Giuseppe Perrozzi (Ritratto eseguito dalla moglie Lucia Borghi) |
Giuseppe Perrozzi fu appassionato cantore della sua terra, tra i più grandi della tradizione lirica vastese del ‘900.
Nacque a Vasto l'11.11.1899 e vi morì il 18.5.1973. Figlio di Vincenzo e Clotilde Anelli, andò volontario nella Prima Guerra Mondiale, combattendo nelle pietraie del Carso. Tornato a Vasto, dopo le vicissitudini della Guerra, si dedicò alla cultura, con particolare impegno per la poesia dialettale e per il folclore abruzzese, partecipando anche alle più importanti manifestazioni e ai convegni sui temi della poesia e della letteratura.
Attraverso la poesia dialettale scorre oltre mezzo secolo di vita della gente di Vasto, affidando un patrimonio che è anche una tangibile testimonianza della sua passionalità, tanto da farsi apprezzare per la sua indole aderente alla natura di un uomo vissuto
nel culto dei valori della Patria.
Importante la traduzione in vernacolo abruzzese dei primi cinque canti della Divina Commedia di Dante Alighieri (Tipografia Histonium-Vasto-1966), che fanno parte del volume "Dicémele a la nostre", una raccolta di poesie in dialetto vastese, abruzzese e romanesco, tratte da episodi di vita vissuta, di grande contenuto folcloristico.
Ma la figura di Giuseppe Perrozzi si rivela nella narrazione vigorosa e densa di immagini palpitanti, nel "Diario di guerra" e ne "Le poesie in tono minore" (Tipografia Histonium-Vasto-1974) pubblicate postume con il titolo "Tempi lontani", che conservano intatta la fresca genuinità dell'ispirazione lirica. Fu acuto critico ed a lui si deve la ristampa dell'opera dialettale di Luigi Anelli, di cui fu continuatore, quale vincolo di congiunzione del patrimonio poetico abruzzese.
Tra le pubblicazioni che meritano di essere ricordate "Li piaghe di lu Uaste", raccolta di versi dialettali (edizioni Arte della Stampa - Vasto 1946, seconda edizione Cannarsa Vasto,2004). Le poesie di Giuseppe Perrozzi rivelano momenti storici, patetici, gai, talvolta tristi, tutte ispirate dalla vita vissuta che, inseriti in un breve sonetto, riescono a narrare complesse vicende che ricalcano il profondo significato etico della gente umile, ma onesta, austera nella caratteristica espressione "forte e gentile" consapevole della nobile tradizione del passato.
E’ indelebile la figura di questo aedo vastese, sportivo e cultore appassionato delle arti, ex combattente, il "ragazzo del '99" che lascia i banchi del liceo di Lanciano per correre sul Grappa a difendere la Patria in pericolo.
Un poeta ispiratore di cenacoli artistici e letterari tali da avvicinare, nella traduzione dei cinque canti della Divina Commedia in dialetto abruzzese, Dante Alighieri a chi non potrebbe conoscerlo, attraverso la propria "parlatura paesana". Una versione nella quale il concetto dantesco viene analizzato e commentato mantenendo la rigida struttura del Poema, l'alternanza delle rime, il contenuto concettuale della rispondente terzina.
GIUSEPPE CATANIA
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