venerdì 7 settembre 2018

Itinerari: TUFILLO, una piacevole evasione tra il verde e la natura

Tufillo, La chiesa di Santa Giusta sec. XIII,
monumento nazionale 
di GIUSEPPE CATANIA

La strada che dalla vallata del fiume Trigno porta su arrampicandosi fino a Tufillo, a 578 metri sul livello del mare, è tra le più belle per attrattive naturali e paesaggistiche. Tufillo, una volta di duemila anime, oggi 500, piccolo centro del retroterra vastese, è un centro agricolo del subappennino frentano, situato quasi sulle pendici sud-orientali del monte
Farano che domina con i suoi 705 metri, sul versante sinistro detta media valle del Trigno.

Il Trigno, infatti, scorre su di un vasto bacino montano cui fanno corona rocce grigie ricoperte di muschio verdastro. Qualche pascolo qua e là interrotto da cupe abetaie, formano il paesaggio di questi luoghi, dove la presenza dell'uomo si intravvede sulle sommità dei colli, in agglomerati dominati da vetusti campanili.

Una volta d'estate i pastori vi guidavano i loro greggi lungo gli impervi e fioriti pendii. Tufillo è citato col nome di «Tufilli» in documenti che risalgono ai primi anni del secolo XIV. E si conferma che nel secolo XVIII divenne feudo dei marchesi di Bassano.

Qui il tempo scorre lento nella dolce beatitudine della contemplazione della natura e la popolazione obbediente alla tradizione che vuole la nostra gente «forte e gentile» ama dimostrare una schietta cordialità verso il forestiero.

I boschi sono estesi ed i pascoli costituiscono la più importante risorsa naturale cui i «tufillesi» dedicano il loro lavoro in allevamenti, nella conduzione agricola in genere. Purtroppo, il triste fenomeno della spoliazione delle nostre campagne ha accentuato l'esodo favorendo l'emigrazione dei «tufillesi» prima verso l’estero e le altre città d’Italia, e poi verso la costa.

Nei decenni scorsi si parlò di un progetto che poi non vide la conclusione. All’epoca così presentammo l’iniziativa:
Purtroppo, il triste fenomeno della spoliazione delle nostre campagne ha accentuato l'esodo favorendo l'emigrazione dei «tufillesi» verso la Germania, il Canada e gli Stati Uniti, in attesa che un miracolo venisse per modificare l'economia del luogo: Infatti, nella conca di Tufillo nascerà un lago artificiale, quasi a voler lambire in un simbolico abbraccio, un'opera moderna con quella antica, la chiesa di S. Giusta che conserva un bellissimo portale in travertino riccamente scolpito, del secolo XIII.
L'invaso .si .estenderà per oltre 609 ettari e sarà orlato da una strada panoramica. Il lago sommergerà alcuni ubertosi terreni e lambirà quasi quasi l'abbazia di S. Maria di Canneto, sotto il colle di Roccavivara, dall'altra parte. Una colossale opera, di cui si è avuto l'inizio, guardata con altrettanto interesse dai tufillesi, che alzerà la base della diga per 60 metri e l'arco che ne disegnerà il coronamento, appoggiandosi ai fianchi della valle, supera i 500 metri dì lunghezza. Per ricavare l'appoggio della diga, consolidarne le basi, aprire il tracciato della galleria di derivazione, lungo più di 11 Km. con pendenza di 120 metri, e scavare il pozzo piezometrico e sala macchine della centrale idroelettrica, saranno rimossi oltre un milione di metri cubi di terra. Il igantesco serbatoio di 100 milioni di mc. servirà per alimentare la centrale, installata in galleria, presso il colle iloragno di Fresagrandinaria, che disporrà di una potenza di oltre 30 mila kwh: di là sì dipartiranno linee ad altissima tensione che collegheranno l'impianto con le reti nazionali. Questo il miracolo che si attende a Tufillo. Uno dei più grandi benefici che la montagna possa elargire: l'energia racchiusa nelle acque impetuose e defluenti a valle; una forza che, trasformata in elettricità, animerà nuove iniziative e nuove fonti di lavoro, schiudendo, altresì, l'orizzonte turistico con più armonia verso le bellezze naturali delle località del vastese ancora ignote. Quelle bellezze che il turista può avere in questo angolo di terra che è anche di grande assortimento di itinerari e passeggiate verso una quiete assoluta, lontano dai chiassi e dai suoni, dove la contemplazione della bellezza ha il magico potere dì addolcire gli animi”.


GIUSEPPE CATANIA
 

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