martedì 21 luglio 2020

Alla (ri)scoperta di Vasto: Piazza Caprioli, Palazzo Benedetti, Catania/Lalli

UN CAPOLAVORO DI ARCHITETTURA URBANA NEL CUORE DELLA CITTA'
di GIUSEPPE CATANIA 

Proseguiamo nella illustrazione degli edifici storici di Vasto, autentici capolavori di architettura urbana, monumenti che testimoniano non solo lo splendore di un'epoca, ma anche il costume di vita e le vicende di taluni personaggi che hanno formato la storia cittadina.

Palazzo Benedetti, Catania/ Lalli, già Spataro, del XVII secolo circa
EPOCA
Nella pianta "a volo d'uccello" della Città del Vasto del 1793, la costruzione è chiaramente individuata. Più
marcatamente è localizzata nella pianta di Vasto del 1838 (v. Luigi Marchesani - Storia di Vasto). L'edificio appartiene a quel novero di palazzi signorili costruiti tra la seconda metà del 1600 ed il 1700, ed è situato nella parte storica della città frentano-romana (l’antica Histonium). Nel XVI secolo, quando già non aveva l'attuale configurazione urbanistico-edilizia, fu sede del Tribunale per breve periodo, fino al 1606.
"Nel 1644 vi abitava Francesco Agricoletti" (v. Luigi Marchesani - Storia di Vasto), insigne storico, geografo, matematico, letterato, marito di Virgilia Magnacervo, che lasciò agli Agostiniani quasi tutta la sua ricca biblioteca ad uso dei frati e dei vastesi, ingiungendo che si ottenesse la minaccia di scomunica contro chi avesse dissipato quei libri (Atto per Notar Ruggiero del 15 novembre 1673).
L'edificio, fino al 1797 (Atto per Notar Romualdo Laccetti del 20 aprile 1797) fu dimora dei Caprioli.

UBICAZIONE
L'edificio ha le sue facciate su piazza Virgilio Caprioli, su via Barbarotta, su via Buonconsiglio, su via Laccetti. (La via Barbarotta costituiva il "decumano" dell'impianto vario romano dell'antica Histonium, mentre via San Pietro, via Osidia, via Laccetti, erano i "cardini" che vi si attestavano. Il decumano parallelo era costituito da via Valerico Laccetti). Nel 1600, come rileva il Marchesani (op. citata) "la casa era in isola, fabbricata intorno sopra archi; in maniera che, nella parte di sotto, rassembrava loggia; ed in que' tempi credevasi fosse stato luogo pubblico aperto mai sempre per comodità de' negozianti".

IL PALAZZO
L'edificio apparteneva alla Contrada Piano del Forno o Del Forno Rosso o di San Nicola degli Schiavoni (v. Archivio Congregazione del Carmine).
Confinava, da una parte(la proprietà di Rino Benedetti che guarda piazza Caprioli), con Largo del Consiglio (questa denominazione deriva dalla sede della Casa del Consiglio ubicata nell'edificio ad angolo tra Piazza Caprioli e Via Bebbia, di proprietà Smargiassi), che era una volta la "Piazza del Pesce e della Carne"; poi con via Buonconsiglio, con via Laccetti, con via Barbarotta (anche la porzione di fabbricato di proprietà di Francesco Catania/Alba Lalli). La Via Bebbia era la strada dei "pizzicagnoli" o della verdura. La porzione dell'edificio confinante con via Laccetti, via Barbarotta, via Buonconsiglio (di proprietà Catania/Lalli) era nota come "sito di Convento delle Monache senza Clausura" appartenente alla Contrada del Lago, confinante con la Contrada del Forno, della Piazza e di San Pietro. La contrada del Lago era già nota nel 1442 (Atto per Notar Giovanni De Guglielmo di Federico del 2 giugno 1442) e prendeva denominazione dalla presenza di numerose sorgenti che alimentavano i pozzi. "Sono qui presenti i ruderi degli edilizi di Istonio"(v. Luigi Marchesani- Storia di Vasto, pag 194).
Nell'edificio a fronte opposto, era il trappeto sito sotto l'abitazione dei Tiberi, le cui fondamenta poggiavano sui ruderi di costruzione romana.

L'EDIFICIO
E' costruito in "cotto" il cui materiale ha trovato largo impiego fin dal tempo dei romani, per la realizzazione della muratura in mattoni a "faccia vista" per la copertura dei tetti ("coppi") e per la pavimentazione (quadroni in cotto o ceramica). L'elemento di connessione tra spazio interno e spazio esterno, originariamente avveniva mediante un antro centrale posto sotto il porticato e loggia, attraverso il quale era collocata una gradinata che immetteva al piano superiore.
La loggia successivamente venne chiusa per ricavarne tre locali a piano terra, destinati a botteghe, con accesso diretto sulla piazza mediante tre porte ad arco (ora riquadrate) sulla fronte di piazza Caprioli.
Sul marcapiano di questa facciata si aprono quattro finestre riquadrate con arcata decorata a cornice in rilievo a mattoni. Sulle facciate di via Barbarotta e di via Buonconsiglio, si aprono cinque locali con apertura ad arco a piano terra destinati a magazzini o botteghe ed otto finestre che ripetono gli stessi motivi stilistici.
Su via Laccetti una grande porta ad arco da accesso a due locali a piano terra che hanno luce rispettivamente da due finestre a media altezza riquadrate.
Su via Barbarotta, al piano terra un accesso antrale (il 2°) immette in un cortile interno che mena alle stanze del piano superiore (stanze che guardano piazza Caprioli e parte su via Buonconsiglio e via Barbarotta, alcune delle quali affrescate e pavimentate in ceramica, (di propr. Benedetti).
A fianco, un portoncino ad arco da accesso alla porzione di fabbricato di propr. Catania/Lalli.
Il complesso ripropone organicamente una successione stilistica dell'architettura compositiva dell'epoca, tipica, peraltro, nell'intero fabbricato. 



LE TRE ILLUSTRI FAMIGLIE CHE HANNO VISSUTO NELLO SPLENDIDO EDIFICIO

CAPRIOLI
Antichissima è la stirpe dei Caprioli vissuta a Vasto, di cui, peraltro, non si conosce l'originario ceppo, che risale alla fine del 1400.
Si ricorda il Giureconsulto Santinello Caprioli, al quale Gelso Barozzini, inviato dal Marchese D'Avalos, inviò in data 27 maggio 1519, una relazione sugli scavi archeologici di Larino.
Dalle memorie di Nicolo Alfonso Viti (manoscritti di memorie storiche di Vasto, fl.39), si apprende che Costantino Caprioli ebbe i natali a Vasto nel 1490. Da lui nacque, nel 1512, Tullio, padre del più noto ed illustre Virgilio, nato il 30 gennaio 1548. Studiò Virgilio Caprioli a Napoli e conseguì la laurea in "Utroque".
Dopo aver esercitato la professione forense a Roma si ritirò a Vasto. Erudito ed appassionato studioso, fu consigliere della Casa D'Avalos.
Si occupò di archeologia, storia e ricerche sulle antichità del territorio di Vasto.
Ricorda Luigi Marchesani (Storia di Vasto, pagg. 316/317): "In fatti era ne' suoi manoscritti la Iscrizione di T. Tibilio Primitivo, trovata in Torre Maggiore, il quale epitaffio letto dal Polidoro, da costui fu trasmesso al Muratori, come pure questi lo afferma nella classica raccolta delle Iscrizioni a pag 111, n. 8". Fu autore di numerose opere manoscritte, di storia, archeologia, critica, forense, letteratura: "De Istonii Antiquitatibus", "Theatrum Juris Civilis Universi" (stampato nel 1600), con annotazioni sulle istituzioni dell'Imperatore Giustiniano (pubblicati nel 1608 a Venezia e poi ancora nel 1613 e nel 1648).
Virgilio intendeva pubblicare personalmente le sue opere e quelle del figlio Costantino, anche egli dottissimo, laureato a Napoli ed avvocato a Vasto, autore del trattato: "Costantini Caprioli Histoniensis de Successione ab intestato. Commentarla. Quibus adiuncta est Praxis, cum Summariis et Indice Locuplentissimis. Theate, apud Isidorus Focini, 1596" (quest'opera venne fatta pubblicare dal padre dopo l'immatura scomparsa del figlio).
Virgilio Caprioli non abbandonò il proposito di impiantare a Vasto uno stabilimento tipografico per la pubblicazione delle opere manoscritte e nel 1598 (anno Notar Bartolinis del 19 novembre 1598) stipulò una convenzione con il tipografo Bernardino Coppetta per una tipografia a Vasto.
Si ha, infatti, notizia dell'esistenza di una tipografia, situata nell'abitazione del Caprioli a via del Buonconsiglio angolo Piazza Caprioli, a piano terra. Funzionò fino al 1648 "ma, o imperfetta o non durevole, un solo libro credesi da essa uscito" (v. Marchesani pag. 180).
Altro Caprioli, Costantino, sacerdote nel 1543 e Primicerio poi nel 1566 nella Chiesa di Santa Maria Maggiore di Vasto. Il medico Francesco Caprioli visse nel 1644; Emilia Caprioli (figlia di Virgilio e moglie del dottor fisico Giulio Cesare Magna- cervo), morta nel 1650.

MAGNACERVO
Alessandro Magnacervo, figlio del dott. fisico Giulio Cesare e di Emilia Caprioli, fu avvocato e poeta. Scrisse: "I Capricci Giovanili"- Rime del Signor Alessandro Magnacervo dedicate all'Eccell. Sig. D. Francesco Marino Caracciolo Principe d'Avellino- Napoli per Ettore Cicconio, 1652; "La Pigmeide d'Orlando Emaures Cagnas" -poema (La guerra delle Gru e dei Pigmei, tratta da Filostrato e Giovenale). Scrisse anche un "Sonetto" per la gita del Cardinale Castagnati a Pesare nel 1643, dove qui il Magnacervo compiva gli studi; un "Sonetto" in onore di Tommaso D'Avalos, vescovo di Lucera, qui morto nel 1643.
Virgilia Magnacervo, moglie di Francesco Agricoletti, è ricordata per le sue opere filantropiche: donò la sua ricca biblioteca al convento di S. Agostino (ora Cattedrale di San Giuseppe) e "due casette terragne" alle Monache del Monastero dell'Ordine Francescano col Titolo di Santa Chiara di Vasto (testamento scritto il 5 Novembre 1673 registrato dal Notaio Ruggiero il 15 successivo).

AGRICOLETTI
E' ricordato il dott. Francesco, emerito giurista ed esperto legale. Fu autore dei motivi a sostegno delle priorità di Santa Maria Maggiore di Vasto, nella vexata quaestio contro quelli opposti dalla parrocchia di San Pietro di Vasto, scritti nel 1669. Dedicò numerosi scritti a Diego e Francesco d'Avalos. Compose le operette "II sospetto punito", "II sogno Paraninfo" e "Il Rodriguez" da stamparsi,, come era nel proposito, dal tipografo Gio. Francesco Loredano a Venezia.

Giuseppe Catania

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