UNDICESIMA ED ULTIMA PUNTATA
di LINO SPADACCINI
Al via domani i
festeggiamenti in onore dell’Arcangelo Michele, con la Solenne Concelebrazione
Eucaristica presieduta da Mons. Bruno Forte, fissata come da tradizione alle
ore 11 presso la Chiesa di Santa Maria Maggiore.
Dopo aver parlato ieri su come si è arrivati alla
costruzione della chiesa in onore dell’Arcangelo Michele, oggi ci soffermeremo
sulle motivazioni che hanno spinto il popolo vastese ad acclamarlo patrono
principale della città.
Ogni qualvolta
una calamità colpiva o minacciava di colpire la nostra città, il popolo acclamava a gran voce la protezione dell’Arcangelo Michele. In particolare si ricordano due episodi. La prima avvenuta nel 1805 quando per l’esplosione di un nuovo vulcano nel vicino Matese, si sentirono ripetute scosse telluriche, che causarono ingenti danni in molti paesi limitrofi, ma non nella nostra città.
una calamità colpiva o minacciava di colpire la nostra città, il popolo acclamava a gran voce la protezione dell’Arcangelo Michele. In particolare si ricordano due episodi. La prima avvenuta nel 1805 quando per l’esplosione di un nuovo vulcano nel vicino Matese, si sentirono ripetute scosse telluriche, che causarono ingenti danni in molti paesi limitrofi, ma non nella nostra città.
Altra circostanza, ben più terribile della
prima, avvenne tra il marzo del 1817 ed il gennaio del 1818, quando una
terribile epidemia costò la vita ad oltre 2500 persone. Solo grazie al
prodigioso intervento dell’Arcangelo la malattia venne scacciata. Proprio in seguito a quest’ultimo evento, mentre la
popolazione era raccolta all’interno della chiesa di San Giuseppe, dov’era
esposta la statua dell’Arcangelo Michele alla venerazione dei fedeli, venne
pubblicamente richiesta la sua elezione a protettore principale della nostra
città. Soltanto dieci anni più tardi, nel settembre 1827,
all’interno del consiglio comunale, venne formulata la richiesta ufficiale da
inviare al Pontefice Leone XII, per l’ottenimento del patronato di San Michele.
“Noto esser
che fin dall’anno mille seicento settantacinque”, si legge nell’ intervento
pronunciato in consiglio comunale dal secondo eletto, Gennaro dei Baroni Muzj,
il 14 settembre 1827, “fu eretto sulla
gran pianura esteriore di questa nostra Città presso l’abitato, e propriamente
nel luogo più eminente in prospetto al Gargano il Tempio di figura ottagona
attualmente esistente, che gli antichi nostri Concittadini dedicarono
all’Arcangelo S. Michele da essi eletto per Protettor principale di questa
medesima nostra Città di Vasto, poiché tra le calamità memorabili di quel
tempo, avendo chiesto ed ottenuto il patrocinio speciale d’un tal Supremo
Gerarca vi erano prodigiosamente rimasti illesi il contagio desolatore della
peste, e preservati dal flagello minatore del Terremoto, giusta la loro
testimonianza espressa nella iscrizione, che vedesi scolpita nella lapide
affissa sulla porta dell’indicato Tempio al di fuori. Eglino vollero così
lasciarci con stabile monumento una perfetta memoria delle ottenute segnalate
grazie, della fervida pietà, che sentivano, e della piena fiducia che avevano
ben riposta nel potente braccio dell’invitto Capitano della Celeste Milizia,
onde fossero i Posteri tutti in continuazione primolati a seguire il loro dato
esempio, onorando sempre il gran Protettore, ed affidandosi a Lui. Ora è
veramente a Noi grato il rilevare, che da quell’epoca in qua’, essendo già
scorsi cinquantadue anni, siasi mantenuta in tutte le discendenze de’ Cittadini
Vastesi sempre viva la memoria dell’alleanza fatta con l’Arcangelo S. Michele…
rendendosi il più devoto incessante culto a questo Protettore principale, la di
cui elezione, sin dall’indicato tempo stabilita, è fatta in seguito più e più
volte dalla Popolazione di Vasto confermata nel domandarsi e riceversi le nuove
grazie del nostro già noto Taumaturgo: giacché nelle circostanze di ogni
qualunque bisogno si è sempre fatto a lui ricorso, si è trovato ognor pronto il
suo ajuto”. Il testo prosegue con l’elenco degli interventi prodigiosi
dell’Arcangelo Michele a protezione della nostra città.
Verso la fine del 1836
il colera il colera scoppiato nella vicina Rodi
minacciava il contagio anche nel territorio del Vasto: il popolo vastese, che
aveva ancora negli occhi le scene strazianti di quello che era accaduto solo
vent’anni prima, cominciò a pregare ed a premunirsi per evitare il male. Nel
dicembre successivo, il Sottintendente Coletti ordinò un triduo di ringraziamento
a S. Michele, affinché preservasse la città dal colera. In ricordo venne coniato un medaglione d’argento con
su inciso: La fedelissima città di Vasto
al glorioso protettore S. Michele Arcangelo, a’ 31 Dicembre 1836.
Passarono solo pochi
mesi e di nuovo il temibile cholera morbus si riaffacciò alle porte della
città. Agli inizi del luglio 1837 risultarono particolarmente colpiti gli
abitanti di Portocannone, nel vicino Molise. Il 13 luglio
venne riscontrato il primo caso di contagio. Per preservare la città
dall’epidemia venne portata in processione la statua dell’Arcangelo. «Buona quantità di popolo si recò a prendere
la statua dell’Arcangelo S. Michele a breve distanza dalla città ove è sita la
sua Cappella – si legge sul volume “Se il
Colera Morbus che ricorre epidemicamente in Europa sia una perniciosa”, del medico e letterato vastese Giacinto Barbarotta – La processione fu commovente; e i contadini, a piedi scalzi, tra le
lagrime le preghiere l’agitazione ec. Si defaticarono non poco; e nel ritorno
che fecero alle proprie case». La processione in realtà provocò ancor di più il diffondersi dell’epidemia,
così come nella successiva processione della statua di Sant’Antonio.
Fortunatamente la
malattia colpì solo di sfuggita le nostre terre. Anche questa volta i devoti
vastesi ringraziarono il loro protettore per averli preservati da un bilancio
più pesante. Venne effettuata anche una raccolta di fondi per restaurare la
chiesa e la statua del Santo: venne sostituita la spada in legno con altra
d’argento lavorata a Vasto, si pose sul simulacro un nuovo elmo d'argento fatto
arrivare da Napoli e un nuovo ricco mantello, mentre la chiesa venne
consolidata, ampliata e decorata nell’anno 1852, così come riportato
sull’iscrizione dettata dal canonico Giacomo Tommasi, posta sull’architrave della cantoria:
DIVO MICHAELI ARCHANGELO
AB HISTONIO 1837 MORBUM CHOLERAM
VIX EXORTUM PROFLIGANTI
SIMULACRUM
ARGENTEIS HONESTATUM INSIGNIBUS
AEDES SACRA
SUFFULTA AUCTA DECORATA 1852
(In onore di S. Michele Arcangelo, che
ha tenuto lontano da Vasto il colera del 1837 fin dal primo insorgere, la sua
statua è stata impreziosita delle insegne in argento e la sua chiesa è stata
consolidata, ampliata e decorata, nell’anno 1852).
In tempi di carestia o di epidemie, il popolo
vastese si votava ai Santi per ottenere la grazia dell’allontanamento delle
malattie e di altre calamità, o per la venuta della pioggia. Nell’inverno del
1849 la scarsa precipitazione di pioggia aveva reso il terreno molto arido
mettendo a serio rischio il buon fine dei vari raccolti. Le autorità cittadine,
ascoltando l’accorato appello degli agricoltori, organizzarono un triduo di
preghiera ed una processione per le vie della città. Ancora una volta, il Santo
protettore non mancò di ascoltare le preghiere dei vastesi. Il canonico
Florindo Muzj nel suo Diario, in data
9 maggio 1850 annotava: “Ritorno
processionale in S. Giuseppe, co’l clero, decurionato, e concorso di popolo,
del nostro Protettore S. Michele; e triduo incominciato questa sera al detto
Santo, onde ottenere presso Dio la grazia di una sufficiente pioggia alle
nostre inaridite campagne, i di cui seminati sono in procinto di seccarsi…
Miracolo! A mezz’ora incominciò la pioggia”. La perturbazione continuò il giorno successivo con una pioggetta benefica, e anche il 12 maggio
successivo con altra pioggia salutare.
Fino alla fine degli
anni ’70, la processione del Santo Patrono si svolgeva la mattina del giorno 30
settembre, al termine della S. Messa Solenne.
Se la processione è
sempre un momento di fede, raccoglimento e preghiera, nel settembre del 1924,
si è cercato di stupire i fedeli con degli effetti teatrali, definiti senza
mezzi termini dal periodico “Il Vastese
d’Oltre Oceano” un’offesa alla civiltà e irriverenza alla religione. Ma
leggiamo direttamente dalla cronaca del tempo quello che avvenne: «Quando la statua del santo arrivò al largo
Diomede, fu fatta sostare per un momento, perché potesse ricevere il saluto
dell’angelo. Sospesa ad una corda, tesa fra il balcone di casa Miscione e
quello del palazzo Palmieri, si vide allora una bambina, appena decenne,
vestita da angelo, tirata da funi, attraversare per tre volte lo spazio deal
balcone di casa Miscione al centro della piazza; la prima volta per suonare un
campanello, la seconda per incensare il santo col turibolo, la terza per
salutarlo con la bandiera: una inopportuna riesumazione dei misteri del medio
evo, che avrebbe fatto bene a non permettere, perché oggi suonano offesa alla civiltà,
irriverenza alla religione».
Oggi, come un tempo, la
processione vespertina è sempre molto partecipata grazie alla presenza delle
confraternite vastesi, delle associazioni civiche e religiose, delle autorità
civili e militari e di tantissima gente, che con fede e devozione accompagna la
statua dell’Arcangelo lungo il percorso di ritorno alla propria cappella.
2 commenti:
Servizio esaustivo, interessante sul versante della Storia vastese e su quella della stessa Storia dell' Europa: nei secoli passate quasi la metà delle chiese europee erano dedicate all'arcangelo Michele, così tanto diffuso era il suo culto nel passato.
Subito dopo il mio, a me piace il nome Michele: forse anche perché era il nome del mio trisavolo: Michele Mugoni.
f.mugoni
Un Complimenti a Lino Spadaccini, per l'esaustiva e articolata sua ricostruzione storica del San Michele del Vasto, è decisamente dovuto quanto meritato.
Dal punto di vista visivo, poi, con le immagini del Santo portate sino ai particolari, del busto e del viso in particolare, dà diversa e nuova valorizzazione ad una statua che, sarà per una non eccessiva statura, sarà per un 'paludamento' sin troppo ampio seppur tipico della iconografia sud-italia, sarà per un'articolazione statica e assai lontana dal noto SM dipinto dal Guido Reni, appare, soprattutto in processione, alquanto 'pupazzesca', assai poco imperante e trionfante sul Lucifero.
Immagini fruttuose, queste di Spadaccini, per rapportarci ad un Michele Angelo come un ...santo buono, domesticamente fra noi.
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