prof Guido Brunetti |
venerdì 6 maggio 2016
Guido Brunetti e la sua concezione trinitaria della persona
La rivista “Neuroscienze” ha pubblicato un interessante saggio sulla figura e l’opera del professor Guido Brunetti. Il lavoro comprende anche le schede dei suoi libri, i
quali spaziano nei più diversi campi delle neuroscienze, della psichiatria e della psicoanalisi.
Il saggio è un tentativo di rappresentare il pensiero dell’autore su temi complessi, difficili e delicati, come il cervello, la mente e la coscienza.
Tre concetti che nascondono ancora abissi di ignoranza e di mistero e che rappresentano la più stupefacente sfida del XXI secolo per qualsiasi neuroscienziato.
Dopo aver rilevato il notevole contributo fornito da Brunetti, che tra l’altro ha tenuto lezioni nelle Università di Roma, Lecce e Salerno, alla comprensione del cervello e della mente e al progresso delle nuove neuroscienze, la rivista afferma che ciò che esprime “la sua peculiarità e lo differenzia dagli altri autori è il valore aggiunto della sua concezione scientifica, filosofica e spirituale della persona umana”.
Brunetti, infatti, dopo un lungo e fecondo itinerarium mentis perviene alla formulazione di una teoria trinitaria, trialistica, dell’essere umano.
Al monismo materialista dell’ homo natura di Freud e dell’ homo neurale del riduzionismo scientifico biologico, che rifiuta ogni istanza spiritualistica che asserisca il dominio di entità ignote sulla mente, e al dualismo classico di Platone, Aristotele, Agostino e Tommaso d’Aquino sulla distinzione tra anima (immateriale) e corpo, Brunetti introduce il concetto di homo persona. Un soggetto provvisto di natura spirituale (spiritualis natura), che si manifesta come esistenza, essenza, esserci, spirito, pensiero, io, soggettività, trascendenza della persona, anima. Queste sono entità immateriali, le quali non sono “spiegabili” attraverso metodi scientifici sperimentali, empirici, e sono, finora, “indimostrabili”.
L’homo persona -spiega Brunetti- non coincide in quanto soggetto ontologico necessariamente con il soma e la psiche, ma coinvolge altre dimensioni, come per l’appunto quelle della coscienza, dello spirito, del pensiero.
Egli sostiene la distinzione irriducibile fra cervello, psiche e mente, ravvisando un carattere manifestamente incorporeo come elemento essenziale dell’individuo. Il pensiero, che è la più grande meraviglia del creato, trascende il corpo, è al di sopra della struttura materiale, ma si “incarna” (embodied) nel cervello, si “materializza”, senza perdere il suo carattere spirituale. L’essere umano produce idee ed emozioni e le “canalizza” attraverso il cervello, il linguaggio, i comportamenti, i gesti, i simboli.
“Non c’è mente senza cervello, non si può pensare senza cervello. Ma il cervello non è l’Io, non può essere identificato con il pensiero”. Il cervello “non spiega il pensiero, come avevano già intuito Socrate e Platone e poi i neuroscienziati Sherrington e J. Eccles e altri studiosi fra i quali Heidegger, Binswanger e Popper. E’ la persona, in quanto individualità originale, specifica e irripetibile, e non il cervello, che esiste, pensa, vede, ode, ama, odia, invidia, soffre, gioisce. E’ la persona che trascende e decide il proprio modo di essere e di esser-ci nel mondo”. L’esistenza dunque viene a porsi -secondo il pensiero di Brunetti- come una condizione ontologica, la quale si può definire “dimensione spirituale”. Questa forma ci permette di asserire che l’anima umana è “sostanza spirituale”.
In questa visione brunettiana, il piano epistemologico scientifico si amalgama in un rapporto di complementarità e integrazione con quello filosofico ed antropologico. Di qui, il suo grande merito -come hanno sottolineato alcuni neuro scienziati- di saper fondere in modo mirabile discipline scientifiche e discipline umane. “Un raro esempio -ha scritto il neuroscienziato Vizioli- di come possano coesistere l’umanista e lo scienziato”. E Brunetti -ha precisato- è un “umanista-scienziato”, e “uno dei pochi autori capace di scrivere un libro sul cervello, la mente e la coscienza”(Boncinelli).
Tutto questo rende conto della vastità dei suoi orizzonti e della molteplicità dei suoi saperi. Che lo rendono una figura poliedrica, versatile. Un percorso di ricerca e una lucidità di analisi che afferiscono alle neuroscienze per estendersi ad altre branche, come psichiatria, psicoanalisi, psicologia, pedagogie speciali, in un processo di interazione con la filosofia, l’antropologia e la letteratura. Quella di Brunetti -ha rilevato Rapisarda- è una “cultura universale”.
Sono discipline -precisa il noto scrittore- che hanno approcci epistemologici differenti, ma insieme concorrono a realizzare le profonde istanze etiche e spirituali innate nell’essere umano. In questa maniera, egli giunge ad un paradigma unitario dei saperi, considerati manifestazione della natura universale dello spirito.
Emerge uno scrittore capace di immergersi nel mistero profondo e oscuro del cervello, della mente e della coscienza con una scrittura fluida, gradevole e brillante, qua e là avvolta in assonanze poetiche, e con un chiaro valore culturale e scientifico. Pagine veloci, attraenti, godibili.
“Si rimane -scrivono molti suoi lettori e studiosi- sempre affascinati dalla lettura dei libri di Brunetti”.
Ha ricevuto molteplici premi, soprattutto istituzionali, in riconoscimento della sua opera e delle sue elevate qualità professionali, intellettuali e morali.
Chiediamo al professor Guido Brunetti dell’onorificenza concessagli da Papa Wojtyla, oggi San Giovanni Paolo II. Preferisce non parlarne. Obiettivamente -osserviamo noi- ricevere un prestigioso riconoscimento da un Santo è un grandissimo privilegio, un evento eccezionale, irripetibile, storico. E’ impossibile non commuoversi.
Anna Gabriele
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Nessun commento:
Posta un commento