio, fecondano le femmine e impollinano i fiori femminili. Questi svilupperanno il fiorone in giugno, il frutto che ben conosciamo.
Le femmine fecondate poi fuoriescono dal proprio siconio, e andranno su una nuova infiorescenza, dove deposte le uova, muoiono. Le nuove vespe nate sono la generazione che provvederà ad impollinare quelli che poi saranno i fichi prodotti in agosto.
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