MA ANCHE SECOLO DI DEPRAVAZIONE E CORRUZIONE DEI COSTUMI E DELLA MORALE
di Giuseppe Catania
"Povera Italia, chi potrà annoverare tutti i tuoi mali, chi potrà rendere adeguatamente con le parole i nostri dolori e le turpi ignominie e le umiliazioni patite dai barbari?"
E’ quanto lasciò scritto
un contemporaneo del 1530 l'anno in cui a Bologna veniva incoronato Carlo V.
Era l'epoca in cui ferveva l'ardore dell'Umanesimo e del Rinnovamento.
Ma era anche il tempo in cui, al Rinascimento dell'arte e della cultura, si accompagnava una carenza di coscienza morale e politica, a fianco delle quali germogliava la corruzione.
Triste retaggio del Medioevo le cui radici di barbarie e di ignoranza erano profondamente infisse.
La licenziosità aveva anche riflessi sui costumi ed i prodotti di tali depravazioni costituivano la delizia della migliore società.
Il Bandello, vescovo umanista, autore di novelle alquanto licenziose; Pietro Aretino il poeta e scrittore più amorale del Rinascimento, rappresentavano lo specchio di quel tempo.
II culto della bellezza corporea, quasi pagana, la corruzione dei costumi, la bramosia del godere, la rilassatezza della morale familiare, i traviamenti delle passioni imperversavano tanto a spingere il futuro papa Enea Silvio Plccolomini a dichiarare apertamente:
"Ai nostri tempi l'Italia è governata in grandissima parte da gente nata fuori dal matrimonio"
Fioriva anche il fenomeno delle "cortigiane" caratteristica attività pubblica e privata dell'epoca per distinguerla dal novero delle altre peccatrici, quasi a voler loro dare un titolo onorifico (1),
Era l'epoca delle contraddizioni.
L’Italia era divisa in tanti staterelli, sovente preda dello straniero.
Il pugnale sostituirà la spada ed il tradimento la migliore politica dell'oppressore che assoldava lanzichenecchi sotto le diversa bandiere, per il gusto di praticare l'arte della guerra e, più spesso, per sete di guadagno.
L'umanità era anche vittima di un flagello conosciuto in Italia come il "mal francese" e dai francesi e spagnoli detto "mal napoletano". Nessuno venne risparmiato.
II "male del secolo" come venne detto, colpì inesorabilmente, come ebbe a testimoniare Iacopo Berengario da Carpi durante il suo soggiorno a Roma nel 1524, gli ecclesiastici e i più ricchi, a causa della vita dissipata che conducevano, sia italiani che stranieri. Non sfuggirono neanche Erasmo, Enrico VIII, Francesco 1° e la Bella Ferronière,lo stesso Carlo V , Cesare Borgia figlio di Alessandro VI, Andrea Lando vescovo di Creta (2).
La prima manifestazione virulenta del male risale all'epoca della prima spedizione francese a Napoli nel 1495 e se anche la malattia ebbe rapida diffusione tra 1a fine del XV secolo ed il primo quarto del XVI secolo, si è chiaramente stabilito che la prostituzione fu il veicolo privilegiato del diffondersi dell'epidemia. (3).
In particolare, molte dame, terrorizzate dal rischio di essere infettate dal male, decidono di entrare in convento per un periodo di ritiro. Spesso, però, le antiche peccatrici furono causa di turpitudini, come si ebbe a scoprire nel monastero delle "convertite" di Venezia, nel 1551. (4)
Era questo un aspetto del mondo mitico del Rinascimento, epoca aurea delle belle cortigiane che sono, tuttavia, protagoniste e dei lussi di corte e della nascente civiltà letteraria considerata, altresì, il non plus ultra di quella epoca, anche se la realtà, spesso, non fu rosea più di quanto apparisse.
Una realtà spesso oscura e penosa che sottoponeva alcune cortigiane a soprusi e vessazioni, sfruttamenti che, talvolta, quando non le consumava la sifilide, erano indotte a consumarsi anzitempo o a porre fine ai giorni con il suicidio, come lo fu per la bella "Lucrezia" Imperia, imperatrice delle cortigiane romane sotto Giulio II, figlia di una prostituta (nata nel 1481). (5).
Tra gli adulatori di Imperia il romano Camillo Porzio, professore di retorica all'Università di Roma, divenuto poi cameriere segreto di Leone X, titolare di un arcivescovado negli Abruzzi; Bernardino Capella, poeta e studioso di classici, autore di epigrammi licenziosi; il patrizio Angelo Colacci, tesoriere pontificio e vescovo, l'umanista bolognese Filippo Beroaldo (1^-72-1528); Angelo del Bufalo, gentiluomo romano; Agostino Chigi, uno fra i più ricchi uomini del suo tempo. Si ha notizia di un'altra famosa cortigiana, Tullia D'Aragona, figlia, a detta della madre, del cardinale Luigi D'Aragona. Tullia fu l'amante di Bernardo Tasso, padre di Torqùato autore della Gerusalemme Liberata. (6).
Venne definita la "ninfa" del cenacoli più in voga e compose i 'Dialoghi dell'infinità di amore" che dedicò al duca di Firenze Gaspara Stampa (1523) considerata figlia di buona borghesia, ingannata da un indelicato amante "onesta" cortigiana, borghese di facili costumi.Nel 1528 si innamorò del conte Collatino di Collalto che l'abbandonò nel 1551 e per il quale scrisse rime d'amore.
Veronica Franco, nata nel 1546 da una cortigiana, andò sposa ad un medico, Paolo Panizza da cui si separò a 18 anni. Frequentò Palazzo Venier dove si radunavano i più famosi letterati, tra cui Bernardo Tasso, Sperone Speroni principe dell'Accademia degli Infiammati di Padova; Paolo Manunzio il famoso stampatore; Pietro Aretino. Morì all'inizio di luglio l591, a 45 anni.
GIUSEPPE CATANIA
Note (1)- Innocenzo VIII, nel 1488 con un suo editto "vietava ai preti di tenere macellerie , taverne , bische e lupanari,e di farsi per danaro, mezzani di meretrici" (G.Sacerdote -Cesare Borgia, Ediz. Rizzoli 1950).
(2)- Di questo male del secolo molti autori hanno lasciato descrizioni più o meno particolareggiate, ma la palma tra i "sifiligrafi" del tempo va senza alcun dubbio al medico e poeta veronese Girolamo Fracastoro (1483-1553) a cui si deve tra l'altro il nome stesso di sifilide che da lui verrà dato al male" (Paul Larivaille-Le Cortigiane nell'Italia del Rinascimento Ed.Rizzoli 1983).
(3)- "Effettivamente, non solo attraverso le circa 800 "filles de joie» che le armate di Carlo VIII trasportavano, a quanto si dice, sui loro carri, ma anche attraverso le cortigiane italiane e la loro cosmopolita clientela la "Tres-Haulte et Puissante Dame Vérolle", si diffonde in pochissimi anni in tutta l'Europa, non risparmiando nessuno strato della società" (Paul Larivaille op.cit.).
(4) Solo in quell'anno si viene a scoprire che da almeno 19 anni il confessore del monastero delle Convertite si toglieva le sue voglie con le pecorelle a lui affidate, che erano quattrocento, e per lo più giovani e belle" (Paul Lari vaille, op.cit.).
(5)- "Isabella De Luna, a dispetto della sua ricchezza e delle altissime protezioni di cui godeva, non sfuggi ai rigori di una giustizia che si vantava di schernire e alla fustigazione sulla pubblica piazza. La bella Angela Zaffetta cade nella trappola tesale da uno spasimante che aveva messo alla porta e deve subire l'oltraggio di varie decine di maschi, diventando, quando la notizia viene diffusa, e Immortalata da un arguto rimatore, lo zimbello di tutta Venezia e dell'Europa intera. La stessa Veronica Franco, la più grande e la più famosa delle cortigiane veneziane del Rinascimento, si vide costretta a sfidare a duello l'autore di versi ingiuriosi sulla sua persona, per salvare la situazione e la reputazione cui a strettamente connessa" (Paul Larivaille op.cit.).
(6)- Bemando Tasso è lo stesso che nel suo poema Amadigi non mancò di esaltare le doti di Vittoria Colonna, nonché del Marchese e la Marchesa del Vasto,dichiarando la sua riconoscente gratitudine per i "grandi e continui benefici ricevuti".
G.C.
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