Vasto,
la città natale del Tirteo d'Italia, commemorò il suo cittadino più illustre
nella memorabile giornata del 12 settembre 1926, con l'inaugurazione del
monumento realizzato dallo scultore Filippo Cifariello, su di un basamento in
pietra lavorato dal marmista decoratore Pasquale Gravinese.
Ma già nel 1847, quando il poeta vastese era
ancora in vita, una società di letterati decise la realizzazione di una
medaglia dedicata al grande poeta e patriota italiano.
Il biennio 1846-1847 fu per Gabriele Rossetti particolarmente prolifico dal
Il biennio 1846-1847 fu per Gabriele Rossetti particolarmente prolifico dal
punto di vista delle pubblicazioni, quanto difficile dal punto di vista fisico, a causa di una parziale cecità. Il poema polimetro Il Veggente in solitudine e Roma verso la metà del secolo decimonono, entrambi del 1846, e i componimenti intitolati Versi e i carmi dati alle stampe l'anno successivo sotto il titolo Cracovia, a coronamento di una vita spesa per la libertà e per la patria, gli valsero una pubblica sottoscrizione per la realizzazione di una medaglia.
L'idea
nacque al letterato toscano Francesco Silvio Orlandini (1805-1865), il quale
condivise con un altro letterato, Giambattista Niccolini, la diffidenza dinanzi
alla fiducia nel ruolo di Pio IX ai fini della causa nazionale. "Poiché, appunto nel 1847, quando l'illusione
comune era al suo colmo", scriveva Stanislao Bianciardi nel 1868,
"egli promosse, e trovò altri i
quali lo assecondarono, una società per far coniare una medaglia a Gabriele
Rossetti, al più fiero avversario, come tutti sappiamo, dei Papi. E i conii ne
furono infatti eseguiti dall'egregio incisore Cerbara di Roma, e furono scritte
dal Niccolini le parole da incidere nel rovescio".
La
Società de' Letterati Italiani, attraverso l'iniziativa promossa da Francesco
Silvio Orlandini, Enrico Mayer e Giuseppe Bardi, infatti, aveva aperto una
pubblica sottoscrizione, successivamente rilanciata attraverso L'Alba, giornale politico-letterario
fondato a Firenze nel giugno del 1847. È l'amico Filippo Pistrucci (tra l'altro
autore di un ritratto del Rossetti), a comunicare all'esule vastese
l'iniziativa, attraverso una missiva spedita il 28 novembre del 1847, dove
riporta il testo firmato dai tre letterati toscani, pubblicata sul giornale L'Alba del 18 novembre. "Circa un anno fa", si legge
nell'articolo, "fu aperta una
sottoscrizione all'oggetto di raccogliere i mezzi onde dar coniare una medaglia
d'oro in onore di Gabriele Rossetti esule in Inghilterra fino dal 1821, il
quale con rara fermezza ha sempre cercato e voluto col cuore, coll'ingegno,
coll'operosità della vita giovare al bene d'Italia - e così persevera anco
adesso che è divenuto cieco.
La medaglia incisa dal
sig. Niccola Cerbara, sarà terminata per il 30 di questo mese. Ha il diametro
di millimetri quarantasette. Da una parte ha il ritratto dell'uomo illustre a
cui è consacrata, ed attorno il suo nome, e la data dell'anno corrente.
Dall'altra parte è una iscrizione dettata appositamente da G. Battista
Niccolini, e posta in mezzo ad una corona formata da due rami, uno d'alloro,
l'altro di spino.
Di questa medaglia
saranno coniate alcune copie in bronzo a seconda dei mezzi che potranno
raccogliersi e, prelevate le spese, saranno vendute a profitto di un'opera
italiana di nazionale beneficenza presso la Direzione dell'Alba.
Eseguite le copie, i
conj colla medaglia d'oro saranno rimessi a Gabriele Rossetti da una
Deputazione d'Italiani residenti in Londra.
Si è costituita una
Commissione composta dagl'infrascritti per prevedere a quanto sia necessario
relativamente a questa sottoscrizione.
Darà conto del proprio
operato nell'Alba, presso la cui Direzione Amministrativa è aperta pure la
sottoscrizione".
Questo
le parole incise sulla medaglia:
A
GABRIELE ROSSETTI
DEGL'INVIDIOSI VERI
CHE DA DANTE
FINO AL MURATORI
SI GRIDARONO
PROPUGNATORE MAGNANIMO
LA ITALIA RICONOSCENTE
A MDCCCXXXXVII
"Forse appunto per questo parlare, sì forte e
chiaro", spiegò il Bianciardi, "la medaglia non parve frutto di stagione". Nell'ottobre dello
stesso anno indirizzò al Niccolini un appassionato sonetto nel quale si scagliò
contro quegl'italiani che "lasciato
solo il gran poeta civile si facevano abbindolare dalle nuove utopie di papi-re
liberali e riformatori".
Per
diversi anni la medaglia cadde nel dimenticatoio fino a quando nel 1871,
Sebastiano Corradi, Consigliere di Prefettura a Livorno, fece da tramite per
far acquistare il conio dal Municipio di Vasto.
A
tal proposito venne intraprese la trattativa con l'onorevole Leopoldo Orlandini
di Livorno, il quale con una nota del 1° maggio si mostrò propenso a cedere i
conii in parola, al costo di mille lire, accennando anche ad una piccola
riduzione dell'importo per favorire l'acquisto da parte della città natale
dell'illustre poeta. "Ora che un
grido fraterno di culto ai Martiri della libertà echeggia da un capo all'altro
di questa Penisola", si legge nella delibera del 7 luglio 1871, "e che l'onorevole Deputato d'Ajala vuol
rivendicare le ceneri del nostro Cittadino per venerarsi in questa terra
rinnovellata di libertà, in riparazione dell'esilio che affrontò in vita quel
Tirteo della Rivoluzione del 1820. Conviene che questa Città fortunata per
avergli dato i natali, alzi pur essa la voce a benedire l'onorata
memoria". Oltre ad autorizzare l'acquisto del conio, il Consiglio propose
la formulazione di una petizione al Ministro della Pubblica Istruzione Ajala
per la traslazione delle ceneri del Rossetti dal cimitero di Highgate a Londra
alla chiesa di S. Croce a Firenze, come era stato fatto poco tempo prima per le
ceneri del poeta Ugo Foscolo".
Della
medaglia furono coniati cento esemplari, di cui novantasette arrivati a Vasto e
tre trattenuti a Roma. Il conio, ritirato dalla Zecca di Roma, venne conservato
nel Museo Archeologico di Vasto.
La
medaglia servì soprattutto come mezzo di propaganda per sensibilizzare autorità
e personaggi in un certo senso influenti, alla realizzazione del monumento,
infatti se ne donarono alcuni al Re, ai Principi Reali ed a uomini illustri
come i pittori vastesi Filippo e Giuseppe Palizzi. "Il Consiglio", si legge nella delibera del Consiglio Comunale
del 9 ottobre 1880, presieduta dal Sindaco Francesco Ponza "considerato che questa Città, con apposita
medaglia commemorativa, coniata dal Cerbara di Roma e decorata di speciale
epigrafe del chiarissimo Giambattista Niccolini, eternava la memoria del più
grande de' suoi figli Gabriele Rossetti, il Tirteo della libertà, il martire
illustre, cui l'amore per la Patria fruttava i dolori dell'esilio. Considerato che
il Comune fece battere un buon numero di esemplari di tale medaglia,
nell'intendimento di offrirla in dono ai più eminenti personaggi che onorano il
paese. Che in questa schiera nobilissima vanno meritatamente annoverati i
fratelli Filippo e Giuseppe Palizzi, i quali, con la celebrità del loro
pennello, sono giunti a formare una gloria non pure di questa loro Città natia,
ma dell'arte stessa italiana. Che la immagine di quell'insigne Bardo Cittadino,
incisa da man maestra, non può avere miglior ventura, che quella di essere
presentato in omaggio ad artisti di tanta rinomanza; i quali apprezzeranno
forse un tal dono più che tutte le onorificenze largite loro dall'Europa;
scorgendovi l'amplesso eloquente che si scambiano le due gemelle nell'arte, la
Poesia e la Pittura, ai nomi illustri del Poeta della Libertà e dei Capiscuola
della Pittura Napolitana".
Lino Spadaccini
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