Ernesto Cordella |
di GIUSEPPE CATANIA
Un irresistibile fascino per la carriera militare e per l'avventura, il profondo senso del dovere fino al sacrificio. Questa la figura del capitano Ernesto Cordella che, fino da giovanissimo venne attratto dalle armi, e dopo aver compiuto gli studi presso l'Accademia Militare di Torino, appena diciannovenne, venne licenziato con grado di sottotenente. Nacque a Vasto il 16 aprile 1964 da Federico, ingegnere e da Isabella Celano. Durante il colera scoppiato a Napoli nel 1884 fu volontario nella Croce Bianca e decorato con medaglia d'argento, quale benemerito della salute. Nella guerra d'Africa si recò in Eritrea e partecipò ai combattimenti
contro ras Sehat, a Masi-Maret e Adua e fu superstite della Brigata Albertone e fatto prigioniero, sottoposto a continue vessazioni, e, nonostante momenti drammatici, spinto da sentimenti umanitari si dedicò per lo sviluppo delle regioni sottosviluppate, costruendo strade e insegnando tecniche per la edificazione di case e per la coltivazione dei campi. Rientrato in Italia venne promosso al grado di capitano e decorato con medaglia d'argento al valore militare. Minato nel corpo per i gravi disagi e sacrifici sopportati in Africa superò anche questo impatto e nell'aprile 1903 partì con una spedizione belga per il Congo, conquistandosi la fiducia delle autorità, tanto da essere nominato (Comandante a Kosong e a Ponthieville. Par anni partecipò all'esplorazione del bacino del fiume Elela e Congo, nel lago Tanganika, fra tribù selvagge e, successivamente a capo di una spedizione composta di 200 uomini, alla esplorazione del lago Mokoto e le località Libutu e Waliksle. Nel novembre 1905 Ernesto Cordella appena giunto nel villaggio di N'Pema, a 1300 metri sul livello del mare, contrasse una grave malattia tropicale e il 17 novembre, a 41 anni, cessò di vivere. Per sue disposizioni testamentarie la salma venne trasportata a Ponthieville, poi a Genova, via mare, per essere trasportata in treno a Vasto, dove la bara in legno grezzo del Congo, dopo una solenne commemorazione, venne tumulata nel cimitero. La Municipalità di Vasto ha intitolato al Capitanto Ernesto Cordella il lungomare sul litorale, ed ha apposto una lapide nell'edificio a fianco della Chiesa dell'Addolorata. Ma di Ernesto Cordella abbiamo un appassionante spaccato di vita, nelle lettere indirizzate alla Madre Isabella pubblicate dal nipote, generale Tommaso.
GIUSEPPE CATANIA
1 commento:
Davvero non capisco da Vastese questa esaltazione di un personaggio come Cordella. Ne macchia a mio avviso inevitabilmente la reputazione la sua collaborazione con le forze di sicurezza dello "Stato Libero del Congo" (l'infame "Force Publique" ben nota per massacri, mutilazioni e stupri su vasta scala nell'area), in realtà un dominio personale di Leopoldo II del Belgio che lo governò con metodi disumani e criminali che suscitarono vasta eco già all'epoca (parliamo di più di 100 anni fa; Joseph Conrad descrive efficacemente il regime instaurato nell'area in "Cuore di tenebra"; ma ne parlarono in tono fortemente accusatorio anche Twain, Bertrand Russell e Arthur Conan Doyle). Le mansioni di Cordella non erano puramente esplorative, ma finalizzate allo stabilire le basi dello sfruttamento economico e sociale attuato in maniera disumana e senza alcun scrupolo dela popolazione locale, con l'intento di estrarre i maggiori benefici possibili in termini economici. Trovo errato fare una ricostruzione storica parziale basata sul concetto del white man's burden, paternalistica e riduttiva della gravità di un fenomeno storico e di un personaggio che se ne è reso corresponsabile in nome della gloria locale, laddove nel resto del mondo Paesi con un passato coloniale ben più rilevante e politicamente sensibile del nostro si discute senza problemi delle responsabilità storiche di Henry Stanley (per fare l'esempio di un personaggio assimilabile e paragonabile a Cordella).
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