martedì 3 giugno 2014

In Ceramica: Picasso (l’arte) & gli artigiani

In Ceramica: Picasso (l’arte) & gli artigiani

Mi giunge notizia che a Vasto, nel corrente mese di giugno, a cura del Club Unesco, verrà indetto un Convegno e una Mostra sulla Ceramica. Ne prendo atto con interesse, ma da operatore culturale e ceramista io stesso, mi viene da affermare, parafrasando un noto modo di dire: - Si fa presto a parlare di ceramica! O, per meglio dire, trattando di manufatti ceramici, di cosa parliamo? A quale aspetto dell’arte, e della attività umana, ci si rapporta e riferisce?
In questi giorni, a Sorrento, apre una Mostra dal titolo Picasso. Eclettismo di un genio”, nella quale, accanto a incisioni grafiche e oli, sono esposte un bel gruppo
di ceramiche del maestro dell’arte moderna. Opere (o manufatti) che mostrano come tale artista durante la sua vita ha utilizzato, indifferentemente quanto efficacemente, mezzi produttivi diversi per la sua creatività, volta a estrinsecare la voglia di dare immagine e magari forma alla sua visionarietà, fervida e sempre sorprendente. E’ questo il caso esemplare (la ceramica nelle mani du un artista autentico) in cui disquisire – semmai nel tempo d’oggi ci sia ancora modo e necessità di farlo – di arte ceramica come “arte applicata” e persino “minore” diviene di alcun senso. Se è vero che la produzione ceramica, sin dall’antichità e ancora oggi, ha il suo ‘luogo’ precipuo nel laboratorio e bottega artigianale, per usi suoi generalmente ‘domestici’ e denotata da praticità funzionale o d’arredo, e in cui il segno estetico è soprattutto quello decorativo, ciò non vuol dire che la si debba etichettare di per sè come un’attività umana e culturale di minor pregio e considerazione, o destinata semplicemente al diletto e per il tempo libero. Come a suo tempo ho annotato in operafictilia.com: La ceramica, diffusamente coltivata come hobby  nella civiltà moderna, a recupero di una manualità divenuta un mito - e per più tempo classificata come "arte minore" - è, o può essere, in realtà, un genere artistico di pari dignità (creativa) come la scultura, la pittura, l'architettura e tutti gli altri generi in cui si è esercitata la mano, ovviamente l'ingegno, dell'uomo. (...) Che la si voglia poi considerare un antico mestiere, un'attività artigianale (tutt'al più "artigianato artistico"),  oppure una manifestazione dell'opera dell'uomo classificabile fra le Belle Arti, dipende non dalla materia, non dalla funzione, ma,  semplicemente, quanto ovviamente, dalle specifiche qualità artistiche ed estetiche dell'opera”.
E dunque, duplice è l’osservazione da farsi, a mio avviso, a proposito della produzione ceramica o di manufatti fittili (terracotta). Il primo è che c’è e può esserci un uso artistico del manufatto ceramico (si veda Picasso, come a suo tempo e seppure per altro verso i Della Robbia), non solo volto a ‘significare’ (a dare immagine ad una idea o sentimento) più che a decorare - e in questi casi si presuppone  capacità d’artista netta e autentica. Del rest, anche nel nostro tempo delle mediatiche “performances” dette concettuali e/o delle “istallazioni” ‘montate’ per stupire “il volgo”, l’uomo continua a esercitarsi nella produzione di oggetti modellati con terre, colori e ossidi vari, per uso che va dal decorativo, all’illustrativo, all’utile. L’uno e l’altro caso vanno tenuti distinti e culturalmente affrontati separatamente.
La seconda sottolineatura concerne il recupero, o la conservazione, dell’idea-prassi che per fare arte (o pure ‘mestiere’) in qualsiasi attività umana, e non meno in quella artistica, sia non importante ma fondamentale avere capacità tecnica, saper padroneggiare materia e modo di utilizzo. Non a caso, sempre tornando a P. Picasso, questo artista portò avanti (tra il 1948 e il 1971, con un fervore creativo che pochi conoscono) la sua attività di ceramista, originale e fantasiosa, in collaborazione con un laboratorio ceramico di Vallauris, città artigiana del sud della Francia.
 Concludendo, direi di poter affermare (come ho iniziato): - Si fa presto a ‘chiamare’ qualcuno “Maestro” (d’arte), anche se privo di utile e necessario mestiere, fosse anche quello del ‘semplice’ artigiano ceramista, operatore in una disciplina nella quale, comunque, non ci si improvisa e non si produce nulla di ‘buono’ se privi di sapienza tecnica acquisita, oltre che di innata attitudine e fantasia. Vale a dire, per nulla inutilmente, che la produzione ceramica (d’arte o artigiana) può riguardarsi come spicciolo quanto efficace insegnamento (ammonimento in qualche caso) di comportamento e di vita fra gli uomini. Non solo nel campo dell’arte.

Giuseppe F. Pollutri  (http://scritturadarte.jimdo.com)
































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