di LINO SPADACCINI
Quest'anno il programma per la festa patronale dell'Arcangelo
Michele sembra aver accontentato tutti i gusti, grazie alla presenza di una
buona cantante, Alexia, che si esibirà sul palco di piazza Rossetti, delle bande
di Bracigliano e di Lecce e del comico di turno, sempre più in voga in questi
ultimi anni, Gasparetto (alias Sergio Viglianese), che intratterrà il pubblico
la sera di lunedì 29.
Domenica 28, lungo via Giulio Cesare e nelle zone limitrofe,
si svolgerà la Fiera di San Michele, con la presenza di numerose bancarelle
provenienti anche da fuori regione. In un certo senso una versione più moderna
delle fiere organizzate agli inizi del '900, anche se avevano tutt'altro sapore
e venivano affrontate con uno spirito diverso, più allegro e paesano, con allevatori
di Vasto e dintorni, che approfittavano dell'occasione per esporre e vendere il
proprio bestiame.
Ma possiamo affermare che tutta la festa patronale un tempo veniva
vissuta con uno spirito diverso, dove
l'attrazione principale non era il
cantante oppure il comico di turno, che oggi fa solo discutere sulla scelta più
o meno gradita, bensì le corse al galoppo e le corse di biciclette all'Aragona,
le proiezioni cinematografiche, le accademie di scherma, la cuccagna, i
donativi, i globi aerostatici, le bande musicali e gl'immancabili fuochi
pirotecnici, che venivano riproposti per due se non addirittura per tutti i tre
i giorni di festa.
La festa si apriva il giorno della vigilia di buon mattino
con lo sparo di mortaretti ed il suono delle campane a festa. Già dalle 7 del
mattino (alcuni anni addirittura dalle 6), due bande giravano per le strade del
centro storico, mentre dalla torre di S. Maria Maggiore veniva issato il
tricolore. Sopra la cella campanaria della stessa torre, veniva posta la scritta
a grandi lettere, che a sera si illuminavano: "DIO E PATRIA".
"La piana del
castello, cioè la piazza Cavour (allora non esistevano né piazza Rossetti né
corso Italia)", ricordava Francesco Paolo Cieri in un articolo
pubblicato su Vasto Domani, "era quasi tutta cosparsa di giostre
("li cavallicce"), di baracche e baracconi, di giocolieri, di
gelatai, di venditori di "lupèine", di "sciavunèlle (carrube),
di "ndrèiche" (nocelle infornate infilate), di "nucell'amiricane"
(arachidi), di castagne infornate, di gassose e birra ricoperte di neve dentro
"a li varlotte", di bancarelle ricolme di cianfrusaglie di ogni
specie e di "sunarille". I giovani dimostravano la loro bravura sulle
altalene a forma di barca, al tiro a segno con fucili ad aria compressa che
lanciavano proiettili "a fiucchètte". Naturalmente non poteva mancare
il tendone del circo equestre che dominava questa… caotica marea".
La cassa armonica, sulla quale si esibivano rinomate bande
musicali, veniva collocata in piazza L. V. Pudente, successivamente davanti la
Cattedrale di S. Giuseppe, dopo che venne spostata l'antica fontana a piazza
Barbacani.
Molto partecipata era la pesca di beneficenza allestita
all'interno di Palazzo d'Avalos, con tanti premi messi in palio, tra cui il più
ambito era il letto matrimoniale della ditta F. P. Desiati.
In molti ancora oggi ricordano il "cavalluccio di San
Michele", un puledro di pochi mesi che veniva messo in palio come primo
premio in una apposita lotteria.
Durante la tre giorni di festa non potevano mancare le gare
sportive presso la piana dell'Aragona. Molto seguite erano le gare ciclistiche
dilettantistiche, a cui partecipavano corridori forestieri e locali, tra i
quali si ricordano Michelino Santarelli, Giuseppe Troilo e Michele La
Palombara. Negli anni '50 le riunioni ciclistiche videro la partecipazione di
importanti assi della due ruote come Maspes, Sacchi, Messina, Pinarello,
Faggin, Rigoni, De Toma, Giuliani e tanti altri.
L'Aragona si affollava all'inverosimile soprattutto quando
si organizzavano le corse di cavalli "a lu steccàte". I cavalli
provenivano da diverse regioni, ma quelli della scuderia di Macerata erano i
più forti e preparati.
Nell'immediato dopo guerra cominciarono le edizioni della Rassegna
Ippica Frentana, organizzata dal Comune di Vasto, col concorso del Ministero
dell’Agricoltura e Foreste, e delle Province di Chieti e Campobasso. Il
montepremi totale era di 130.000 lire e le corse erano divise in tre categorie
principali, a loro volta divise in sezioni per un totale di 8 corse. Erano ammessi
alle corse solo gli animali allevati nelle Province di Chieti ed in quella di
Campobasso. Oltre ai premi in denaro erano messi a disposizione anche premi
costituiti in macchine agricole ed oggetti artistici di valore.
La festa del patrono si concludeva "a la piàne",
in piazza Cavour, intorno alla mezzanotte (nel 1925 anticipato alle ore 20
"per comodità della classe agricola
che abita nelle lontane campagne") con l'accensione delle artistiche
macchine pirotecniche, delle più rinomate ditte, tra le quali si ricordano
Saraceni di Fossacesia, Tommaso Lazzaro di Vasto, Vincenzo D'Angelo di
Paglieta, Silvino Masciarelli di Canosa Sannita, Cav. Ernesto D'Addario di
Carpineto Sinello, Ernesto Vaini di Guastameroli, Basilico Garibaldi di
Francavilla al Mare e Cav. Lanci di Guastameroli.
Lino Spadaccini
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