E dopo Natale scomparivano misteriosamente, proprio com'erano apparsi!
di LINO SPADACCINI
Il Natale, con la sua magica atmosfera, le sue luci, i suoi colori, è sicuramente la festa più attesa dell'anno sia dai grandi che dai piccini.
di LINO SPADACCINI
Il Natale, con la sua magica atmosfera, le sue luci, i suoi colori, è sicuramente la festa più attesa dell'anno sia dai grandi che dai piccini.
Le strade, i negozi ed i balconi dei palazzi sono ricolme di luci
colorate, mentre all'interno delle abitazioni, per la gioia dei bambini, si
prepara il tradizionale presepio ed il tipico albero natalizio ricco di luci e
palline colorate.
In molte case si sente l'odore caratteristico dei dolci tipici natalizi
fatti in casa, secondo antiche ricette tramandate, anche se torroni, panettoni
e pandori tradizionali o farciti, ormai prevalgono sulle nostre tavole.
Una delle figure tipiche del Natale, che ormai va scomparendo è quella
dello zampognaro. Un tempo già dall'autunno, per le strade della nostra città,
si udiva il tipico suono della zampogna intonare i canti della tradizione
natalizia. Provenienti soprattutto dal vicino Molise, gli zampognari, con il
loro caratteristico cappello e
foto antiche >>>
mantello, portavano un po' di allegria e
l'augurio del Natale in cambio di una piccola offerta.
Il pittore Carlo D'Aloisio da Vasto, in un articolo pubblicato nel 1916,
nel pieno del conflitto europeo del '15-'18, così ricordava la figura degli
zampognari: "Avvolti nel mantello
turchino, le gambe strette nelle liste dei sandali. Uno recava la ciaramella,
l'altro la cornamusa. Gli zampognari ritornavano, di dove? Da qual lontano
paese? I suonatori dei primitivi strumenti erano per lo più dei pastori che per
nove giorni lasciavano ad altri la cura del gregge e venivano in paese, solo
dal sospinto della fede. Quando arrivavano in paese era una festa. I ragazzi li
seguivano a frotte. Venivano per celebrare la novena di Natale. Per nove
giorni, dinanzi ai tabernacoletti sparsi lungo le vie campestri, sotto la neve
o davanti a le immagini sacre delle case, i suonatori di cornamusa suonavano la
nostalgica poesia pastorale. Finita la novena, le famiglie compensavano gli
zampognari con una sacchetta di noci, un orcio d'olio, qualche pezzo di cacio,
qualche dolce e trenta soldi di rame… Gli zampognari", concludeva il
pittore vastese, "avevano finito la
novena ed erano scomparsi misteriosamente, com'erano apparsi. Nessuno sapeva di
dove venivano, né dove tornavano: il Natale li riconduceva oltre i monti con la
sua leggenda".
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