SESTA PUNTATA
di LINO SPADACCINI
Non
c'è festa patronale che si rispetti senza le tradizionali luminarie, anche se
spesso, così come
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per i fuochi pirotecnici, sono al centro di polemiche in
quanto, secondo alcuni, sono inutili: se ne potrebbero fare tranquillamente a
meno, oppure in misura ridotta e destinare i fondi risparmiati al sociale, a
qualcosa di più utile e concreto per la città. Secondo altri le luminarie non
si toccano: guai se dovessero mancare, perché non sembra più una festa.
Nella
seconda metà dell'Ottocento, il nuovo sistema di luminarie creato dal cav.
Giacinto Ottino di Torino, varcò i confini regionali per espandersi presto in
tutta Italia. Le principali città si contesero quel nuovo impianto di
illuminazione, definito a ragione una vera e propria meraviglia, capace di
esaltare monumenti, piazze, viali e chiese. Dalla luce a gas si passò a quella
elettrica con il vantaggio di poter realizzare, grazie ad una buona dose di
fantasia ed all'estro creativo degli artigiani, delle vere e proprie opere
d'arte capaci di stupire, con giochi di luce ed effetti sempre diversi,
l'occhio dell'osservatore.
Verso
la fine dell'Ottocento, anche a Vasto arrivò il nuovo sistema d'illuminazione
all'acetilene, eseguita da F. Paolo Tritapepe di Lanciano. "Già si annunziano delle belle attrattive",
si leggeva sul settimanale Istonio
agli inizi del settembre 1895, "come:
una splendida illuminazione alla Ottino dal Carmine lungo la via Arcivescovado,
via Bebbia, strada Corsea, piazza Diomede ed alberata fin verso S. Michele…".
Dopo la festa, lo stesso periodico sottolineava: "…solo a titolo di cronaca, vogliamo notare, oltre allo insolito concorso
di forestieri - insolito perché di simili a Vasto non ricorda che quelli del
mezz'agosto - un risveglio, un brio schietto e chiassone nella stessa vita
cittadina, sempre uggiosamente pettegola e sempre freddamente monotona; i
pubblici passeggi animatissimi, massime a sera, quando cioè lo sfavillare delle
luminarie gareggiano con l'elegante sfoggio delle toilettes e con le armonie
musicali; la cuccagna, le corse, la tombola, i fuochi artificiali, ecc.".
Anche
negli anni a seguire, le luminarie, questa volta a luce elettrica, caratterizzarono le feste patronali. "La Piazza L.V. Pudente", si leggeva
ancora sulle colonne dell'Istonio
nell'ottobre del 1904, "Splendidamente
illuminata a luce elettrica per gentile concessione del Principe di Pescara e
Marchese del Vasto D. Giuseppe d'Avalos, presentava nelle sere dei suindicati giorni,
un aspetto grandioso, essendosi tutta la vita cittadina riversata nella piazza
suddetta; e la Piazza Cavour, diventata come per incanto una specie di Piazza
Guglielmo Pepe, presentava un bellissimo colpo d'occhio, specialmente per la
splendida illuminazione a sistema Ottino".
A
parte il programma religioso, attrazioni principali delle festività patronali
erano i concerti bandistici, le gare ippiche o ciclistiche e gl'immancabili
fuochi pirotecnici, accompagnati dalle splendide illuminazioni poste sulle
strade principali del centro cittadino. "La ditta Canella, con la sua artistica illuminazione", si
leggeva agli inizi di ottobre sulle pagine del periodico Histonium di Espedito Ferrara, "ha trasformato il Corso Nuova Italia in una galleria fiabesca di drappi
luminosi; a Piazza Rossetti una squisita merlettatura di luci versicolori
circondava il monumento di G. Rossetti, gli elementi architettonici dei
principali edifici del Corso e della torre di S. Maria acquistavano rilievo
dalle cordonate di lampadine; l'insieme delle luci disseminate con signorile
prodigalità davano l'illusione di un paesaggio orientale".
Proprio
in questi giorni i paratori stanno ultimando l'allestimento delle luminarie che
accompagneranno le passeggiate dei vastesi, principalmente lungo corso De Parma
e corso Nuova Italia, in via S. Maria e nei pressi della chiesa di S. Michele
Arcangelo.
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