domenica 26 aprile 2015

LA STORIA DELLA MEDAGLIA D'ORO DEDICATA A GABRIELE ROSSETTI

Il 26 aprile del 1854 si spegneva a Londra il poeta e letterato vastese Gabriele Rossetti.

Vasto, la città natale del Tirteo d'Italia, commemorò il suo cittadino più illustre nella memorabile giornata del 12 settembre 1926, con l'inaugurazione del monumento realizzato dallo scultore Filippo Cifariello, su di un basamento in pietra lavorato dal marmista decoratore Pasquale Gravinese.
Ma già nel 1847, quando il poeta vastese era ancora in vita, una società di letterati decise la realizzazione di una medaglia dedicata al grande poeta e patriota italiano.
Il biennio 1846-1847 fu per Gabriele Rossetti particolarmente prolifico dal

punto di vista delle pubblicazioni, quanto difficile dal punto di vista fisico, a causa di una parziale cecità. Il poema polimetro Il Veggente in solitudine e Roma verso la metà del secolo decimonono, entrambi del 1846, e i componimenti intitolati Versi e i carmi dati alle stampe l'anno successivo sotto il titolo Cracovia, a coronamento di una vita spesa per la libertà e per la patria, gli valsero una pubblica sottoscrizione per la realizzazione di una medaglia.
L'idea nacque al letterato toscano Francesco Silvio Orlandini (1805-1865), il quale condivise con un altro letterato, Giambattista Niccolini, la diffidenza dinanzi alla fiducia nel ruolo di Pio IX ai fini della causa nazionale. "Poiché, appunto nel 1847, quando l'illusione comune era al suo colmo", scriveva Stanislao Bianciardi nel 1868, "egli promosse, e trovò altri i quali lo assecondarono, una società per far coniare una medaglia a Gabriele Rossetti, al più fiero avversario, come tutti sappiamo, dei Papi. E i conii ne furono infatti eseguiti dall'egregio incisore Cerbara di Roma, e furono scritte dal Niccolini le parole da incidere nel rovescio".
La Società de' Letterati Italiani, attraverso l'iniziativa promossa da Francesco Silvio Orlandini, Enrico Mayer e Giuseppe Bardi, infatti, aveva aperto una pubblica sottoscrizione, successivamente rilanciata attraverso L'Alba, giornale politico-letterario fondato a Firenze nel giugno del 1847. È l'amico Filippo Pistrucci (tra l'altro autore di un ritratto del Rossetti), a comunicare all'esule vastese l'iniziativa, attraverso una missiva spedita il 28 novembre del 1847, dove riporta il testo firmato dai tre letterati toscani, pubblicata sul giornale L'Alba del 18 novembre. "Circa un anno fa", si legge nell'articolo, "fu aperta una sottoscrizione all'oggetto di raccogliere i mezzi onde dar coniare una medaglia d'oro in onore di Gabriele Rossetti esule in Inghilterra fino dal 1821, il quale con rara fermezza ha sempre cercato e voluto col cuore, coll'ingegno, coll'operosità della vita giovare al bene d'Italia - e così persevera anco adesso che è divenuto cieco.
La medaglia incisa dal sig. Niccola Cerbara, sarà terminata per il 30 di questo mese. Ha il diametro di millimetri quarantasette. Da una parte ha il ritratto dell'uomo illustre a cui è consacrata, ed attorno il suo nome, e la data dell'anno corrente. Dall'altra parte è una iscrizione dettata appositamente da G. Battista Niccolini, e posta in mezzo ad una corona formata da due rami, uno d'alloro, l'altro di spino.
Di questa medaglia saranno coniate alcune copie in bronzo a seconda dei mezzi che potranno raccogliersi e, prelevate le spese, saranno vendute a profitto di un'opera italiana di nazionale beneficenza presso la Direzione dell'Alba.
Eseguite le copie, i conj colla medaglia d'oro saranno rimessi a Gabriele Rossetti da una Deputazione d'Italiani residenti in Londra.
Si è costituita una Commissione composta dagl'infrascritti per prevedere a quanto sia necessario relativamente a questa sottoscrizione.
Darà conto del proprio operato nell'Alba, presso la cui Direzione Amministrativa è aperta pure la sottoscrizione".
Questo le parole incise sulla medaglia:
A
GABRIELE ROSSETTI
DEGL'INVIDIOSI VERI
CHE DA DANTE
FINO AL MURATORI
SI GRIDARONO
PROPUGNATORE MAGNANIMO
LA ITALIA RICONOSCENTE
A MDCCCXXXXVII



"Forse appunto per questo parlare, sì forte e chiaro", spiegò il Bianciardi, "la medaglia non parve frutto di stagione". Nell'ottobre dello stesso anno indirizzò al Niccolini un appassionato sonetto nel quale si scagliò contro quegl'italiani che "lasciato solo il gran poeta civile si facevano abbindolare dalle nuove utopie di papi-re liberali e riformatori".
Per diversi anni la medaglia cadde nel dimenticatoio fino a quando nel 1871, Sebastiano Corradi, Consigliere di Prefettura a Livorno, fece da tramite per far acquistare il conio dal Municipio di Vasto.
A tal proposito venne intraprese la trattativa con l'onorevole Leopoldo Orlandini di Livorno, il quale con una nota del 1° maggio si mostrò propenso a cedere i conii in parola, al costo di mille lire, accennando anche ad una piccola riduzione dell'importo per favorire l'acquisto da parte della città natale dell'illustre poeta. "Ora che un grido fraterno di culto ai Martiri della libertà echeggia da un capo all'altro di questa Penisola", si legge nella delibera del 7 luglio 1871, "e che l'onorevole Deputato d'Ajala vuol rivendicare le ceneri del nostro Cittadino per venerarsi in questa terra rinnovellata di libertà, in riparazione dell'esilio che affrontò in vita quel Tirteo della Rivoluzione del 1820. Conviene che questa Città fortunata per avergli dato i natali, alzi pur essa la voce a benedire l'onorata memoria". Oltre ad autorizzare l'acquisto del conio, il Consiglio propose la formulazione di una petizione al Ministro della Pubblica Istruzione Ajala per la traslazione delle ceneri del Rossetti dal cimitero di Highgate a Londra alla chiesa di S. Croce a Firenze, come era stato fatto poco tempo prima per le ceneri del poeta Ugo Foscolo".
Della medaglia furono coniati cento esemplari, di cui novantasette arrivati a Vasto e tre trattenuti a Roma. Il conio, ritirato dalla Zecca di Roma, venne conservato nel Museo Archeologico di Vasto.
La medaglia servì soprattutto come mezzo di propaganda per sensibilizzare autorità e personaggi in un certo senso influenti, alla realizzazione del monumento, infatti se ne donarono alcuni al Re, ai Principi Reali ed a uomini illustri come i pittori vastesi Filippo e Giuseppe Palizzi. "Il Consiglio", si legge nella delibera del Consiglio Comunale del 9 ottobre 1880, presieduta dal Sindaco Francesco Ponza "considerato che questa Città, con apposita medaglia commemorativa, coniata dal Cerbara di Roma e decorata di speciale epigrafe del chiarissimo Giambattista Niccolini, eternava la memoria del più grande de' suoi figli Gabriele Rossetti, il Tirteo della libertà, il martire illustre, cui l'amore per la Patria fruttava i dolori dell'esilio. Considerato che il Comune fece battere un buon numero di esemplari di tale medaglia, nell'intendimento di offrirla in dono ai più eminenti personaggi che onorano il paese. Che in questa schiera nobilissima vanno meritatamente annoverati i fratelli Filippo e Giuseppe Palizzi, i quali, con la celebrità del loro pennello, sono giunti a formare una gloria non pure di questa loro Città natia, ma dell'arte stessa italiana. Che la immagine di quell'insigne Bardo Cittadino, incisa da man maestra, non può avere miglior ventura, che quella di essere presentato in omaggio ad artisti di tanta rinomanza; i quali apprezzeranno forse un tal dono più che tutte le onorificenze largite loro dall'Europa; scorgendovi l'amplesso eloquente che si scambiano le due gemelle nell'arte, la Poesia e la Pittura, ai nomi illustri del Poeta della Libertà e dei Capiscuola della Pittura Napolitana".

 Lino Spadaccini











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