mercoledì 1 ottobre 2014

Del simulacro del Santo Michele, immagine e devozione senza tempo

Del simulacro del Santo Michele, immagine e devozione senza tempo
Talvolta, non certo la tradizione cade a pezzi, ma quei simulacri del sacro e del religioso, abbandonati al loro destino di oggetti (sia pure di devozione) o di cose (formate dalla mano dell’uomo, eppur per sé dei pezzi di legno, di pietra, o d’altra materia). Capita che vengano ripresi, riscoperti e riavvalorati per quel che erano o volevamo essere e dire agli uomi che li tenevano in casa, per quanto possibile in termini figurativi.
E’ il caso di questo San Michele in legno (dell’otto-primi-novecento, si può pensare), grande meno di un palmo di mano, di fattura chiaramente artigianale, tipica e caratterizzante nella nota iconografia meridionalistica, disarticolata alquanto e parzialmente ricostruita nei suoi elementi iconici, sommariamente  definito nei tratti somatici e nel cimieri o, piuttosto,  consunto dalle tante mani devozionalmente posatesi negli anni su di essa.
Colui o colei che questa statuina l’ha riscoperta e
pensato di prolungarne, con pulitura e aggiustamenti del caso, una funzione simbolica e quotidiana, ha chiesto ai restauratori che venisse immessa, per poi tenerla in casa ben a vista, in una sorta di tempietto edicola, sempre in legno, tinto noce.
L’ho trovata e riguardata a Via San Gaetanello di Vasto, stante la Festività in atto del Santo Michele nostro Arcangelo, in un noto emporio di oggetti, d’uso e d’arte, di un ...mondo senza tempo. Di ciò che è transeunte come tutto e tutti, che ha peraltro destino di restare, qualora significanti per sé, per quanto in essi di ciò che è stato s’individua idea e traccia, di quanti uomini e donne più non sono, ma di cui confortevolemente serve conservare, d’immagine e di sentimento, una buona memoria.

GFP

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