di Giuseppe Catania
Alla sinistra della foce del fiume Sangro, sulle alture della fascia litoranea, posto alla
sommità pianeggiante di un colle sorge Fossacesia, centro urbano che fu possesso dal
XIl al XV secolo dell'Abbazia di San Giovanni in Venere.
Infeudato ad Agamenno di
Riccardo (1473), Federico di
Monforte, Antonio Xasa (1533)
e Giovanni De. Rubeis (1600).
fino al 1863 venne chiamato «Fossaceca».
Sopra una eminenza selvosa che domina l'Adriatico,
poco lungi dalla foce del Sangro, verso nord, si ammira
la monumentale chiesa di San
Giovanni in Venere con belle
colonne marmoree ed altri
materiali preziosi provenienti
dall'antico tempio pagano di
Venere, sulle cui
rovine venne edificata da Trasmondo,
conte di Chieti.
Il tempio pagano, dedicato
a Venere Conciliatrice, celebre per l'oracolo, presso il
quale si componevano le liti
coniugali, era in forma ottagonale con mura di pietre
riquadrate e mattoni larghi.
Davanti alla porta si schiudeva
un vestibolo sorretto da
sei colonne; l'interno era ricco
di dipinti, di altari per sacrifici,
dì vestiboli per gli oracoli, di nicchie e di camerette
per il riposo e nel sottosuolo,
si aprivano ambulacri di cui
oggi si ha ancora tenue, traccia.
Si ha traccia della fondazione
dell'Abbazia nel secolo
VI, ma in documenti solo
nell’VIII secolo, per poi essere
ampliata e munita di fortificazioni
nel scc. XI.
Venne ricostruita nel sec. XII dopo i duri saccheggi patiti da fra'
Moriale e dal conte Lando
(1355) da cui venne irrimediabilmente
rovinata.
Sulle basi del tempio pagano
nel 1165 il conte Trasmondo
fece edificare la chiesa
in forme cistercensi. con
l'annesso monastero, impiegando
le belle colonne di cipolline
e granito, i marmi pregiati e le pietre scolpite a
mano.
Nello stesso posto il monaco
Martino, seguace, di S. Benedetto,
fece la cappella ed il cenobio dedicato a San Giovanni
ed alla Vergine Maria.
La chiesa, come, si presenta oggi aperta al culto, è a forma
di basilica romana con
tre. navate divise da pilastri-
colonnati che sorreggono archi
a tutto sesto. Ciascuna navata
termina con un'abside
accessibile per mezzo di 14
gradini. Le pareti lasciano ancora intravedere residui di
affreschi che le ornavano.
La cripta conserva la forma
primitiva, con le colonne e i
capitelli che reggono la volta
a croce e le tre absidi con
tre altari ornati di marmo, le
cui pareti recano pregevoli dipinti del XII secolo di Luca
di Pollustro da Lanciano.. Nel-
l'abside centrale appare Cristo
in trono circondato da una
ghirlanda di angeli, recante
sulla sinistra un libro con la
scritta « Ego sum lux mundi »,
«Via, veritas vita». Da un lato
san Giovanni Battista con il
motto «Ecce Agnus Dei, qui tollis peccata mundi». Dal-
l'altro la figura di San Giovanni Evangelista.
La, Vergine è la composizione più conservata. E' assisa
con. in braccio il Putto, circondata da S. Nicola di Bari
in abito episcopale, reggente
in mano il pastorale e benedicendo con l'altra, e da San
Michele Arcangelo in abito
rosso, con il corpo cinto da
una stella bianca.
Di fronte è
visibili; l'altra composizione di
S. Maria de Flumine, cosi descritta
dal Bindi nei monumenti
storici ed artistici degli
Abruzzi “un tipo di una
bellezza meravigliosa per la
sua ingenuità, la serenità, la
dolcezza del volto, per l'atteggiamento
pudico che commuove
e rapisce”.
L'opera, che fu eseguita un
secolo prima di Cimabue e
Giotto, rappresenta un capolavoro dell'arte pittorica per la morbidezza e la finezza del di pennello, e per l'insuperabile espressione dei volti, e per la grazia e le movenze dei corpi proporzionati,
fu ordinata dall'abate Odorisio II (di cui rimangono i resti del monumento funebre sul lato sinistro della facciata) a Luca da Pollustro che ebbe ad eseguire anche altri
dipinti nel sotterraneo della chiesa.
Nella stessa cripta si conserva un affresco con il Salvatore assisa in atto maestosa
che alza la mano destra per
benedire, mentre regge con
l'altra il Vangelo chiuso; e
un sepolcro di tufo giallo con
ornamenti di foglie ed altri
fregi. A fianco della chiesa e
al chiostro era un monastero
benedettino, quasi distrutto.
GIUSEPPE CATANIA
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