venerdì 23 maggio 2014

TRENT'ANNI FA LA SCOMPARSA DI NICOLA DEL CASALE, UNO DEI GRANDI POETI DIALETTALI DEL '900

Nicola Del Casale (1926-1984)
Trent'anni fa, il 23 maggio del 1984, ci lasciava Nicola Del Casale, uno dei grandi poeti del Novecento vastese, degno erede della tradizione dialettale portata avanti da Luigi Anelli, Gaetano Murolo, Espedito Ferrara e Giuseppe Perrozzi.
Passione e amore per la propria città e per la bella parlatura paesana, sono le principali caratteristiche di Nicola Del Casale, poeta autentico, vero cultore della lingua uàštaréule, che ha cercato di coltivare e diffondere con l'intento di evitare che cadessero nel dimenticatoio quei suoni, quei toni singolari e caratteristici, unici e irripetibili, che il vero dialetto vastese sa dare.
Quarto di otto fratelli, Nicola Del Casale nasce a Vasto il 17 novembre del 1926.Sin da giovanissimo, si appassiona al teatro dialettale, forse favorevolmente impressionato dalle rappresentazioni teatrali di Luigi Anelli e di Espedito Ferrara, tanto da scrivere egli stesso, nel 1946, allora studente di ragioneria, la commedia in dialetto vastese Lu scarpare, rappresentata nell'Aula Magna dell'Istituto, trasformata per l'occasione in teatro.
Poeta in lingua e dialettale, Nicola Del Casale scrive testi per diverse canzoni abruzzesi di buon
successo. Ricordiamo Nasce l'amore, vincitore del 3° premio al 2° Concorso Regionale de La Panicella d'oro di Taranta Peligna, Madonna mé, perdone, nell'edizione successiva, musicata dal M° Domenico De Laurentiis (Madonna mé, pirdone!, / 'stu monne de piccate / che tanda tradizione / 'mpajes'hanne cagnate. / Racconde nonna meje, / gna dice mamm'e tate, / nghe tre quattre ducate / quanda felicità!), Nicole 'mpapucchiate, musicata ancora dal M° de Laurentiis vincitore della coppa offerta dall'E.P.T. di Teramo alla XI Settembrata Abruzzese svoltasi a Pescara nel 1968, ed ancora Nustalgie d'Abruzzese (Canzone dell'emigrante), incisa su disco dal coro di Roccascalegna e realizzata a cura della Casa musicale VER-DI Record di Ortona.
Lu Vuaste dumane, la sua prima raccolta di poesie, viene pubblicata nel 1970 nei Quaderni di poesia dialettale del Centro Studi Abruzzesi. "Egli essendo nato a Vasto", si legge nella prefazione di Giuseppe Perrozzi, amico nella vita e nella poesia, "dove il mare ed il sole trionfano sulle bellezze dei degradanti orti, non poteva non raccogliere la spontaneità e l'estro che esplodono senza eccessive finezze, ma efficacissimi nell'esternare ciò che in cor si sente. Il suo occhio che dal Muro delle Lame sin da bambino, spaziava sull'orizzonte adriatico, ha assorbito un giuoco di luci e di colori, di visioni incantate che hanno trovato eco nei suoi versi. Ecco la ragione per cui essendo egli innamorato della sua Vasto, la sogna in tutte le ore, la osserva in più diversi atteggiamenti, passeggiandone le strade e le piazze, bordeggiando con il suo battello della fantasia, le contrade di Punta Penna, Vignola, Casarza e concludendo, alle volte, con un accento di amarezza, se in tanto splendore della natura, gli uomini di questa terra diventano piccini, indolenti, accidiosi".
All'interno sono presenti vere perle liriche, come Lu Vuaste Dumane, la poesia che da il titolo alla raccolta, anticipata nella pubblicazione sulle colonne del periodico Vasto Domani, che racconta la Vasto di ieri, di oggi e di domani, con il pericolo che "Si tanda pinziri a la cocce 'n zi cagne, si ognune li mane s'allave e… si stà, sta terre d'ore, divente di stagne!". Si susseguono personaggi curiosi, luoghi incantanti della nostra terra, gustose scenette, ricordi dei tempi passati, spesso conditi di palese nostalgia perché "La vite passe a ogne vattenne de core a ogne sbattenne de cije. Passe lu tempe a ogne calate de sole, a ogne sunate d'Avé-Marje".
"È tempo sprecato", afferma l'autore in un'altra brillante poesia. "Tempe spricate! /A rravà la cocci'a ‘ll’asine / si sprech'acch’e sapone, / gna j'é cucciut'e senza sintimende. / Tempe spricate! / A rripulì lu porce, che fì tu / pi le purtà 'ccapezze gne nu cane, / a fà la nuvutà pi lu paese? / A lu prime pantane ci s'aritravodde / Pi fà unor’a la rrazze / Che nì j'é porce se nì j'é vrett'e zozze. / Tempe spricate! / A dà' cunzije o 'na bona parole / a 'na pirzone che 'n ti vò sindì, / ci s'arifonne temp'e fjate. / Ti sind’a risponde: tu che pu' capì / de quelle che ci vò p'ariggiustà lu monne! / Tempe spricate! / E' mej'a starse zitte. / A ccummatte nghe 'n’asina cucciute / o nghe nu porci'aripulite / si perde sole tempe. / E j'é tempe spricate!"
Il 1972 è l'anno di Frunne e frusce, con prefazione di Guido Giuliante. Tra le gustose macchiette verseggiate da Del Casale, troviamo Rocche Citrone che "le chiàmene sirpente e 'nté vilene / strùscele e mmagne a mezz'a la pulitìche", Zia Rosa, che ha una rivendita di vino alla marina, il pappagallo un po' troppo chiacchierone che infastidisce i clienti, oppure la gustosa satira del malato costretto alla dieta, ed ancora il vecchio pescatore che pensieroso guarda il mare fonte di vita e causa di morte.
L'anno successivo è la volta di Pinnuccia me', con la prefazione di Raffaello Biordi. Come preannuncia il titolo, questa volta Nicola Del Casale, oltre della sua Vasto, tesse le lodi dello strumento di cui si serve per trasformare in versi i propri sentimenti e le proprie osservazioni "de coma che stu monne vive / de gna la ggend'è ffatte e ssi cumporte". Ma il poeta fa un'avvertanza al lettore: "Tu che mmi ligge / de cchiù m'ha' da rilegge angore / si vvu' capì che ddice / la voce dendre de 'stu core". "Perché", come precisa Raffaello Biordi nella  prefazione, "Nicola Del Casale scrive proprio quel modo che il cuore detta entro e cioè quando le bellezze della natura lo affascinano; quando la memoria di amici scomparsi lo inteneriscono; quando il peso delle morte stagioni lo cruccia; quando la sconsacrazione di leggi etiche e morali lo indignano. Un poeta d'ispirazione sincera e del suo interiore mondo, delle sue emozioni, delle sue fantasie egli sa rendere partecipe il lettore perché schietto è l'accento del suo linguaggio, comunicativo il calore della sua umanità".
Nel 1975, per i tipi della Tipografia D'Adamo, pubblica Fari e Lanterne, e nel 1978 Pârle lu Vuâste, con una presentazione di Adelio Tilli. La raccolta di 118 sonetti è introdotta dalle ottave della lirica che da il titolo alla raccolta, che rappresenta un vero e proprio inno ai figli di Vasto che hanno onorato poeticamente la città e il suo dialetto, da Lucio Valerio Pudente a Gabriele Rossetti, da Romualdo Pantini a Francesco Romani, da Gaetano Murolo a Luigi Anelli, da Espedito Ferrara a Giuseppe Perrozzi. I 53 sonetti della prima parte, rappresentano dei quadri poetici dei luoghi cari, delle strade, delle fontane e delle contrade di Vasto, come Buonanotte, la Marina, Scaramuzza, il Trave, Concarella, Casarza, San Nicola, Vignola, la Lebba, Punta Penna, Punta d'Erce, Pagliarelli, l’Incoronata, le Croci, la piazza del Pesce, le torri di Santa Maria Maggiore, di San Pietro, di San Giuseppe e di Sant’Antonio e altri luoghi, mentre le restanti 65 sono più filosofeggianti e riflessive, come lo stesso Del Casale spiega, dove il "lettore attento deve ricercare se non quel pizzico di sagacia e di saggezza naturale sempre presente nei nostri padri che con il loro parlare di allora hanno saputo dare vita e consistenza a numerosi detti per l’alto valore umano e per quel sentenziare arguto e faceto e aperto su fatti e situazioni".
Inedita è rimasta Cummedia Nostre, un'opera poderosa formata da ben 10300 versi.
Così lo ricordava Giuseppe Catania in occasione del ventennale dalla morte, "Un poeta che seppe cantare, con la sua spontaneità di espressione popolana, la sua terra, la sua gente, le peculiarità umane. Ci resta così la sua opera fatta di versi immortali, che ora sono consacrati alla storia futura, alla poetica del nostro Abruzzo, Nicola Del Casale, così come ogni anima candida e conscia del suo essere, seppe benissimo interpretare il suo momento, tanto da non crearsi illusioni di celebrità".
Qualche anno fa il fratello Vittorio ha ideato e pubblicato sul web il sito "La parlata vastese", con lo scopo di raccogliere innanzitutto l'intera produzione del fratello Nicola, e poi di tentare di recuperare e preservare, per le generazioni future, il significato storico ed il senso culturale del nostro particolare dialetto, anche in chiave di ricerca della nostra identità uàštaréule. Purtroppo oggi il sito è oscurato, ma fino a poco tempo fa era possibile attingere alle diverse raccolte poetiche, oggi non facilmente reperibili a quanti vogliono accostarsi e approfondire la poesia di Nicola Del Casale.

Lino Spadaccini

Alcune poesie

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