di Lino Spadaccini
Nel 1647 il Marchese Diego D’Avalos, fece erigere all'interno
della chiesa di S. Maria Maggiore una "maestosa
Cappella", dove poter conservare con maggior decoro la preziosa reliquia
della Sacra Spina, mentre i suoi successori, Cesare Michelangelo e D. Ippolita
d'Avalos, la arricchirono con ricche suppellettili sacre, destinando rendite
per farvi celebrare messa ogni settimana.
Francesco Carideo, nell'Inventario di tutti li beni di S. Maria Maggiore, redatto nel 1740,
a
proposito della cappella scriveva: "Dopo
questo (la cappella di Sant'Antonio abate) viene il cappellone della Sacrosanta Spina di Nostro Signore, la di
cui festività si celebra solennemente nel Venerdì della settimana di passione
con messa ed officio proprio. Detta cappella è di iurepatronatus della
eccellentissima casa d'Avalos, ed è beneficiario di detta cappella il quondam
don Cesare d'Avalos marchese del Vasto lasciò nell'ultimo suo testamento un
legato di annui docati trentasette e mezzo per il mantenimento delle
suppellettili e vestimenti sagri per uso di detta Cappella sicome al presente
si esiggeno con mandato della Regia Camera le liberanze di detto legato dalli
beni ereditarii di detto quondam marchese che si trova sub sequestro. In una nicchia
di pietra mischia con porta serrata a chiave dentro la stessa cappella si
conserva una miracolosa sagrosanta Spina di nostro signore Giesù Christo con un
vaso d'argento indorato, sapendosi per tradizione che dal Sommo Pontefice S.
Pio V (in realtà Pio IV) fu donata
detta Santa Spina al marchese del Vasto colla facoltà di collocarla in una
chiesa principale di Vasto" (Trascrizione da L. Murolo, Nostra Signora del Vasto).
Il 9 luglio 1718 ( vedi nota 1) il Capitolo, per
promuovere il Sacro Culto della Sacra Spina, ottenne dalla Sacra Congregazione
de' Riti un Ufficio particolare e Messa da celebrarsi nel giorno della festa.
Ed ancora, "nell'anno 1732",
scrisse Francesco Leone nel volumetto Notizie
Istoriche appartenenti alla Sacra Spina, "impetrò dalla stessa S. Congregazione
l'estensione di detto Officio e Messa a tutto il Clero Vastese così secolare
che regolare, e si ottenne da Pio VI Indulgenza Plenaria nel giorno della
Festa, ed altre Indulgenze per cinque giorni, che si premettono per preparàrsi
devotamente alla medesima" (vedi nota 2).
Oggi la Sacra Spina si conserva nell’omonima cappella
realizzata nel 1921 su progetto (del 1890) del giovane architetto vastese
Roberto Benedetti. Da un resoconto redatto nel 1930 dal segretario della
Confraternita del SS. Sacramento e S. Spina Espedito Ferrara, sappiamo che per
la realizzazione della cappella vennero spesi quasi 56mila lire: 12mila lire
per il progetto tecnico ed altrettanti per decorazione e pittura all'ing.
Cervelli, 21250 lire al muratore Bottari per stucchi e rifiniture, 8650 lire al
marmista Gigli di Pescara per la realizzazione della balaustra e del pavimento
in marmo, ed altre 2500 lire di spese varie.
In occasione della festa del 1924 la cappella venne
arricchita di un ricco lampadario a nove luci, dono dei vastesi Giuseppe e
Francesco Vinciguerra, residenti a Brooklyn; inoltre, tovaglie e cuscini
ricamati in seta, vennero donati dei coniugi Giuseppe Vinciguerra e Luisa
Altrude, anch'essi residenti a Brooklyn.
La cappella venne consacrata solennemente la mattina
del 15 marzo 1925 da S.E. Mons. Nicola Monterisi, Arcivescovo di Chieti e
Amministratore Perpetuo di Vasto. Per l'occasione venne offerta una nuova
tovaglia in seta dalla signora Teresa Forte, residente negli Stati Uniti,
ricamata dalla signorina Elvira Bonacci in oro con applicazione di pietre
preziose. Nel 1927 la cappella venne ulteriormente arricchita con "due torcieri ed una lampada votiva in ferro
battuto, di stile medievale", fatti realizzare a Firenze dall'officina
di Mario Marilli, a spese di alcuni vastesi residenti oltre oceano.
In occasione della festa del 1933 vennero inaugurati i
lavori di decorazione "a colori e ad
oro" dal pittore vastese Michele Roserba, "lavori riusciti di gradevole effetto per la scrupolosa perfezione delle
linee e per l'armonica disposizione delle tinte".
Chiudiamo con una bella e nostalgica poesia sulla Sacra
Spina, dal titolo Cambane de lu Vaste,
scritta dall'emigrante vastese Marcello Martone, pubblicata nel 1948 sulle
pagine del periodico Histonium:
E vvole lu penzire mé
a lu Vaste…
Nen sènde che nu sone
de cambane:
na vocia sole, senza
cchiù cuntraste,
na vocia sole e
ppiane… piane piane
Gnè ccanda me vulésse
nazzicaje
angore mo, pe la
cundinuazione
de chelu sonne bbèlle,
che n’ se saje,
ndraviste ‘m bracc-i-a
mmamma mèja bbone.
Canda recorde chiame
chelu sone,
canda recorde chela
cambanèlle
ch’ogn’albe
s’accurdave a la canzone
alègre alègre de la rinnilélle.
E ttu, cambane de la Sanda Spine ,
me stì ssunà mo tu,
cambana care?
Te sende gna se ffusse
da vicine,
pure se ttanda mare ce
separe.
Ere nu citilélle… e
so’ cresciute,
cambana mé, ma troppe
troppe lèste
credènne gna se créde
e ss’è credute,
cambane de dulore e
dde tembèste.
Cambane de lu Vaste
angore, angore…
Vulésse ariminije a lu
cchiù pprèste
p’aresindirve, ecche,
a ssunà gné llore,
p’aresindirve tutte… e
tutte a fèste!
Nota 1: Ad umillimas
preces Archipresbyteri, et Capituli Ecclesiae Collegiatae Sancte Mariae Majoris
Oppidi Vasti Dioecesis Theatinae ab Eminentissimo, et Reverendissimo Card.
Priolo in Sac. Rituum Congregatione relatas Sac. eadem annis citra
approbationem Spinae Coronae Domini Nostri Jesu Christi, quae, ut asseritum
fuit, in dicta Ecclesia S. Mariae Majoris asservatur, Officium proprium Coronae
Domini sub ritu duplici majori Feria Sexta Hebdomadae Pascionis, in qua solemni
pompa, ingentique Populi concursu Festum diatae Sacrae Spinae celebratur, a
Clero praefate Ecclesiae recitari possit, et valeat. Die 9 Julii 1718.
I. Card. De Abdua Praef.
N. M. Tedesci Episc. Liparit. S. Rit.
Cong. Sec.
A. F. Card. Zondadari
Pro-Praef.
N. M- Tedeschi
Archiepiscopus Apamenus S. R. Cong. Secretarius.
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