D’improvviso, il “molteplice” di Pitagora altro non diventa che
l’effetto della tèchne del monocordo
con cui, una volta individuato il diàpason, la divisione che ne consegue
definisce la successione “a salti” dell’aritmo-geometria. E cosa accade con la “cadenza sospesa” data
dagli accordi aumentati? Che l’ontologia dell’ eleàta Parmenide, si trova a
rappresenta il prolungamento ad libitum della “cadenza sospesa”
attraverso cui viene differita la conclusione del brano musicale. Che,
paradossalmente, la “cadenza sospesa”
diventa la “forma conclusa” che definisce il non-nascosto della conclusione. E
come giungere a Zenone e alla crisi
dell’eleatismo? Qual è il modo per cogliere il senso dei paradossi zenoniani
capaci di generare l’infinito dal finito, spezzando l’assoluto del divieto
parmenideo? Ecco che il “suono puro”, prodotto
dall’onda sinusoidale di Helmolz priva di ipertoni, riesce a dimostrare
l’esistenzialità del Essere; dello Sfero
sempre uguale a stesso dove ogni singolo punto ha l’identico centro e che trova
l’assoluta purezza, nell’infinito di una retta che ha la sua linearità nelle
curvature che la disarticolano. E la metafisica della musica delle sfere? Non è
forse verso che l’inudibile platonico è “sguardo” del pensiero – cioè, “idea” – sulle relazioni armoniche ad
esso sottese? E non è forse vero che solo il sordo – e Beethoven insegna – può
“vedere” (che è appunto “idea”)
l’inudibile della musica? E poi, non dobbiamo forse ritornare al nominalismo di
Gorgia per trovare quell’ autonomizzazione del significante che, con le sue diplofonie,
trifonie e quadrifonie, un grande sperimentatore vocale come Demetrio Stratos,
è riuscito a dimostrare? A precisare che « la voce è oggi nella musica un
canale di trasmissione che non trasmette più nulla», aggiungendo che «l’ipertrofia
vocale occidentale ha reso il cantante moderno pressoché insensibile ai diversi
aspetti della vocalità, isolandolo nel recinto di determinate strutture
linguistiche».
Sono questi alcuni temi affrontati dai ragazzi nel labirintico percorso
di «musica filosofica». Un progetto che
trova compimento nella interpretazione di un brano di melodia frigia – il più
antico della cultura occidentale giunto nella sua interezza fino ai giorni
nostri –, il cosiddetto Epitaffio di
Sicilo, cantato in greco antico dalla giovanissima Marta Nicolucci:
« Ὅσον ζῇς φαίνου·
(Hóson zêis, phaínou:
μηδὲν ὅλως σὺ λυποῦ·
mēdèn hólōs sỳ lypoû;
πρὸς ὀλίγον ἐστὶ τὸ
ζῆν. pròs olígon estí tò zên
τὸ τέλος ὁ χρόνος ἀπαιτεῖ »
tò télos ho chrónos apaiteî)
« Finché vivi, mostrati al mondo,
non affliggerti per nulla:
la vita dura poco.
Il tempo esige il suo tributo. »
Che cosa posso dire? Nessuno perda questa straordinaria occasione
d’ascolto nell’aula del III Liceo Musicale presso il Polo liceale “Raffaele
Mattioli” di Vasto.
Studiosi e interpreti:
Platone e la teoria delle sfere (Simona Spagnoli)
Pitagora e monocordo (Tecla Di Benedetto – Michele Taraborrelli)
Platone (Teoria dell'Ethos) (Marcella Giuliani)
Musicoterapia (Elia D'Ovidio – Gianna abatini)
Crisi dell'eleatismo e teoria della freccia nello spazio (Fabrizio De
Nadai)
Tono, accordo, stratos (Natan Ladisa )
Eraclito (Angelo Carosella –
Michele Mariani)
Talete e acqua (Alfonso D'Ercole)
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1 commento:
Trovo che gli alunni del prof. Murolo siano molto fortunati ad avere un insegnante così preparato.
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