MERITA UN POSTO DI RILIEVO, ANCHE SE FINORA E' IL MENO CONOSCIUTO
di Lino Spadaccini
Il 7 ottobre del 1804 nasceva a Vasto Filippo Molino, apprezzato pittore e illustratore del Poliorama pittoresco.
di Lino Spadaccini
Veduta di Vasto (1841) di Filippo Molino |
Il 7 ottobre del 1804 nasceva a Vasto Filippo Molino, apprezzato pittore e illustratore del Poliorama pittoresco.
Definito dall’ingegnere Filippo Laccetti “Uno dei più geniali artefici del nome
vastese”, il Molino, meno conosciuto di altri illustri pittori vastesi,
merita di diritto un posto di rilievo tra l’eletta schiera di artisti fioriti a
Napoli nella prima metà dell’Ottocento.
Cresciuto artisticamente nella città partenopea, dove
fioriva la Scuola di Posillipo con a capo Antonio
Pitloo, Giacinto Gigante, Gabriele Smargiassi e più tardi i fratelli Palizzi, già nel 1831, all’età di 27 anni, si distinse all’Esposizione di Belle Arti di Napoli, mentre ottenne la medaglia d’argento di prima classe alla stessa Esposizione del 1837.
Pitloo, Giacinto Gigante, Gabriele Smargiassi e più tardi i fratelli Palizzi, già nel 1831, all’età di 27 anni, si distinse all’Esposizione di Belle Arti di Napoli, mentre ottenne la medaglia d’argento di prima classe alla stessa Esposizione del 1837.
Per la grande mostra del maggio del 1843, tenutasi nel Real
Museo Borbonico, per l’opera “Un pozzo
nella Abbadia di Montecassino”, ricevette questo commento: “Le figure di questo quadretto dovrebbero
esser migliori, ma tutta l’architettura è assai ben disegnata, ed è dipinta con
gusto”.
Particolarmente versato nella copia dei quadri antichi, in
particolar modo quelli manieristici, il Molino si specializzò come disegnatore
e incisore. Illustrò per diversi anni la Medicina
pittoresca, stampata dal vastese Filoteo d’Ippolito, l’Emporio, l’Omnibus pittoresco
e soprattutto il Poliorama pittoresco. Per questo illustre
periodico incise semestralmente i frontespizi dei volumi, ma realizzò anche
molti disegni a corredo di articoli di illustri letterati del tempo,
dimostrando una grande finezza ed una elevata padronanza della tecnica.
Tra i tanti disegni realizzati, per brevità ne citiamo solo
alcuni come l’Armatura di Francesco I,
conservato presso il Museo di artiglieria a Parigi, la curiosa locomotiva a
vapore delle ferrovie napoletane, la struggente scena de La suicida del Gargano, oppure Il
ferito di Roveredo, i ritratti di Gioacchino Rossini, Lorenzo Fazzini,
Giovanna II Regina di Napoli, la Flora di Leonardo da Vinci e Maometto II, gli
abiti tradizionali delle contadine di Sora, i costumi di Pontecorvo o quelle
delle donne di Procida, oppure i bei paesaggi o vedute di interni come la Tomba di Lord Byron, Il cenotafio del Cav. G. Marini, la Madonna di Canneto sul fiume Melfa, l’Anfiteatro dell’antica Cassino, l’Antica chiesa di Aquino, la Veduta della Città di Sangermano e di
Monte-Cassino, e la splendida Cascata
de’ fiumi Liri e Fibreno nell’Isola di Sora.
Non molti i quadri conosciuti: di certo si ricorda una bella
veduta di Vasto, conservata presso la famiglia Palmieri, da cui è stata
riprodotta la vedutina utilizzata da Luigi Marchesani per la sua Storia di Vasto, e ripresa anche per il Poliorama pittoresco.
Grazie alle ricerche svolte dall’ingegnere Filippo Laccetti,
autore di un lungo articolo in omaggio al pittore vastese, siamo a conoscenza
della presenza di altri quadri di rilievo. Da un documento per l’ammobiliamento
dell’appartamento di S.A.R. il Duca di Calabria nella Reggia di Napoli, viene
citata una tela di notevoli dimensioni (350x240), intitolata Costumi calabresi. Dalle carte la tela
risultava appesa nell’appartamento del Duca, di fronte ad una tela di Filippo
Palizzi, e vicino ad altre due tele di un altro grande vastese, Gabriele
Smargiassi.
“Utile cosa”,
scriveva il Laccetti nel 1907 sulle pagine dell’Istonio, “sarebbe intanto
riunire gli originali di tutte le composizioni da noi citate, ritirandole da
chi ancor ne abbia, ed in mancanza degli originali, raccogliere almeno la
collezione incisa dallo stesso Poliorama e rilegarla in album separato a
mostrare la fecondità ed il valore disegnativo di questo benemerito vastese e
non essere con lui più oltre dimentico… Ci auguriamo intanto che Vasto non sia
più oltre vedova del suo rappresentante nella pittura napoletana, Vasto che con
gloria sempre crescente qui fu rappresentata, e facciam anzi voti che i suoi
giovani figli sappiano accendersi e divampare al nobile ideale e riprendano
quelle tradizioni che non debbano spezzarsi, perché non sembri tramontata la
stella della Cittadina che dalla balza che prospetta le Diomedee si specchia
nel cilestro mare incantatore!”.
Noi, nel nostro piccolo, raccogliamo l’invito del Laccetti e
siamo qui a ricordare la figura di questo illustre vastese, prematuramente
scomparso all’età di 52 anni, che ha lasciato una traccia
indelebile nel panorama artistico vastese e non solo.
Lino Spadaccini
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