di Giuseppe Catania
Andrea Staffa |
Staffa si è riportato alle testimonianze archeologiche superstiti della necropoli, già identificata nel 1908, lungo il "Regio Tratturo" a nord della chiesa di S. Antonio Abate, nella località Luci, Conicella, Castello. La campagna di scavi lungo il tratturo iniziò nel 1911, dopo che l'Ispettore Onorario del Circondario di Vasto e direttore del Gabinetto Archeologico, Luigi Anelli, aveva segnalato l'esistenza il sito con il rinvenimento di tombe e suppellettili. Il dott. Staffa ha precisato che si trattava, dopo gli interventi del Soprintendente di Ancona Innocenzo Dall'Osso e degli scavi condotti dal soprintendente Ignazio Messina, in collaborazione con l'Anelli, di un insediamento protostorico risalente al VI - IV secolo a.C., sull'importante asse viario, ripreso in età medievale, dal tratturo L'Aquila-Foggia.
Questo percorso da nord tocca il Sinello lungo il Vallone del Maltempo e la chiesa di S. Antonio Abate, costituendo il principale ramo esistente nella zona della via Flaminia Adriatica.
L'insediamento della sommità di Colle Tratturo viene datato fra il VII e VI secolo a.C. in posizione difensiva a oriente, a nord della necropoli, a controllo dell'itinerario antico dove sono stati rinvenuti reperti interessanti, tra cui tombe con arredi, tra cui scheletri con orientamento a nord o a sud, in posizione supina, con le mani allineate lungo le cosce; calici con piede "con avanzi di vernice rossiccia", lance, coppe monoansate, olle d'argilla figulina, vasetti, ornamenti in bronzo, fibule, armille, anelli, bracciali a spirale, cuspidi di lance, e nei pressi anche resti di alcuni fondi di capanne medievali, certamente residui di un insediamento che ricalcava quello preesistente. Testimonianze di una antica civiltà che ebbe fiorente esistenza in queste zone della città e che ancora oggi costituiscono non solo oggetto di studio per gli appassionati della storia e dell'archeologia, ma anche la traccia evidente per approfondire ulteriormente la storia di un popolo che, sebbene scomparso, ha ancora da dire all'uomo di oggi.
Giuseppe Catania
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