lunedì 13 luglio 2015

Personaggi: il capitano GAETANO NIRICO e le sue tormentate vicende militari

di Lino Spadaccini

Il 12 luglio del 1837 moriva di colera a Marineo, in Sicilia, il vastese Gaetano Nirico, capitano aiutante maggiore dei reali eserciti napoletani.
Nato a Vasto il 26 marzo del 1790 da Cosimo, dottore in medicina e chirurgia, e Rosa Rinaldi, fino all'età di dieci anni, studiò nella sua città natale, risultando uno dei primi della classe. “Il suo temperamento collerico, sanguigno, scrisse il cognato Gioacchino Vassetta in alcuni cenni biografici, “facealo spesso trascorrere ne' sentimenti e nella collera ad ogni offesa ed umiliazione, cui lo si assoggettava, e ciò massime quando la ragione e 'l buon dritto eran dal suo canto. Amatissimo quindi della picciola sua gloria e de' trionfi scolastici sui compagni classisti, ch'Egli tutti vinceva in quelle pruove di apprendimento, dispiacevasi moltissimo, e talune volte stizzivasi soverchiamente, lorché lo stesso
Precettore, per umiliare alquanto quella giovanile ambizione, negavagli alcune fiate le meritate ricombenze dovutegli, appunto per que' piccioli trionfi”. 
Sin da ragazzo il Nirico si appassionò alle armi e iniziata la carriera militare, da soldato semplice, arrivò ben presto al grado di capitano.
Dallo Stato de Servizj resi dal Nirico fino al 1821, sappiamo che partecipò alla Campagna in Calabria nel 1807, 1808, 1809 e 1812, alle Campagne d'Italia del 1814 e del 1815, all'assedio di Ancona nel 1814, mentre nel dicembre del 1820 "salvò Campobasso e l'intiero Contado di Molise dalla insurrezione de' Servi di pena rivoltati, e franati dal valore di questo Uffiziale". Il Nirico, salvò anche Teano dalla rivolta del 12mo di Linea. In quest'ultima missione, il militare vastese rimase gravemente ferito ma, non ancora pienamente guarito, tornò in prima linea a combattere (Ordine del giorno del Quartier Generale di Nola di Gaeta, 1' Divisione attiva dello Stato Maggiore, 26 febbraio 1821, firmato dal Tenente Generale d'Ambrosio).
Fornito d’ingegno meraviglioso e di larga dottrina”, scrisse Luigi Anelli nei Ricordi di Storia Vastese, “a più alti gradi sarebbe asceso se i suoi sentimenti liberali e l’amor di patria, che ardentemente nutriva, non gli avessero procurate le antipatie del governo borbonico”. Infatti, al comando di alcuni ufficiali, con un colpo di mano, voleva sorprendere Ferdinando I per costringerlo a mantenere la costituzione giurata del 1820. Scoperta la trama poco prima di entrare in azione, il Ministro Del Carretto, si recò da Gaetano Nirico, suo amico fraterno (per questo nel napoletano girarono alcune voci di tradimento da parte del nostro concittadino) e, offrendo una decorazione, cercò di strappare al vastese i nomi dei suoi complici. Sdegnato per la proposta, il Nirico gettò a terra la decorazione e per questo venne arrestato. Giudicato dalla Commissione Militare della Provincia di Terra di Lavoro, venne sentenziata la sua liberazione il giorno 19 maggio 1825.

Nel luglio dello stesso anno venne aggregato alla Gendarmeria Reale, il 3 agosto del 1828 passò sotto il Maresciallo di Campo Del Carretto, mentre il 30 giugno del 1829 venne inviato in uno dei Corpi della fanteria di Linea nel Reggimento Borbone.
"Nel corso del 1833", si legge ancora nel testo del Vassetta, "il Nirico incominciò novellamente a risentire gli effetti tristissimi della invidia de suoi malvisti occulti nemici, poiché in quell'anno sperimentò oltre persecuzioni ed altra prigionia per le calunniose imputazioni…".

Mente illuminata e grande esperto di scienze militari, il Nirico pubblicò diversi saggi di notevole spessore, che gli accrebbero la fama in Italia e all’estero. Tra i titoli manoscritti o stampati ricordiamo: “Sulla rivoluzione di Napoli nel 1820, vol.VI, Cause dei rovesciamenti degli eserciti napoletani in varie epoche, Esame alle Osservazioni sulle ritirate eccentriche e concentriche secondo il sistema ed i precetti di diversi autori militari (Palermo, 1836) e Considerazioni sopra alcuni giudizii di Montesquieu e del Maresciallo Puysegur intorno a Carlo XII e Leonida (Napoli, 1826).
Eccoci qui a dare un primo saggio dell’impegno di rivendicare i pregi di quell’immacolato Eroe”, scriveva Gaetano Nirico nella dedica alla valorosa armata di Svezia comandata dal suo Re Carlo XII, grande stratega militare, che agli inizi del 1700 si trovò ad affrontare l’attacco della Danimarca, della Sassonia e della Russia, “e mostrarlo impareggiabile nell’altezza dell’anima, ed a niumo secondo nella magnificenza dell’ingegno. La quale opera, che avremmo desiderato condegna all’egregio e lodato uomo, a te consacriamo, inclita e probissima Armata, erede della sua gloria, imitatrice del suo valore, fedele osservante di quella stupenda disciplina”.

Sul saggio del Nirico, l’abruzzese Raffaele d’Ortensio nel 1832, per la Tipografia Grandoniana di Chieti, pubblicò una Lettera Filologico – Critica, in segno di ringraziamento per un’opera di così alto spessore. “Stimatissimo Sig. Capitano”, si legge nella pubblicazione di oltre 60 pagine, “Venutomi a mano, non ha guari di tempo, un volume, che porta il titolo di Considerazioni intorno Carlo XII, e Leonida, eminente lavoro, da tutte parti perfetto, onde il grave vostro ingegno di questi ultimi tempi ha presentato la letteraria Repubblica; e confortato a farne lettura quinci dal subietto, ad ogni uomo, che alto intenda, carissimo”, e chiude “Fatene pertanto, se il mio pregare non è superbo, cortese dono di altre cose, chè al fermo in mulla vi potrà fallire la lena, al modo stesso che scrivendo quelle sublimi Considerazioni, le quali ben sento che dureranno lungamente dopo Voi, avete porto amplissimo testimonio alla Repubblica delle lettere di animo colto, e gentile, di bella e vigorosa eloquenza, di franca e libera filosofia. Di che a nome di tutti i buoni, che hanno uso, e intelletto di lettere, vi riferisco come che in rozzo stile, e con pensamenti comunali, e bassi, grazie infinite di così egregio, e profondo lavoro, al tempo che rendendovi nuovamente salute, vi prego a vivere consolato, e felice”. 

Di parere completamente opposto un tal R. L. (probabilmente Raffaele Liberatore) che su Il Progresso delle Scienze, delle Lettere e delle Arti, critica sia l’opera del Nirico che la Lettera del d’Ortensio. “In alcune sue Considerazioni intorno Carlo XII e Leonida”, scrive il critico, “aveva un nostro egregio ufiziale, il sig. Nirico, impreso a purgare quel Re dalle incolpazioni di che lo grava Montesquieu, ed a chiarirlo primo capitano del mondo. E tanto si fu di questo suo idolo invaghito, che volle porgli al piede anche l'immenso Napoleone, e per motivi che, se non il fino giudizio, onorano peraltro l'animo nobilissimo del critico, lo sentenziò dannato all'esecrazione di tutti i secoli. Or ecco da Cepagatti, terricciola dell'Abruzzo citeriore, sorgere difensore del guerriero e legislator vituperato un giovane prete; il quale con urbani modi e ragioni sodissime scrivendo allo stesso capitano reo dell'acerba sentenza, studiasi a persuaderlo che si disdica. E però, fuor questa cosa, loda a cielo ogni altra parte del libro, principalmente lo stile con che è scritto, severo, antico, castissimo. Il che gli fa strada a ragionare delle cose della lingua, e delle incessanti contese onde per essa travagliansi gl'Italiani”.

Alcuni documenti manoscritti sono conservati anche presso l’Archivio Storico "G.Rossetti", come una lettera datata 21 marzo 1837, scritta pochi mesi prima della morte da Palermo e indirizzata al cognato Gioacchino Vassetta, e Cenni Biografici del Dr. Fisico Francesco Paolo Nirico, una interessante e ragionata biografia del fratello maggiore.

Chiudiamo con l'iscrizione dettata nel 1841 dal medico e letterato Giacinto Barbarotta, contenuta nel primo volume delle Iscrizioni Italiane (1878):

AL VALOROSO DECORATO
GAETANO NIRICO
CAPITANO AIUTANTE MAGGIORE DEL REAL ESERCITO NAPOLETANO
ACUTO PENSATORE SCRITTORE ROBUSTO
ORATORE CALDO E DIGNITOSO
STORICO STRATEGICO POLITICO
NACQUE IN VASTO A DÌ XXVII MARZO MDCCXC
MORÌ DI COLERA MORBO IN MARINEO A DÌ XII LUGLIO MDCCCXXXVII
EBBE IN VITA ANIMA GRANDE E GENEROSA
PIANSE LA ITALIA VILIPESA
E FORTE DEL SENTIMENTO DI PURA ED INTEGRA COSCIENZA
VISSE ALL'ONORE SPREZZÒ LA INGIUSTA FORTUNA:
LA PATRIA PIANGENTE
AL CITTADINO VIRTUOSO
QUESTO TRIBUTO DI RICONOSCENZA
OFFERISCE
E SPESSO INVOCANDOLO DAL SEGGIO DE' GIUSTI
ALL'AFFETTUOSA MEMORIA LO RICHIAMA
DE' FIGLI SUOI SOLERTI.








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