Giulio Anelli nacque a Vasto il 10 febbraio 1905 da Luigi, giornalista, poeta e storico vastese, e da Emilia Sargiacomo.
Giovanissimo, forse spinto dalle notizie che giungevano dal fronte, durante il primo conflitto mondiale,
Anelli entrò volontario nella Regia Aeronautica. Dopo aver frequentato per 18 mesi il corso di aviazione nei campi di Lonato Pozzolo (VA) e di Cameri (NO), il 15 ottobre del 1925 conseguì il 1° brevetto di Pilota-Aviatore, compiendo da solo il raid Cameri – Campo di Mirafiori e viceversa, a bordo di un apparecchio Bleriot.
L’anno successivo, il 19 febbraio 1926, con il raid Lonate – Venaria Reale – Lonate – Ghedi – Lonate, di circa 400 km, conseguì il 2° brevetto di Pilota-Aviatore e la promozione a sergente, riportando in classifica per le qualità del pilotaggio la menzione "ottimo pilota da caccia", e per la qualità di avanzamento "buono con 3 punti su 3".
Nel 1927, col grado di sergente pilota, partecipò alle Gare di Specialità, ottenendo il Diploma di Medaglia d’Oro di 1° grado per essere risultato il primo classificato per la gara di Equipaggio da Caccia.
Giulio Anelli fu un pilota sicuramente promettente, grazie a qualità basilari che non gli mancarono di certo: coraggio, sangue freddo e ottima padronanza dell’aereo. Doti quest’ultime fondamentali, acquisite sicuramente durante la permanenza allo Stormo dei Cacciatori di Udine, nel gruppo dei piloti acrobati guidati dal Col. Rino Corso Fougier, in un certo senso l'antesignano delle attuali “Frecce Tricolori”.
Pioniere e iniziatore del volo collettivo in Italia, Fougier portò nell’aviazione un’idea innovativa, secondo alcuni rivoluzionaria, quale l’importanza dell’acrobazia come parte indispensabile dell’addestramento del pilota militare. Secondo Fougier, infatti, per conseguire la massima efficacia nell’impiego bellico dell’aeroplano, un pilota militare doveva innanzitutto acquisire sicurezza, padronanza, sensibilità e coordinazione in qualsiasi assetto di volo. Esattamente ciò che si ottiene attraverso il volo acrobatico.
Successivamente, il pilota vastese venne assegnato col grado di Ufficiale al Gruppo d’Assalto di Roma: una nuova specialità da battaglia a volo radente, formata da piloti arditi e di sicura esperienza. A pochi giorni dall’arrivo nel suo nuovo reparto, Giulio Anelli partecipò ad una esercitazione fra le aspre balze della Tolfa, presso Civitavecchia, in cooperazione con le truppe del R. Esercito, meritandosi anche gli elogi del Re, presente per l'occasione.
Il 22 settembre, durante un volo di pattuglia serrata sui Castelli romani, venne investito da un altro componente della pattuglia, che gli produsse con l’elica uno squarcio di oltre un metro all’ala destra. Nonostante il pesante danno e il conseguente squilibrio dell’aereo, col rischio di precipitare da una quota non molto elevata, tanto da non poter utilizzare il paracadute, il pilota vastese, grazie al sangue freddo e alla prontezza di riflessi, riuscì a portare a terra l’aereo. Per questa circostanza meritò la Medaglia di Bronzo al Valore Aeronautico, con la seguente motivazione: “Capo di una pattuglia in volo di esercitazione essendo stato, senza propria colpa, investito in volo da un altro velivolo che con l’elica gli tagliava tra l’uno e l’altro longherone quattro centine dell’ala, con serena condotta rinunciava a servirsi del paracadute e con manovra abile e prudente atterrava felicemente sull’aeroporto, salvando così l’incolumità del velivolo a prescindere dall’ala lesionata!”.
La cerimonia di premiazione, in grande pompa, venne organizzata il 29 marzo del 1932, in occasione dell’anniversario della fondazione dell’Arma aeronautica, presso l’Aeroporto del Littorio (Ciampino), preferito alla Caserma Cavour, in viale Giulio Cesare, troppo piccola a contenere la parata svolta alla presenza del Duce. In tutto vennero distribuite 85 medaglie al valore aeronautico e tra loro anche a Giulio Anelli, sottotenente in servizio permanente effettivo, pilota del 7° Gruppo autonomo d’assalto caccia, comandata dal Tenente Colonnello Amedeo Mecozzi.
Nel 1933, la grande parata militare venne organizzata in via dell’Impero. E ritroviamo nuovamente il pilota vastese sfilare tra i piloti decorati per i meriti di guerra.
In questo periodo, Anelli ebbe modo di distinguersi nelle battaglie sui cieli libici a bordo dei primi aerei di concezione totalmente italiana: i Fiat Cr. 30. La campagna libica rappresentò una delle pagine nere della storia italiana, con 26 mesi di duri scontri fino alla cattura e all’impiccagione del capo dei guerriglieri Omar-al-Mukhtar. Una guerra sicuramente dura, dove l’aviazione italiana, sempre in prima linea, ebbe una parte determinante: ricognizioni in zone desertiche, voli in condizioni atmosferiche avverse, attacchi a bassissima quota, sfide continua alle avversità del territorio e delle persone, atterraggi di fortuna sul territorio nemico e pronto intervento con voli rasenti al suolo per cercare di tenere il più lontano possibile i nemici.
Le mire espansionistiche italiane, portarono il tenente Giulio Anelli a combattere sui cieli abissini, per la seconda guerra italo-etiopica, iniziata il 3 ottobre 1935 e terminata dopo sette mese di aspri combattimenti, il 7 maggio 1936, con l’invasione totale del territorio etiope e con l’assunzione della corona imperiale da parte di Vittorio Emanuele III.
In seguito alle operazioni militari svolte in Africa Orientale, Giulio Anelli meritò la Medaglia d’Argento al valore militare. La cerimonia di consegna della medaglia avvenne il 1° giugno 1936, presso l’Aeroporto di Centocelle, alla presenza del Capo del Governo, Benito Mussolini, e della massime autorità militari.
10 giugno 1940: Mussolini, con un discorso dal balcone di palazzo Venezia a Roma, annunciò agli italiani la dichiarazione di guerra contro la Francia e l'Inghilterra. Le operazioni militari iniziarono immediatamente. Il 3° Stormo venne inviato al confine con la Francia per prendere parte agli attacchi nella zona meridionale.
Nominato capitano, Giulio Anelli passò al 3° Stormo, 18° gruppo, e venne messo al comando dell’85ͣ squadriglia a Villanova d’Albenga, per l’addestramento di giovani piloti, pronti ad intervenire contro gli obiettivi militari. “Approfitto di aver citato alcuni nomi di gregari”, scrisse il pilota Flaminio Pagani sul suo libro di ricordi Ali d’aquila: duelli aerei nei cieli d’Europa, 1936-1943, “per descrivere un episodio di bonario ammutinamento nei riguardi del nostro comandante Anelli, il quale era a suo modo un duro. Egli, guidato anche dai nostri consigli, sapeva portare la pattuglia abbastanza bene e gli assicurammo la massima collaborazione. Si doveva raggiungere un sempre più elevato livello d’addestramento. Mai però, osservava alcuna forma di riconoscimento per nessuno, anche se poi ho capito che questo non è sempre un difetto. Sfotteva e puniva con gran disinvoltura. Finì, così col nascere in noi una certa forma psicologica di reazione. Un giorno, decollammo per l’ennesima pattuglia acrobatica. Eseguite a puntino le due prime figure di looping e di tonneaux, al successivo looping spezzammo la formazione come fosse una “bomba” alla maniera della Pattuglia Acrobatica Nazionale. Lo facemmo una seconda volta e allora, da persona intelligente qual era, capì che la nostra non collaborazione era soltanto una protesta…aviatoria. Certo, se un fatto del genere si fosse registrato in un’altra Arma, probabilmente i “rivoltosi” sarebbero finiti in galera. Comunque, Anelli preferì portarsi da solo all’atterraggio e non lo vedemmo più in linea di volo per una settimana”.
Così raccontò il sergente ventunenne l’arrivo nella squadriglia comandata dal pilota vastese: “Mi presentai al comandante di squadriglia, capitano Giulio Anelli. In modo sbrigativo m’invitò a togliermi l'uniforme e indossare la tuta per una prova di volo. Salii su un Cr.32, messo in moto da uno specialista, allacciai le bretelle, agganciai il moschettone del paracadute e, prima di cominciare a rullare, mi attrassero le audaci e finissime evoluzioni che un pilota disegnava sul campo a bassissima quota. Seppi poi che si trattava dell’amico Vinicio Davini, in seguito mio compagno di Accademia. Le figure acrobatiche erano eseguite con grande eleganza. Ne ebbi un sottile senso d’invidia, che mi spronò all’emulazione. Rullai e al segnale di via libera mediante l’agitazione di una bandierina verde del sottufficiale di servizio, appollaiato in cima ad un traliccio alto una decina di metri, decollai”.
Il 15 giugno 1940, il quartier generale italiano ordinò al 150°, 18° e 23° gruppo di attaccare i campi d’aviazione francesi a Le Cannet des Maures, e Cuers Pierrefeu, vicino la base navale di Tolone, in Provenza, con lo scopo di distruggere le forze francesi sul campo.
“In cielo si inizia il carosello fantastico”, riportò il quotidiano nazionale La Stampa di Torino, “Le pattuglie fantomatiche dilaniano le nubi, piombano sul bersaglio e con tiri precisi colpiscono gli obbiettivi; la caccia francese è in cielo. Si avanza sulle nubi, rincorre, si affanna nel tentativo disperato di porsi in coda ai bombardieri italiani; i cumulinembi diventano ricettacoli di infinite solvezze. L’azione dei contraerei diviene intensissima ma non può condurre un’azione ordinata perché i bersagli saettanti cinematografici mobilissimi non si prestano certo a un aggiustamento pure rapido del tiro… Due caccia Morane riescono a porsi sulla scia di un nostro trimotore. Raffiche partono dalle mitragliatrici dei caccia e sfiorano la fusoliera possente. Il pilota italiano svolge dinanzi agli occhi certamente attoniti del pilota francese un rapido ma efficace spettacolo acrobatico”. Un racconto sicuramente affascinante, probabilmente ben diverso dalla realtà.
I 15 Fiat Cr.42s del 18° gruppo, decollarono da Villanova D’Albenga, subito dopo il 150° gruppo, per il pattugliamento lungo la direzione di Cuers Pierrefeu – Cannet des Maures – Hyères, quest’ultimo un campo d’aviazione a 13 km a est di Tolone. Guidati dal Maggiore Ferruccio Vosilla, la formazione era composta dal Capitano Anelli, comandante della 85ͣ Squadriglia, dal Tenente Giulio Cesare Giuntella e dal Tenente Maggiore Giuseppe Ruzzin, della medesima Squadriglia, più altri 11 elementi della 95ͣ e 83ͣ Squadriglia.
Ad un’altezza di 5500 metri sopra Beau Champ, vennero intercettati dai caccia nemici, apparsi improvvisamente da una nuvola: erano Morane 406. Tre aerei nemici vennero abbattuti, mentre altri quattro furono sicuramente colpiti, ma non fu possibile verificare l’effettivo danno inflitto. Durante il combattimento, due aerei della 83ͣ Squadriglia vennero abbattuti. Mentre il Capitano Giulio Anelli, con le armi inceppate e inseguito dai caccia nemici, fu costretto a fuggire e mettersi in salvo scomparendo tra le nuvole. Praticamente inerme, fu costretto ad un fortunoso atterraggio a Torniella, vicino Grosseto, danneggiando gravemente il suo aereo (MM4372).
Il 17 giugno 1940 venne emesso il Bollettino di guerra n. 5: “… Con sicuro successo sono stati effettuati numerosi bombardamenti contro le basi aeree francesi e le opere portuarie della Corsica, contro l’arsenale di Bermula (Malta) ed una vasta audace azione offensiva da parte di 70 velivoli da caccia sulle basi aeree di Cannet des Maures e di Cuert Pierrefeu, nella Francia meridionale. Quaranta velivoli avversari sono stati distrutti, una parte in violenti combattimenti, un’altra parte al suolo. Un grande deposito di munizioni saltava in aria e numerosi incendi si sviluppavano. Notevole la reazione avversaria. Cinque nostri velivoli non sono rientrati alla base…”.
Le battaglie oltre che sul campo venivano fatte anche attraverso la stampa e i bollettini: dai rapporti ufficiali del Gruppo Caccia III/6 francese emerge una realtà ben diversa, dove addirittura non risultano aerei abbattuti se non quelli italiani.
Sul fronte francese la guerra fu piuttosto breve. Già il 16 giugno i francesi richiesero a tedeschi e italiani le condizioni per porre fine alle ostilità. Il 22 giugno venne firmato l’armistizio con i tedeschi, mentre due giorni dopo il generale Huntzinger e il maresciallo Badoglio, firmarono l’armistizio italo-francese.
Per le operazioni sul fronte francese, Giulio Giovine ottenne la Medaglia di Bronzo al Valor Militare sul Campo.
Ma la guerra non finì qui: le operazioni si spostarono in Gran Bretagna, con il 18° Gruppo temporaneamente assegnato al 56° stormo, comandato dal Colonnello Umberto Chiesa, con base a Ursel in Belgio. Il Capitano Giulio Anelli si rese ancora protagonista in difficili incursioni aeree, per le quali meritò la Croce di Ferro Germanica di II Classe, per le operazioni del giugno 1940, e la Medaglia d’Argento al Valor Militare per le operazioni sui Cieli d’Inghilterra dell’Ottobre 1940 e in Africa Settentrionale nel gennaio 1941. Infatti, dopo le operazioni in terra britannica, dal gennaio del 1941, cominciarono ad arrivare i rinforzi nel Nord Africa. Il 18° Gruppo, comandato dal maggiore Ferruccio Vosilla, era presente con le sue tre Squadriglie: l’83ͣ comandata dal Capitano Edoardo Molinari, l’85ͣ comandata dal Capitano Giulio Anelli (solitamente il suo aereo era contrassegnato con il numero 5) e la 95ͣ comandata dal Capitano Gino Lodi.
Giulio Anelli conseguì varie Croci al Merito di Guerra, Medaglia d’argento militare aeronautica di lunga Navigazione aerea, Medaglia Ricordo della Campagna d’Africa, Medaglia Commemorativa per le operazioni militari in Africa Orientale Italiana, Medaglia di Benemerenza per i Volontari della guerra in A.O.I., Medaglia d’Oro Aeronautica per Venticinque anni di Navigazione e Cavalierato della Corona d’Italia.
Il 26 giugno 1941 venne promosso Maggiore, mentre due anni più tardi, passò alla Scuola Pilotaggio di Rimini.
A 45 anni si pose in pensione col grado di Colonnello Pilota, rinunciando alle successive promozioni.
Lino Spadaccini




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