mercoledì 20 agosto 2014

Artes (Nicola Artese) anni ’80: Immagini per la memoria

Per una Mostra virtuale
Artes (Nicola Artese) anni ’80: Immagini per la memoria
C’era una volta la vita quotidiana e di paese…

Non è una favola, né un racconto della terra di quelli che non sono. La vita dei gesti ordinari, semplici ma utili, quotidiani ma proficui; la descrizione di un tempo di lavoro, per l’esistenza (sopravvivenza talora), in un posto anch’esso comune e raccolto, come tanti altri, fatto di case, di spazi aperti e luminosi, in cui l’uomo difficilmente si perde e piacevolmente si ritrova. Ci dicono di gesti ordinariamente reiterati, traccia visiva di un trascorrere delle ore, degli anni e delle stagioni. Documentano una quotidianità d’altri tempi, che forse, da qualche parte, è ancora viva e trascorrente, ma che, in pochi decenni appena, abbiamo come dimenticato e riposto nell’oblio di un cassetto, quando non mandata al macero, con tutti i perduti o dismessi significati, annessi e connessi.

C’era una volta la vita quotidiana e di paese…
Le sue figure (immagini d’arte specchiante, istintiva, apparentemente facile quanto efficace, priva della voglia di stupire l’inclita e il volgo) le ho ritrovate scartabellando voluminose cartelle di una produzione incessante, anch’essa quotidiana e prolifica, varia quanto mutante, di Artes (il Maestro d’arte Nicola Artese da San Salvo).

Immagini tracciate sveltamente con segno di china stemperato nell’acqueo cromatico di contorno, o semplicemente con la grafite di una matita, all’interno di campiture strutturate con insistiti segni di tessitura o macchie atmosferiche di fondo. Figure e ambienti, gesti, atmosfere, case e campi, mare e sole, erbe e fiori, luci e ombre: rese per evocare più che descrivere, appellandosi alla memoria di chi quel tempo l’ha vissuto o alla voglia favolistica delle nuove generazioni. Il tutto raffigurato con una scrittura-traccia di visività mnemonica: sorta di appunti per un’eventuale e altra narrazione, più ampia e completa, ma sufficentemente capaci di illustrare di per sè quel che s’intendeva raccontare. Le ‘carte’ sono lì, documenti sparsi fra altri e diversi, accantonate e in certo qual modo dimenticate dallo stesso autore, oggi impegnato in micro-collages cartaceo-materici, di fattura più complessa, contenutisticamente più raffinati, seppur talora non immediatamente decifrabili in termini di percezione visiva.

Valeva la pena, o per meglio dire il piacere del recensore di rispolverare e dare con esse nuova visibilità, almeno sul web, a un tempo e un luogo che, se non possono dirsi perduti, paiono non più o difficilmente fonte di significante ‘tracciatura’ artistica della terrestre vicenda umana.

C’era una volta la vita quotidiana e di paese, … e un artista (che c’è ancora, beninteso) che di essa ha voluto figurare e conservare, fra le tante sue carte ‘segnate’, nel caso un po’ neglette, pregevoli e poetiche immagini.
Per ricordare. Quel che tu non pensi, o che più non sai.
Giuseppe F. Pollutri ( www.scritturadarte.jimdo.com)





































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