domenica 6 dicembre 2015

L'Archeologia dà una mano al Turismo, ma necessita una nuova campagna di scavi!

Museo >Civico
di GIUSEPPE CATANIA

II turismo nella zona del Vastese, oltre a incontrare motivi, di interesse, dal punto di vista paesaggistico e di presenza di strutture ricettive di prim'ordine, offre una ricchezza inesauribile attraverso itinerari archeologici di notevole valore storico.

Vasto, in modo particolare, ha la fortuna di conservare, ancora intatti, i resti delle testimonianze archeologiche che confermano l'esistenza nel suo territorio di civiltà progredite, risalenti ad epoche
anteriori alla civiltà etrusca.

La prova evidente che nel territorio vivesse la popolazione osca, è data dalla presenza, nel Museo civico, di due tavole in bronzo incise nelle due facce a caratteri cuneiformi, con dedica votiva.

Ma la raccolta più splendida è quella sistemata nelle sale dello storico palazzo dei principi D'Avalos, costituita da ori, bronzi, marmi, lapidi, sarcofaghi, statue (tra cui una testa giovanile di Lucio Valerio Pudente, poeta tredicenne incoronato in Campidoglio) ed altri fittili provenienti dagli scavi effettuati ad iniziare dal secolo scorso.

Negli anni ’70, la conferma dell'esistenza, nel sottosuolo della Città del Vasto, di un agglomerato urbano risalente all'epoca romana, con la scoperta delle Terme Romane nella zona della Madonna delle Grazie, assieme ai resti di mura reticolate, una parte di strada romana nel caratteristico basolato.

Tutto per testimoniare che l'antica Histonium, municipio dei Romani, pressappoco tratteggiava la conformazione della toponomastica dell'attuale Vasto, centro storico.

Ogni tanto, scavandosi nella parte vecchia della città, affiorano mura costruite con la tecnica delle tessere, lapidi con iscrizioni romane, monete antiche ed altri esempi archeologici di importanza storica.

La stessa città conserva, in alcuni edifici, tracce ed iscrizioni ancora intatti. L'itinerario archeologico, accompagnato a quello turistico, da Vasto potrebbe irradiarsi attraverso i centri dell'entroterra vastese così ricchi di testimonianze storiche, per giungere fino a Schiavi d'Abruzzo dove sono stati rimessi a nudo gli avanzi di un tempio italico ed altri edifici dedicati al culto, insieme a tombe ancora intatte.

Esempi architettonici che hanno sfidato i secoli e, nella quiete delle montagne, ora si offrono al guardo di chi, amante della storia e del passato glorioso delle nostre genti, è portato a riscoprire le vestigia di una civiltà tramontata, ma che, però, reca sempre evidenti le tracce.

La sfida che ora si pone davanti a noi è una nuova campagna di scavi che potrebbe portare a sensazionali scoperte nella zona.

Ma ci sarebbe bisogno di un’azione comune di autorità locali e addetti ai lavori per predisporre un piano armonico di sviluppo, in cui l’archeologia ha il ruolo che merita. Impegno da estendere anche alla tutela del patrimonio storico ed archeologico esistente, anche nei casi di talune scoperte ritenute di “minima entità”.

Lo stesso storico Marchesani nel 1838 nella sua storia faceva tanti riferimenti che meriterebbero di essere approfonditi. Per esempio parlava del tempio dedicato alla Dea Cerere dove fu edificata la chiesa di San Pietro (di cui oggi resta solo il bel portale). Parlava di templi dedicati a Giove Ammone, Bacco e di tant’altro ancora.

E' chiaro, dunque, che solo con un tenace impegno si potrà ottenere l’inserimento di Vasto e dintorni nei canali di finanziamento, facendo anche leva sulle condizioni di privilegio, rispetto alle altre città della regione, per l’inestimabile raccolta storico-archeologica già gelosamente custodita nel proprio museo cìvico.
GIUSEPPE CATANIA

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