“I cristiani d’Oriente sono le prime vittime dell’arretramento culturale e
civile in seno al mondo musulmano”. Con questa denuncia,
Hocine Drouiche, imam di Nîmes, in
Provenza, Presidente del Consiglio degli Imam del sud della Francia e
vicepresidente della Conferenza degli Imam di Francia, ha iniziato il suo
intervento al Parlamento Europeo il
primo luglio scorso, riunito per discutere la
“Persecuzione dei Cristiani nel Mondo”. Un ampio e lucido j’accuse contro l’islam
politico che inspiegabilmente (?) sui grandi media nazionali è passato inosservato;
fortunatamente è stato riportato integralmente in italiano e in inglese dal
portale “Asia News” del Pontificio Istituto Missioni Estere.
Colgo questa occasione per tornare a parlare di questo
drammatico argomento dopo aver ricordato che sono oltre cento milioni i
cristiani perseguitati nel mondo, non solo, evidentemente, nei Paesi islamici,
L’analisi che Hocine Drouiche fa dell’attuale
condizione dell’islam si sviluppa per ben 14 pagine e vale la pena leggerne qualche brano.
*Nel mondo i
cristiani sono perseguitati, braccati, privati del lavoro, imprigionati, torturati,
assassinati. Tutti i mezzi sono usati per costringerli a rinnegare la loro
fede, compreso il rituale dello stupro collettivo, considerato in certi stati
come una forma di sanzione penale. Possedere una Bibbia è diventato un crimine,
proibita è la celebrazione del culto, si è tornati ai tempi delle messe nelle
caverne e dei primi martiri”.
L’imam francese non ha difficoltà ad ammettere che tra i principali fattori che spiegano la
persecuzione anti cristiana – “aumentata in tutto il mondo e, in particolare,
nel mondo musulmano” – vi è “un islam politico secondo cui la presenza dei
cristiani nel mondo musulmano non è mai una possibilità. Essa costituisce
piuttosto una minaccia”.
E Poi Drouiche va oltre e non minimizza, tanto meno
giustifica la posizione delle grandi autorità spirituali islamiche che è
apparsa, come molti hanno osservato, “fin troppo morbida riguardo l’escalation
jihadista nel vicino e medio oriente”, perciò “la pratica dell’islam contemporaneo è molto
più vicina al settarismo, piuttosto che a una religione universale e aperta”.
La colpa di questo sfacelo, ha sottolineato l’Iman, con
coraggiosa onestà intellettuale, è di “un islam interpretato alla lettera,
chiuso in se stesso, che divide il mondo in bianco e nero, musulmani e
miscredenti, fedeli e infedeli, amici di Dio e nemici di Dio. La nascita del
fanatismo in un simile contesto è inevitabile”. E i cristiani d’oriente – ha aggiunto l’imam di Nîmes – “sono stati le prime vittime di questo
arretramento culturale e civile in seno al mondo musulmano”. Ed ha
aggiunto: “il discorso islamico si distingue per una ambiguità di fondo e, in
alcuni casi, per un doppio senso. Si è per la libertà religiosa ma non si fa
nulla per impedire che un apostata venga giustiziato o per condannare in modo
fermo la persecuzione dei cristiani nel mondo arabo-musulmano”.
E ancora: “Come si spiega che l’islam europeo sia
rimasto muto e silenzioso davanti al massacro degli ebrei a Parigi e a Tolosa,
sul suolo europeo? Nel luglio 2014 si è tenuta una manifestazione
pro-palestinese durante la quale si è sentito gridare ‘morte agli ebrei’. E
nessun rappresentante dell’islam in Francia si è per questo indignato”.
Il problema, conclude con amarezza Drouiche, è che ”l’islam politico si sta
allontanando sempre di più dall’islam dell’umanesimo, dell’apertura e della
tolleranza. Esso si è trasformato in una
ideologia che strumentalizza la religione per fini che sono contrari ai
precetti stessi della religione”. Il discorso religioso – ha aggiunto – “si
compiace nel condannare il dibattito sull’identità in atto in Francia e, al
tempo stesso, si definisce lui stesso attraverso la sua identità religiosa e
rifiuta di integrarsi nell’unità nazionale dei paesi europei”.
Perfetto! Ecco, avrei voluto che
questo discorso chiarissimo fosse stato pronunciato da un italiano, cristiano o
musulmano non importa, con tono fermo, ma senza isterismi.
NICOLANGELO D’ADAMO
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