di Lino Spadaccini
Il 12 luglio del 1837 moriva di colera a Marineo, in
Sicilia, il vastese Gaetano Nirico, capitano aiutante maggiore dei reali
eserciti napoletani.
Nato a Vasto il 26 marzo del 1790 da Cosimo, dottore in
medicina e chirurgia, e Rosa Rinaldi, fino all'età di dieci anni, studiò nella
sua città natale, risultando uno dei primi della classe. “Il suo temperamento collerico, sanguigno”, scrisse il cognato Gioacchino Vassetta in alcuni cenni
biografici, “facealo spesso trascorrere
ne' sentimenti e nella collera ad ogni offesa ed umiliazione, cui lo si
assoggettava, e ciò massime quando la ragione e 'l buon dritto eran dal suo
canto. Amatissimo quindi della picciola sua gloria e de' trionfi scolastici sui
compagni classisti, ch'Egli tutti vinceva in quelle pruove di apprendimento,
dispiacevasi moltissimo, e talune volte stizzivasi soverchiamente, lorché lo
stesso
Precettore, per umiliare alquanto quella giovanile ambizione, negavagli
alcune fiate le meritate ricombenze dovutegli, appunto per que' piccioli
trionfi”.
Sin da ragazzo il Nirico si appassionò alle armi e iniziata
la carriera militare, da soldato semplice, arrivò ben presto al grado di
capitano.
Dallo Stato de Servizj
resi dal Nirico fino al 1821, sappiamo che partecipò alla Campagna in Calabria
nel 1807, 1808, 1809 e 1812, alle Campagne d'Italia del 1814 e del 1815,
all'assedio di Ancona nel 1814, mentre nel dicembre del 1820 "salvò Campobasso e l'intiero Contado di
Molise dalla insurrezione de' Servi di pena rivoltati, e franati dal valore di
questo Uffiziale". Il Nirico, salvò anche Teano dalla rivolta del 12mo
di Linea. In quest'ultima missione, il militare vastese rimase gravemente
ferito ma, non ancora pienamente guarito, tornò in prima linea a combattere
(Ordine del giorno del Quartier Generale di Nola di Gaeta, 1' Divisione attiva
dello Stato Maggiore, 26 febbraio 1821, firmato dal Tenente Generale d'Ambrosio).
“Fornito d’ingegno
meraviglioso e di larga dottrina”, scrisse Luigi Anelli nei Ricordi di Storia Vastese, “a più alti gradi sarebbe asceso se i suoi
sentimenti liberali e l’amor di patria, che ardentemente nutriva, non gli
avessero procurate le antipatie del governo borbonico”. Infatti, al comando
di alcuni ufficiali, con un colpo di mano, voleva sorprendere Ferdinando I per
costringerlo a mantenere la costituzione giurata del 1820. Scoperta la trama
poco prima di entrare in azione, il Ministro Del Carretto, si recò da Gaetano
Nirico, suo amico fraterno (per questo nel napoletano girarono alcune voci di
tradimento da parte del nostro concittadino) e, offrendo una decorazione, cercò
di strappare al vastese i nomi dei suoi complici. Sdegnato per la proposta, il Nirico
gettò a terra la decorazione e per questo venne arrestato. Giudicato dalla
Commissione Militare della Provincia di Terra di Lavoro, venne sentenziata la
sua liberazione il giorno 19 maggio 1825.
Nel luglio dello stesso anno venne aggregato alla
Gendarmeria Reale, il 3 agosto del 1828 passò sotto il Maresciallo di Campo Del
Carretto, mentre il 30 giugno del 1829 venne inviato in uno dei Corpi della
fanteria di Linea nel Reggimento Borbone.
"Nel corso del
1833", si legge ancora nel testo del Vassetta, "il Nirico incominciò novellamente a
risentire gli effetti tristissimi della invidia de suoi malvisti occulti
nemici, poiché in quell'anno sperimentò oltre persecuzioni ed altra prigionia
per le calunniose imputazioni…".
Mente illuminata e grande esperto di scienze militari, il
Nirico pubblicò diversi saggi di notevole spessore, che gli accrebbero la fama
in Italia e all’estero. Tra i titoli manoscritti o stampati ricordiamo: “Sulla rivoluzione di Napoli nel 1820, vol.VI,
Cause dei rovesciamenti degli eserciti
napoletani in varie epoche, Esame
alle Osservazioni sulle ritirate eccentriche e concentriche secondo il sistema
ed i precetti di diversi autori militari (Palermo, 1836) e Considerazioni sopra alcuni giudizii di
Montesquieu e del Maresciallo Puysegur intorno a Carlo XII e Leonida
(Napoli, 1826).
“Eccoci qui a dare un
primo saggio dell’impegno di rivendicare i pregi di quell’immacolato Eroe”,
scriveva Gaetano Nirico nella dedica alla valorosa armata di Svezia comandata
dal suo Re Carlo XII, grande stratega militare, che agli inizi del 1700 si
trovò ad affrontare l’attacco della Danimarca, della Sassonia e della Russia, “e mostrarlo impareggiabile nell’altezza
dell’anima, ed a niumo secondo nella magnificenza dell’ingegno. La quale opera,
che avremmo desiderato condegna all’egregio e lodato uomo, a te consacriamo,
inclita e probissima Armata, erede della sua gloria, imitatrice del suo valore,
fedele osservante di quella stupenda disciplina”.
Sul saggio del Nirico, l’abruzzese Raffaele d’Ortensio nel
1832, per la Tipografia Grandoniana
di Chieti, pubblicò una Lettera
Filologico – Critica, in segno di ringraziamento per un’opera di così alto spessore.
“Stimatissimo Sig. Capitano”, si
legge nella pubblicazione di oltre 60 pagine, “Venutomi a mano, non ha guari di tempo, un volume, che porta il titolo
di Considerazioni intorno Carlo XII, e Leonida, eminente lavoro, da tutte parti
perfetto, onde il grave vostro ingegno di questi ultimi tempi ha presentato la
letteraria Repubblica; e confortato a farne lettura quinci dal subietto, ad
ogni uomo, che alto intenda, carissimo”, e chiude “Fatene pertanto, se il mio pregare non è superbo, cortese dono di altre
cose, chè al fermo in mulla vi potrà fallire la lena, al modo stesso che
scrivendo quelle sublimi Considerazioni, le quali ben sento che dureranno
lungamente dopo Voi, avete porto amplissimo testimonio alla Repubblica delle
lettere di animo colto, e gentile, di bella e vigorosa eloquenza, di franca e
libera filosofia. Di che a nome di tutti i buoni, che hanno uso, e intelletto
di lettere, vi riferisco come che in rozzo stile, e con pensamenti comunali, e
bassi, grazie infinite di così egregio, e profondo lavoro, al tempo che
rendendovi nuovamente salute, vi prego a vivere consolato, e felice”.
Di
parere completamente opposto un tal R. L. (probabilmente Raffaele Liberatore) che
su Il Progresso delle Scienze, delle
Lettere e delle Arti, critica sia l’opera del Nirico che la Lettera
del d’Ortensio. “In alcune sue Considerazioni intorno Carlo XII e Leonida”, scrive il
critico, “aveva un nostro egregio
ufiziale, il sig. Nirico, impreso a purgare quel Re dalle incolpazioni di che
lo grava Montesquieu, ed a chiarirlo primo capitano del mondo. E tanto si fu di
questo suo idolo invaghito, che volle porgli al piede anche l'immenso
Napoleone, e per motivi che, se non il fino giudizio, onorano peraltro l'animo
nobilissimo del critico, lo sentenziò dannato all'esecrazione di tutti i
secoli. Or ecco da Cepagatti, terricciola dell'Abruzzo citeriore, sorgere
difensore del guerriero e legislator vituperato un giovane prete; il quale con
urbani modi e ragioni sodissime scrivendo allo stesso capitano reo dell'acerba
sentenza, studiasi a persuaderlo che si disdica. E però, fuor questa cosa, loda
a cielo ogni altra parte del libro, principalmente lo stile con che è scritto,
severo, antico, castissimo. Il che gli fa strada a ragionare delle cose della
lingua, e delle incessanti contese onde per essa travagliansi gl'Italiani”.
Alcuni documenti manoscritti sono conservati anche presso
l’Archivio Storico "G.Rossetti", come una lettera datata 21 marzo
1837, scritta pochi mesi prima della morte da Palermo e indirizzata al cognato
Gioacchino Vassetta, e Cenni Biografici
del Dr. Fisico Francesco Paolo Nirico, una interessante e ragionata
biografia del fratello maggiore.
Chiudiamo con l'iscrizione dettata nel 1841 dal medico e
letterato Giacinto Barbarotta, contenuta nel primo volume delle Iscrizioni Italiane (1878):
AL VALOROSO DECORATO
GAETANO NIRICO
CAPITANO AIUTANTE MAGGIORE DEL REAL ESERCITO
NAPOLETANO
ACUTO PENSATORE SCRITTORE ROBUSTO
ORATORE CALDO E DIGNITOSO
STORICO STRATEGICO POLITICO
NACQUE IN VASTO A DÌ XXVII MARZO MDCCXC
MORÌ DI COLERA MORBO IN MARINEO A DÌ XII LUGLIO
MDCCCXXXVII
EBBE IN VITA ANIMA GRANDE E GENEROSA
PIANSE LA ITALIA VILIPESA
E FORTE DEL SENTIMENTO DI PURA ED INTEGRA COSCIENZA
VISSE ALL'ONORE SPREZZÒ LA INGIUSTA FORTUNA:
LA PATRIA PIANGENTE
AL CITTADINO VIRTUOSO
QUESTO TRIBUTO DI RICONOSCENZA
OFFERISCE
E SPESSO INVOCANDOLO DAL SEGGIO DE' GIUSTI
ALL'AFFETTUOSA MEMORIA LO RICHIAMA
DE' FIGLI SUOI SOLERTI.
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