domenica 30 novembre 2014

TEMPO DI AVVENTO PER SCUOTERCI DAL TORPORE DELLA QUOTIDIANITÀ

commento al vangelo della domenica 
a cura di don Gianni Carozza

I Domenica di Avvento
(Mt 13,33-37)

30 NOVEMBRE 2014

TEMPO DI AVVENTO PER SCUOTERCI DAL TORPORE DELLA QUOTIDIANITÀ

In questa prima domenica di Avvento ci viene detto di vegliare, e la forza della Parola di Dio ci aiuta
a scuoterci dal torpore in cui la quotidianità e l’abitudine spesso ci portano, a renderci chiaramente consapevoli della nostra situazione di peccato; e in questa luce possiamo vedere la prima lettura dal profeta Isaia.
Sono i primi ebrei rientrati in Palestina dopo l’esilio in Babilonia, ed al Signore elevano l’accorata supplica perché affretti il suo ritorno a rincuorare e sostenere il suo popolo... “Se tu squarciassi i cieli e scendessi!...”gridano al Signore. Sono consapevoli del loro peccato, come noi dobbiamo esserlo del nostro... “Abbiamo peccato contro di te da lungo tempo... siamo stati ribelli... siamo avvizziti come foglie... le nostre iniquità ci hanno portato via come il vento...”.
Nasce anche per noi così la supplica al Signore perché si faccia a noi vicino... “Ritorna per amore dei tuoi servi…” nella certezza della sua risposta, perché Lui ci è Padre, e con questa parola “Padre” inizia e si conclude il brano del Profeta Isaia.
E la preghiera si è fatta realtà! I cieli si sono squarciati; il Padre ci ha mandato il suo Figlio, e “in Lui siamo stati arricchiti di tutti i doni, quelli della parola e quelli della conoscenza”, come ci ricorda San Paolo nella lettera ai Corinzi, per operare ciò che egli stesso ci chiede di fare.
È per grazia sua che noi possiamo restare “saldi sino alla fine, irreprensibili nel giorno del Signore Nostro Gesù Cristo” in quel vegliare operoso nelle sua attesa.
“Ma, in pratica, cosa significa vegliare? Forse pregare, rimanere sobri senza lasciarsi annebbiare dai piaceri o dalle ubriachezze? Comportarsi onestamente? Tutto questo ed ancora di più: vegliare significa vivere ricordando che ci è stato affidato un compito da colui che riconosciamo nostro Signore, orientando a Lui tutta la nostra vita e desiderando solo la sua approvazione”.


 Gianni Carozza

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