PERCHE' NEL 1777 A VASTO FU CONCESSO IL PRIVILEGIO DELL'ANNUALE GIUBILEO ?
di LINO SPADACCINI
Tutto pronto per la Solenne Concelebrazione
Eucaristica, presieduta da S. E. Mons. Bruno Forte, Arcivescovo Metropolita di
Chieti-Vasto, prevista per domani
pomeriggio alle ore 17,30 a conclusione del Giubileo vastese.
Questa festa è un privilegio della parrocchia di S.
Pietro da 239 anni, da quando il 12 dicembre 1777, il pontefice Pio VI,
concesse alla comunità vastese la celebrazione del Giubileo nella terza
domenica di gennaio, per aver dato ospitalità a Papa Alessandro III dal 7
febbraio al 9 marzo 1177.
Un privilegio che quest'anno assume un significato
particolare, in quanto cade in concomitanza con il Giubileo
straordinario della
Misericordia voluto da Papa Francesco, con la possibilità di ottenere
l'indulgenza attraversando la Porta Santa nella basilica di S. Pietro a Roma,
oppure attraversando le Porte Sante aperte in tutte le diocesi (a Vasto nella
Concattedrale di S. Giuseppe), nelle principali basiliche e nelle chiese che
godono particolari privilegi, come nel caso della parrocchia di S. Pietro a
Vasto.
Per capire i motivi di questo evento importante,
facciamo un passo indietro e torniamo all’anno 1177 quando Papa Alessandro III,
partito da Siponto e diretto a Venezia, per fare da mediatore tra Federigo
Barbarossa e i comuni della Lega Lombarda, sostò nella nostra città per circa
un mese:
“Papa Alessandro III”, scrisse lo storico Ludovico Antonio
Muratori nella metà del Settecento (1744 - Tomo VII) nella sua monumentale
opera “Annali d’Italia”, “dopo aver spediti innanzi sei cardinali che
trovarono l’imperadore (Federico Barbarossa) a Ravenna, s’inviò egli a Benevento, dove dimorò dalla festa del santo
Natale sino all’Epifania. Di là per Troia e Siponto passò al Vasto, dove trovò
sette galee ben guarnite d’armi e di viveri, che il re di Sicilia gli aveva
allestite, con ordine a Romoaldo arcivescovo di Salerno e a Ruggirei conte
d’Andria, gran contestabile e giustiziere della Puglia, di accompagnare la Santità sua, e di accudire
agl’interessi del suo regno. Perché il mare fu lungamente in collera, non potè
il pontefice imbarcarsi se non il primo dì di quaresima, cioè a di 9 di marzo.
Undici poi furono le galee che il servirono nel viaggio; e con queste e con
cinque cardinali nella prima domenica di quaresima arrivò a Zara, e nel dì 20,
oppure nel dì 24 di esso mese felicemente giunto a Venezia prese riposo nel
monistero di San Niccolò al Lido”.
Alessandro III |
Qualche altro particolare sulla partenza del Papa dalla
nostra città possiamo leggerlo nella “Storia
dei Papi” (1853) di A. Bianchi-Giovini: “…Ma appena usciti in mare (probabilmente dal porticciolo di S.
Nicola della Meta), una burrasca divise l’armata: una parte rientrò
nel porto del Vasto; l’altra, nella quale era la galea del papa, fu spinta
sull’isoletta di Pianosa, ove il pontefice, dice il suo biografo, affaticato
dal digiuno, dal mal di mare e dalla paura, scese molto volentieri a terra, e
preparata una copiosa mensa, mangiò allegramente e di buon appetito”.
Tuttavia, è doveroso sottolineare la tesi di alcuni storici,
e tra questi anche il Prof. Costantino Felice, autore del libro Vasto Storia di una città, che in realtà
il pontefice Alessandro III si sia fermato a Vieste, sul Gargano, e non a
Vasto. Non abbiamo la competenza per giudicare gli errori di illustri
storici, ma non possiamo credere che il
Papa abbia concesso il privilegio a Vasto (e non a Vieste) sulla base di alcuni
testi, tra l’altro errati, o sotto la pressione di qualche politico o
ecclesiastico dell’epoca.
La preparazione spirituale al Giubileo, iniziata lo
scorso 10 gennaio, è stata affidata alle riflessioni
proposte dal Padre Dino Lorenzotti, dei minori francescani, e dal passionista
Padre Celestino.
Per lucrare l’indulgenza, i fedeli, confessati e
comunicati dovranno visitare la chiesa di Sant’Antonio di Padova (grazie al privilegio
ricevuto il 13 dicembre 1956, da Papa Pio XII, in seguito alla frana in cui è
rimasta coinvolta la chiesa di San Pietro ), e pregare secondo le intenzioni
del Pontefice.
Lino Spadaccini
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