martedì 8 marzo 2016

ROMUALDO PANTINI (1877-1945) SCRITTORE E POETA DI RAFFINATA CULTURA


di Giuseppe Catania

Tra i personaggi illustri che hanno contribuito a dare lustro alla cultura italiana e vastese in particolare, spicca, per genialità e raffinata vena poetica e letteraria, Romualdo Pantini. Discendente
da agiata e antica famiglia, nacque il 21 febbraio 1877 da Elisabetta Cardone e Michele Pantini Celano (morì il 12 febbraio 1945).
Con una tesi su Dante Gabriele Rossetti si laureò in belle lettere presso l'Università di Firenze.
Per coltivare ed arricchire la passione per la cultura artistica, viaggiò continuamente, toccando Roma, Firenze, Milano, Parigi, dove incontrò numerosi esponenti della letteratura italiana, e collaborando a riviste e giornali tra cui "La critica letteraria", "L'illustrazione Italiana" "La nuova Antologia", "Il Corriere della Sera","la Gazzetta del Popolo', “La Stampa","Il Mattino".

Scrisse componimenti poetici, tra gui "Torquato Tasso - Sonetti "(12 sonetti, ottenendo un premio nel 1895); "Un Epitalamio di Saffio Ricostruito"(1897), "Canti" (1901 ispirato dalla Torre Eiffel,"Antifonario" (1905); "Canti di Vita" (1910).

Ma Romualdo Pantini si cimentò anche nella lirica drammatica, componendo la tragedia in cinque atti "Tiberio Gracco" che venne rappresentata (1912) al teatro Argentina di Roma dalla compagnia stabile, con personaggi descritti con mano sicura e che rappresentò come rivissuti nella luce di Roma, per bellezza storica e poetica. Successivamente compose nel 1914 "La notte di San Giuliano" andata in scena, con successo al Valle di Roma. Altri suoi lavori drammatici non rappresentati.

Scrisse argomenti di critica d'arte tra cui "Arte a Parigi" (1900), "San Geminiano", "Certaldo", "Amazzone" dramma cavalleresco e favola comica; "Passione" ispirato ad un purissimo amore. Altre, opere inedite: "Buffalmacco", "Corte d'amore", "Anello di Sakuntala", "Italica","Commedia Antica". Un'ode per Marconi e Giosuè Carducci; e "Danza dei sette veli" (per rievocare la sua prima giovinezza”:
Di sette veli ho cinto la mia vita. / Il primo è bianco come prima neve / e dice il sogno della fanciullezza. / E bianco è l'altro ma forse non lieve: / è svolata sul sogno un'amarezza / Suggestive le liriche "Madre al figlio lontano" O figlio mio, in che mondo ti ritrovi? / Da quanti mesi qua sola t'aspetto! / Ogni mattina riguardo il tuo letto: / è sempre intatto coi lenzoli novi, / ed ogni sera mi rimetto a farlo / e lungamente ti sorrido e parlo. / 

Altri lavori: "Canti di Maggio", "Il varo della nave Roma" "Arie e Cantilene"; "Femmina Morta", e “Morte che rinnova la vita”.

"Nella Valle" il poeta illustra il riposo estivo nella sua villa:
Grigia di ulivi e fresca di vigneti / s'apre la valle in contro a la marina / che di zona la chiude cilestrina / quasi a propiziarne i sogni queti / Quivi io riposo. E vision m'allieti / o pensiero di turbi,ogni mattina / coglier mi giova da la mia villina / tra querci e pioppi i murmuri secreti. / E se tal or sul flutto di cobalto / una raminga vela bianca accenna, / laggiù, verso la Punta della Penna, / io col desìo su quelle cime salto, / e m'Illudo così, sospeso in alto, / l'onda sfidar da una superba antenna.

 Tutte le composizioni poetiche di Romualdo Pantini vennero stampate, a cura di Gianni Oliva, nel 1976, dalla tipografia Histonium di Carlo Marinucci. Il 12 febbraio 1946 a cura di Carlo Palmili, sensibile poeta e affettuoso amico del Pantini, venne pubblicato (edizione fuori commercio dell'Arte della Stampa-Vasto) un "ricordo" dell'amico Palmili ad un anno dalla scomparsa
Quale ansia nuova di celeste ardore in Te s'accende, / or che tutto si snoda dal tuo cuore / profondo? / Eccomi a te dinanzi, inerme e solo / a misurar col pianto il tuo respiro! / Trafigurato sei, / e il tuo volto di grazia si compone / pel sereno trapasso!... / Fratello,or che la luce di bontà / In Te soccorre e l'anima sovrasta / qual miracol sublime di mistero / passi, e ritorni a noi “ per via di carità: / d'amore!

LA CASA DI ROMUALDO PANTINI 
 E' situata in via Giacinto Barbarotta.
Sulla facciata una lapide illeggibile Romualdo Pantini,nelle pause dei "suoi viaggi in Italia e all’estero, ha abitato in un palazzo situato alla sinistra di via Giacinto Barbarotta, nel centro storico cella Città. Sulla facciata vi è una lapide di marmo contenente la dedica all'illustre personaggio, del tutto illeggibile, come tante altre ve ne sono a Vasto. Purtroppo, in tema di memorie storiche e di protagonisti della storia di Vasto, le istituzioni cittadine si mostrano "insensibili" a curarne la celebrazione.


 Basterebbe che uno dei tanti "addetti" alla cure estetica della città (?) munito di pennarello, montando una scala, ricalcasse le lettere sbiadite delle lapidi, che esistano numerose in città a ricordo di uomini illustri che hanno contribuito e rendere lustro e decoro a Vasto.
 Giuseppe Catania

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