martedì 2 dicembre 2014

L'acquedotto delle Luci porta ancora tanta acqua, ma finisce sotto le case di via San Michele e via Tre Segni

Inizio via Tre Segni: fino a qualche decennio fa usciva
copiosa acqua da questo tubo, proveniente dalle Luci.
Oggi è così, completamente asciutto.
L'acquedotto romano delle Luci ha fornito acqua alla città fino all'arrivo dell'acquedotto del Sinello nel 1926. Ed ha cessato completamente la sua funzione con l'arrivo dell'acquedotto del Verde nel 1956, quando è stato ridotto a fontana - con copioso e potente getto d'acqua - ubicata all'inizio di via Tre Segni. Con il tempo però la portata d'acqua è sempre più diminuita, fino a scomparire.
Che fine ha fatto tutta quell'acqua? Non si sa. O meglio si sa una cosa importante che fino alla zona di S. Michele l'acquedotto è ancora "attivo" e porta la stessa quantità di acqua di una volta. Nel tratto successivo fino a via tre Segni probabilmente viene dispersa nel terreno.
L'informazione viene da un interessante studio scientifico presentato nel 2010 in un convegno ad Urbino da Davide Aquilano, Luigi di Totto e Marco Rapino.
http://www.italianostra.org/wp-content/uploads/Aquilano-D-Di-Totto-L-Rapino-M-Vasto-Acquedotto-delle-LUCI.pdf
"Nei giorni seguenti il 28 agosto 2007 l’opinione
pubblica vastese - afferma il prof. Aquilano - ha scoperto che il famoso acquedotto romano “delle Luci” non esiste soltanto nei libri di storia patria, ma anche nella realtà e, cosa ancora più stupefacente, che funziona ancora trasportando acqua in maniera copiosa. L’occasione è stata offerta dalla distruzione di uno dei putei dell’acquedotto durante lo sbancamento per la costruzione di una palazzina di civile abitazione".
"Si è potuto ufficialmente constatare - continua Aquilano - che l’acquedotto è ancora attivo per almeno 1,5 km - cioè dal caput aquae al pozzo distrutto (fine via S. Michele ndr) - e che quindi trasporta acqua in abbondanza, la cui dispersione non può non influire sul dissesto idrogeologico del costone orientale di Vasto, dato che proprio dal punto in cui il condotto arriva sul ciglio della scarpata, per poi costeggiarlo dirigendosi verso nord (verso piazza S. Chiara ndr), se ne perde ogni conoscenza diretta, che potrebbe essere comunque soddisfatta esplorando gli ultimi due, forse tre, putei ancora esistenti nella villa comunale di Vasto, poco prima di giungere nelle Cisterne Romane".
Il tubo della fontana delle Luci esiste ancora.
(dove è parcheggiato il camioncino)
 ma è completamentoe asciutto.
Questa è una notizia di estremo interesse perchè se in zona San Michele la condotta "trasporta acqua in abbondanza" e alla fontana di via Tre Segni non giunge nulla, vuol dire che l'acqua su disperde nel terreno in questo tragitto, creando probabilmente problemi di dissesto. Sulla base di queste informazioni certe, si possono prendere importanti decisioni sul da farsi, trovando opportuni finanziamenti tramite la protezione civile o la Regione Abruzzo. Per esempio per un'ispezione nell'ultimo tratto di acquedotto romano delle Luci o per deviare l'acqua che è presente in uno dei putei esplorati in zona S. Michele, canalizzandola a valle.
Il caso è grave, ma spetta ai tecnici trovare le migliori soluzioni.  
Nicola D'Adamo

1 commento:

Davide Aquilano ha detto...

Sono ben lieto che qualcuno si ricordi dell'acquedotto delle Luci, perlomeno in quanto reale pericolo per l'assetto idrogeolico del costone orientale di Vasto.
Quello che è stato scritto nel saggio firmato da me, Luigi Di Totto e Marco Rapino - e che la redazione ha correttamente ed utilmente linkato - è stato poi ampliato con un lavoro analitico di censimento e rilievo dei pozzi, consegnato alla Soprintendenza, che avrebbe dovuto concordare col Comune le azioni di tutela. Il che - ma forse non sono ben informato - dal settembre 2011 non è stato ancora fatto.
La realtà del sottosuolo lungo il costone è di gran lunga più preoccupante di quella descritta nel saggio e nello studio tecnico, ma siamo alle solite: fino a quando non "ci scapperà il morto", fino a quando non si attiverà un ampio fronte di frana, tutti faranno finta di niente, perché allo stato attuale non c'è nessuna bella torta da spartire. Quando ci sarà il disastro, tutti piangeranno "il morto", il politico di turno chiederà milioni di euro per fra fronte al dissesto idrogeologico, lo Stato o l'UE (anche per il tramite della Regione) li concederanno e così la festa è pronta: non dimentichiamo il dialogo Anemone-Balducci quella fatidica notte del 6 aprile 2009, perché quello è lo specchio reale di quella pesudoimprenditoria italiana - incapace, corrotta e faccendiera - legata in solido alla macchina mangiasoldi dei partiti. Quanti ne stanno spendendo per il ripristino di qualche metro di costone in via Tre Segni, vicino alla moderna fontana essiccata delle Luci che si vede nella foto a corredo dell'articolo di Nicola D'Adamo?
Dopo i disastri i milioni di euro si trovano facilmente e pure velocemente, ma prima è impossibile persino recuperare qualche decina di migliaia di euro per uno studio analitico e scientifico, utile per la progettazione di lavori di salvaguardia del manufatto e del sottosuolo. Paradossalmente, poi, il Comune, unico proprietario dell'acquedotto, non collabora, ma intralcia, quando il Comune dovrebbe prendere l'iniziativa e cercare chi può essere utile come collaboratore. Aspettiamo? Se i Vastesi ritengono che non pensare ai problemi significa risolversi, continuiamo così. Certo, prima o poi qualcosa accadrà...