sabato 27 giugno 2015

TREMITI, TRA STORIA E MITO

Il "bue marino" che russa nella grotta, gli uccelli che piangono la morte di Diomede, l'incanto della natura.

di GIUSEPPE CATANIA
Dopo l'invasione di Capri, Ischia, Elba, Giglio, Ponza, le Isole Tremiti sono divenute ormai come l'ultimo paradiso per trascorrervi una vacanza perfetta e serena.
Le origini dei primi abitanti delle Tremiti non sono ben definite. Fra la abbondanza di dati tradizionali, spesso immaginari o di documenti di dubbia attendibilità, è da preferire quello che attribuisce l'origine di questa terra a Diomede, Re di Etolia, il quale, tornando in patria dopo l'assedio di Troia, ed accortosi che la
moglie Egialeia lo tradiva, anziché meditare vendette, si esiliò volontariamente e, giunto nell'Italia Meridionale e nell'Adriatico, si impossessò delle Isole Tremiti che da lui presero il nome di Diomedae Insulae.

La leggenda narra che l'eroe greco vi fosse sepolto. Ma, se anche si volesse mettere in dubbio questa ipotesi, è chiaro che i Traci, convenuti con lui dall'Etolia, vi costruirono, in località adatte, capanne, che poi presero conformazione di case e che, col passare del tempo, divennero luoghi importanti, terre abitate. Il gruppo delle Isole Tremi ti (superficie circa 3 Kmq.) è formato dalle isole di San Domino, la maggiore; dal- l'isola di San Nicola, dalla Caprara o Capperara, dal Cretaccio e da alcuni scogli. 

San Nicola, che in questi ultimi decenni si è attrezzata per ospitare i villeggianti, ha un piccolo molo al piede delle mura che scendono dall'Abbazia. I passeggeri dei traghetti che collegano le isole alla costa abruzzese e pugliese, vi prendono terra.

 Da qualche decennio le Isole Tremiti sono entrate a far parte del patrimonio turistico italiano ed estero, ospitando gruppi di turisti e appassionati della caccia subacquea.
 La pesca, infatti, è l'attività importante ed unica fonte di guadagno dei 400 abitanti delle isole (o poco più), discendenti da un gruppo di deportati napoletani inviati a San Nicola nel 1843 da Ferdinando II, e conservano il dialetto partenopeo.

 L'Isola di San Domino è coperta da una magnifica pineta che scende e sale fra le rocce con le radici fino al mare, e da coltivazioni e vigneti. Una piccola spiaggetta che si stende alle spalle dell'approdo di San Domino, è formata di sabbia finissima e pulita, con fondale di acqua trasparente, recante una gamma di colori che vanno dal verde al turchino, a seconda dell'ora. Le coste, ripide e frastagliate, presentano erosioni e grotte assai pittoresche.

 La più bella è la grotta del "Bue Marino", sotto l'acqua, le cui pareti interne di rocce al tramonto si colorano di rosso fuoco. Il Bue Marino esiste. Vi giunge puntualmente a ottobre, accompagnato dalla moglie, per svernare. A volte ambedue russano così forte che, dicono gli abitanti, l'isola sembra tremare. In altra grotta, a primavera, negli anfratti più reconditi di roccia, fioriscono le viole.

 Vi è una sommità denominata "Rupe dei Gabbiani". Nelle notti di luna gli uccelli marini, le "Diomedee", stridono sinistramente, simili a lamenti umani. La leggenda vuole che queste bestie stregate, che non sono altro che i compagni dell'eroe omerico, così tramutate dalla Dea Athena che lo proteggeva; la notte ne piangono la morte, quasi a perpetuarne la memoria.

 Queste ed altre leggende fioriscono alle Isole Tremi ti, vere bellezze naturali, ove si svolge un turismo per gli amanti della natura, per avventurosi appassionati della pesca subacquea, non difficile né rischiosa, fra panorami splendidi, azzurri e verdi, dai fondali ricchi di dentici, cernie, polipi, aragoste giganti, razze. Vi sono boschi da esplorare, mare da percorrere in barca o a nuoto, rifugi più impensati e selvatici, veri nidi di felicità, in un piccolo mondo che sa esclusivamente di contemplazione della bellezza.

 Giuseppe Catania

foto dal sito www.tremiti.it

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