Ecco una galleria fotografica dei decenni scorsi
A San
Salvo e Scerni si riscopre la tradizione carnascialesca e la sfilata dei carri
allegorici, mentre a Vasto ci attende ancora una volta una domenica di
Carnevale desolatamente vuota.
Eppure,
dopo il buon successo dell'edizione 2015, che aveva riportato tanta gente in
piazza per la festa di
Carnevale "C'erano
una volta… cavalieri, principesse, pirati, maghi, draghi - Tutti in piazza con
Cupido", organizzata per iniziativa dell'associazione di volontariato
Ricoclaun e dell'associazione culturale "Officina in fermento", in
collaborazione con il Consorzio Vasto in Centro, Confesercenti, Confcommercio e
Comune di Vasto, sembrava che le cose fossero cambiate, rispetto agli anni
precedenti, dove si era fatto di tutto per far dimenticare il carnevale.
Due
anni fa, dopo la pubblicazione delle foto che ritraevano piazza Rossetti
completamente deserta, e le tante critiche giunte all'indirizzo dell'Amministrazione
Comunale, il sindaco, in un comunicato stampa, aveva ricordato che "Il Comune non ha mai negato sostegno e
collaborazione all'iniziativa privata e ritiene sterili e prive di spirito
costruttivo le stucchevoli polemiche legate alla mancata organizzazione del
Carnevale". Ed ancora: "Il
ruolo della politica è quello di mettere il soggetto privato nelle condizioni
di fare e realizzare eventi, manifestazione e spettacoli, non certamente quello
di sostituirsi all'iniziativa privata". Lo scorso anno, dopo il
successo della manifestazione in Piazza, si era parlato della festa come "esempio e stimolo per continuare e fare
meglio", naturalmente sempre con l'aiuto ed il supporto delle
associazioni locali. Ma i facili entusiasmi sono svaniti molto presto.
A Vasto,
nel passato, il Carnevale è sempre stato molto sentito. In uno scritto pubblicato agli inizi degli anni '50, il poeta e pittore
Carlo Palmili così descriveva lo scenario dell'epoca lungo corso De Parma:
"Durante il carnevale, il piccolo
corso si trasfigurava: migliaia di stelle filanti, di coriandoli, di drappi
multicolori, di lampade alla veneziana l'ornavano, sì che esso prendeva quasi
un aspetto di sala da ballo. Guai a quelle maschere che passavano per il corso;
venivano assalite da nuvole di confetti, soldi, monete d'argento, che i monelli
s'affrettavano a raccogliere precipitosamente da terra. Quanti di essi
restavano feriti? Tanti!...".
Un'esagerazione sparita nel tempo,
sostituita dai manganelli, dal lancio di uova e farina, fino ai più recenti ritrovati,
come la schiuma in bombolette spray. Il tutto bandito con ordinanze
eccessivamente severe, come ad esempio quella del 2007 (Ordinanza n.25
Prot.n.6992), quando per "provvedere
alla tutela dell'incolumità pubblica e ad evitare problemi di ordine pubblico",
furono previste pesanti sanzioni, addirittura oltre i diecimila euro, per
l'utilizzo di bombolette spray o similari, e lancio di uova o farina. Lo scorso
anno è andata meglio con sanzioni da 25 a 500 euro.
Del Carnevale di un tempo ormai rimane poco o nulla:
spariti il
"Carnevale morto", "lu Bballe mîte", "la
Cavallarèjje" e le sfilate dei carri allegorici, l'unica tradizione che
ancora resiste, è il canto de "La Štorie", scritta anno
dopo anno dal poeta Fernando D'Annunzio e portata in giro dai cantori del
Circolo Socio-Culturale "Sant'Antonio Abate".
Il Carnevale è sempre stato e dovrà continuare ad
essere una grande festa, un grande momento di aggregazione per il divertimento
di grandi e piccini. Tutte le feste e le sfilate organizzate nel corso degli
anni, hanno rappresentato esattamente ciò, basti ricordare l'enorme massa di
gente che si riversava sulle strade per vedere il passaggio dei carri
allegorici (l'ultima volta risale al 2008), oppure le tante persone accorse in
piazza lo scorso anno per la grande festa di Carnevale, realizzata con tanta
semplicità ad un costo esiguo.
Buon Carnevale a tutti coloro che credono ancora in
questa festa.
Lino Spadaccini
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