La sagra delle "pacchianelle" tra sacro e profano.
Soprattutto nei centri dell'entroterra vastese sopravvivono ancora intatti i riti e le manifestazioni che si collegano all'antica tradizione popolare, in un misto di sacro e profano.
Nella cittadina di Palmoli, in occasione della Festa della Madonna del Carmine, rivive, da tanti anni, la sagra delle "Pacchianelle", cioè le contadinelle, che richiama la curiosità e l 'attenzione della gente,
non solo, ma anche degli appassionati e degli studiosi del folklore.
Palmoli, 40 chilometri da Vasto, su di un colle alto 711 metri del versante destro della valle del fiume Treste, antico feudo dei baroni Severino Longo, Marchesi di San Giuliano, è sede di villeggiatura, specialmente estiva. Di epoca medievale sono l'impianto del borgo antico e il resto del castello. Da anni qui viene rappresentata la "Sagra delle Pacchianelle" che conserva antiche reminiscenze pagane, ancorate però ad una viva religiosità, che distingue, talvolta, il costume della gente d'Abruzzo.
La sagra ogni anno si rinnova in occasione della Festa della Madonna del Carmine, la cui statua è conservata nel Santuario del Convento della Sacra Famiglia. L'immagine della Vergine la sera de 26 luglio è trasportata in paese, scortata da una processione disposta in due ali di gente, fino alla chiesa di Santa Maria della Guardia. Frattanto, fin dall'alba, la gente del contado, alzatasi per tempo, è andata per i campi a raccogliere messi e fiori.
Alcuni paesani formano dei carri addobbati con nastri variopinti alle cui stanghe una volta erano sono aggiogati dei buoi. Sui carri vengono disposti cesti ricolmi di taralli e dolci vari confezionati dalle donne del luogo, vino cotto, animali da cortile, ceci freschi, granturco. Il Sacerdote benedice la folla che, intanto, ha gremito il sagrato della Chiesa, ed il corteo allora si muove lungo le vie del paese tra due ali di popolo in costume tradizionale. I "donativi" sono portati sino ad un colle dove vengono disposti per essere poi consumati dai presenti all'ora di pranzo.
Le "pacchianelle', le contadinelle addobbate in costume da festa, tornano alla chiesa per assistere alla celebrazione della Messa e prendere parte alla processione. La festa, ora, entra nel vivo. In piazza suona la banda musicale, mentre da una parte si procede alla "riffa" dei donativi, il cui ricavato farà parte del "tesoro" del comitato della festa onde far fronte alle spese.
La Sagra ha culmine con la cerimonia della premiazione del carro più suggestivo per coreografia e per originalità dell'addobbo. Resta così l'essenza di un rito che si perde nella memoria dei tempi, fino a trovare tracce nelle civiltà primigenie, quando venivano offerte alle divinità le primizie della terra, per invocare l'abbondanza del raccolto, ed ingraziarsi il favore divino.
Oggi, nella rievocazione della sagra l'atto di donare i frutti della terra invita la gente ad accostare il gesto al culto religioso, che vuole anche essere un rito di ringraziamento. Una celebrazione che la gente di Palmoli ama rinnovare, sia pure con accostamenti moderni e sapori nuovi, che, inevitabilmente, portano a modificare, col trascorrere del tempo, usi e costumi di vita tradizionale.
Giuseppe Catania
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