Interessante scoperta sulla costa vastese :una città sommersa a Trave? di Giuseppe Catania
Ogni tanto, durante l'estate di preferenza, i sub perlustrano le coste dì Vasto, riportando alla superficie qualche resto di colonna, un pezzo di capitello, un tegolone, pezzi di anfore. Segno evidente che, nel
tratto di costa vastese, che centinaia e centinaia di anni addietro era in posizione notevolmente elevata, esistevano edifici di pregevole fattura, risalenti ad epoca romana, se non addirittura, anteriore.
Non vi è dubbio che i periodici ritrovamenti di resti archeologici confermano come, non lontano dall'attuale Vasto, esistesse l'agglomerato urbano le cui origini risalgono alla romana Histonium. Peraltro, di tanto in tanto, restaurando qualche edificio, affiorano resti di mura "reticolate" (di cui la città è disseminata) mentre i riferimenti storici sono concordi nel ritenere che, non lungi dall'attuale Vasto, esistevano vere e proprie città, un tempo famose, quali, per esempio, Buca, non lungi di Punta Penna, ed Aspra, pure non discosta di molto, su cui venne edificata Pennaluce, tutte - sembra - sprofondate in mare da un improvviso cataclisma più di duemila anni fa.
Idubbiamente, da Punta Penna a Marina di Vasto, in epoche remote un piano di "faglia" provocò un profondo scoscendimento di tutto il tratto di costa.
Resti dell'antico porto di "Istonio" sono qua e là visibili nella località denominata "Meta", precisamente alla Punta di San Nicola. Se ne fa riferimento nelle cronache della Badia di Santo Stefano in Rivo Maris, (monaco Rolando) quando, ai primi del febbraio 1177, Papa Alessandro III, navigando da Siponto per
Venezia a trattare la pace con Federico Barbarossa, vi approdò a causa di una furiosa tempesta.
Si ha notizia di questo "approdo" dal De Benedictis, il quale riferisce che il "Porto" fosse stato distrutto per i regi ordini emessi dal 1649 al 1652, circa la demolizione dei porti che non si potessero custodire bene o fossero lontani dalla Città.
Cosa c'è sotto l mare in località "Trave"? È un interrogativo che da molti anni non ha trovato risposta.
Nell'agosto 1968, alcuni appassionati sub (Michele Benedetti e Bruno Smargiassi) riuscirono a completare una pianta di un fabbricato sommerso, le cui caratteristiche sono quelle proprie della costruzione romana. Infatti, i due sub, a seguito di numerose immersioni, hanno riportato sulla carta il perimetro di una villa, con visibili e netti muri esterni, i varchi per gli ingressi, i colonnati centrali del peristilio in stile dorico, che, nel giudizio allora espresso dal prof. Cianfrani, risalgono ad epoca imperiale.
Evidentemente si tratta di una serie di costruzioni, giacchè l'indagine sottomarina condotta allora dai due sub, rivela continuità di edifici lungo una direttrice che fa pensare ad una strada costellata di fabbriche.Una campagna condotta con dotazione di mezzi lungo tale costa potrebbe portarci a sensazionali scoperte.
Giuseppe Catania
da Vasto notizie 1990
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